Pensieri d’arte – Il grandioso espressionismo astratto di Jackson Pollock
Con Jackson Pollock il gesto di dipingere diventa più importante di ciò che viene dipinto. Questo è il fulcro dell’espressionismo astratto americano che con Jackson Pollock (e Mark Rothko) si emancipano dal cordone ombelicale con l’Europa e con lo stile figurativo del Vecchio Continente. L’incontro tra Jackson Pollock e Peggy Guggenheim è però il punto […]
Con Jackson Pollock il gesto di dipingere diventa più importante di ciò che viene dipinto. Questo è il fulcro dell’espressionismo astratto americano che con Jackson Pollock (e Mark Rothko) si emancipano dal cordone ombelicale con l’Europa e con lo stile figurativo del Vecchio Continente.
L’incontro tra Jackson Pollock e Peggy Guggenheim è però il punto di svolta della carriera del pittore. La mecenate conosce questo giovane artista già tormentato e alcolizzato, ma che porta in sé una forte carica espressiva e comunicativa. Peggy lo spinge a dipingere per lei e gli commissiona un enorme opera muraria, che diventa Mural 1943, lo spartiacque della sua arte e della consapevolezza della sua forza comunicativa. L’arte dunque diventa per Pollock liberazione del sé, anche grazie al suo aver iniziato ad andare in psicoterapia. Questo e la sua messa a contratto da parte di Guggenheim gli darà la forza per creare ciò per cui è diventato celebre.
L’arte di Pollock è infatti figlia di una serie di influenze che richiamano anche i nativi americani, la psicanalisi e la forza della musicalità figurativa dell’improvvisazione che nel jazz di quegli anni trova la sua massima espressione. Una storia magica e tormentata di uno degli artisti più importanti del Novecento.