Ramona Ponzini, curatrice d’arte contemporanea, ci racconta la giornata di presentazione della scultura “Momentum” di Fabio Roncato, donata da Centodieci al comune di Procida.
Arrivo al porto di Napoli la sera, dopo aver attraversato lo stivale. Salpo per l’Isola di Arturo nel buio di una notte punteggiata dalle mille luci cittadine. Scorgo il lungomare di Chiaia e penso: sciuff sciuff. È un barchino quello che trasporta il giovane protagonista di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, Fabio, nel golfo di Napoli e non una nave come quella su cui mi trovo, ma il suono off che accompagna la mia traversata è il medesimo… sciuff sciuff.
Una volta sull’isola salgo per stradine buie cercando di carpire il più possibile delle architetture e dell’urbanistica del luogo, ma la notte ammanta tutto di un frizzante mistero. Lascio i bagagli su un pavimento di maioliche e raggiungo Fabio Roncato – l’artista – e Gaspare Luigi Marcone – il curatore. Mi stanno attendendo a Marina Grande, affamati quanto me. Loro sono arrivati qualche giorno prima, per dialogare con Palazzo d’Avalos e installare al meglio la scultura.
Vino bianco, polpette di melanzane e pesce spada, profumi e sapori marittimi.
Mi lasciano con una promessa: l’isola ti stupirà.
L’indomani mi sveglio di buonora con tutto l’entusiasmo della scoperta: finalmente la luce del sole rivelerà le tue fattezze, Procida!
Dopo una passeggiata alla Corricella, seguo Fabio e Gaspare a Palazzo d’Avalos. Fabio sarà impegnato in un’intervista. Gaspare seguirà il tutto, curandone ogni aspetto. Nell’attesa di poter vedere la scultura, mi avventuro nei giardini esterni del palazzo godendo del clima mite. Palazzo d’Avalos ha incarnato nel tempo diverse identità: residenza prima, nel ‘500, scuola militare e carcere poi, fino alla sua chiusura nel 1988. Diviene patrimonio dello Stato nel 2013, quando il Comune lo acquisisce per restituirlo ai procidani e al grande pubblico.
La scultura si trova proprio lì, nella sala prospicente l’entrata, installata con cura a terra, sotto una finestra che guarda il mare. L’acqua ci circonda come circondava Roncato quando, immerso in un fiume fino ai fianchi, vi gettava cera liquida, cristallizzando un momento che è divenuto ora di tutti coloro che visiteranno l’Isola di Procida. Un’isola che è stata immortalata in letteratura dalla penna di Elsa Morante, nel cinema dalla camera di Massimo Troisi. Una piccola e meravigliosa isola che ha dato i natali a numerosi personaggi illustri, come Giovanni da Procida (XIII sec.), medico della Scuola Salernitana, diplomatico e politico; Antonio Scialoja (1817–1877), economista e accademico; Michele De Jorio (1738 – 1806), autore del primo codice marittimo della storia. E poi ha dato i natali a lei: Maria Rosaria Capobianchi, Professore Straordinario di Biologia Molecolare, Direttrice del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive allo Spallanzani di Roma. Durante l’emergenza sanitaria da Covid 19, la Dottoressa Capobianchi ha, nel marzo 2020, contribuito a isolare per la prima volta il virus.
Dividere il palco con lei, poterci confrontare sui tanti punti di tangenza tra arte e scienza, rendendo il dialogo fluido come solo i grandi sanno fare, è un’esperienza che porterò con me anche quando tornerò sulla terraferma. Incontri come questo arricchiscono e si fissano nella memoria, nella percezione qualitativa del tempo, che inesorabilmente e quantitativamente scorre. Scorre come l’acqua di un fiume che solo l’intuito e l’urgenza espressiva di un artista sono in grado di scolpire.
Sciuff sciuff… l’attimo è passato, ma il “momento” resta a Procida a beneficio dei cuori e degli occhi di tutti. La nave mi riporta a terra. Sciuff sciuff…