Mario Cucinella a Palermo con Centodieci: «Le città devono essere le rappresentazioni dei nostri desideri»
Il quarto appuntamento del 2018 di Centodieci a Palermo Capitale della Cultura vede Mario Cucinella – l’architetto della sostenibilità e del risparmio energetico, curatore del Padiglione Italiano della Biennale di Venezia – illustrare, nella suggestiva location dell’ex Chiesa San Mattia dei Crociferi, la sua esperienza di progettazione partecipata, empatica e sostenibile.
Nell’edificio a pianta ottagonale sormontato da una grande cupola, interviene, ad apertura dell’incontro, l’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano, sottolineando il forte nesso tra gli incontri proposti da Centodieci e Palermo Capitale della Cultura come “progetto di sistema” che aspira a “narrare l’identità del vivere insieme attraverso il recupero della dimensione umana, la capacità di accogliere e il dialogo delle culture”.
Segue la ricca narrazione di Mario Cucinella che, partendo da una serie di domande poste da Chiara Ventura, responsabile del progetto per Mediolanum, illustra l’esperienza dell’essere architetto oggi. Un mestiere difficile che vive tra l’idea immateriale, il pensiero creativo e la necessità di “trasformare il sogno” attraverso l’applicazione delle norme che danno forma alle architetture. “Bisogna che gli architetti siano più ascoltati nei processi di trasformazione” spiega Cucinella, illustrando la necessità di una progettazione partecipata che si basi sulla politica d’ascolto: le città devono essere le rappresentazioni dei nostri desideri ed espressione del nostro modo di rappresentarci.
Un esempio di non ascolto delle esigenze sociali è proprio la ricostruzione avvenuta in Sicilia dopo il terremoto del Belice del 1968, una progettazione condotta nel nome dell’arte e della bellezza che ha avuto il merito di seminare l’interesse per l’arte tra le tante persone coinvolte nel processo di ricostruzione accanto ad artisti come Consagra e Pomodoro, ma che nella sua incompiutezza non ha risposto alle reali necessità degli abitanti. Gibellina è stata teatro di un esperimento straordinario, potenziale ma mai portato a termine. Mario Cucinella sottolinea l’importanza della dimensione etica nell’architettura, altro tema a lui caro: “l’etica è molto legata alla consapevolezza che costruire è un atto di responsabilità, c’è una relazione forte tra lo spazio e le relazioni sociali che in esso vivono”.
Alla domanda come sarà Palermo tra vent’anni, Mario Cucinella sospira e dice quanto sia difficile parlare di una città che “sorprende per la sua complessità”. Una città che negli ultimi cinquant’anni ha costruito molto e anche pesantemente. Il passaggio più interessante sarebbe quello di trovare una dimensione più umana, come auspicava l’Assessore Cusumano, più attenzione al verde e una relazione più diretta col mare. La riqualificazione deve partire dal prendersi cura delle piccole cose per dare un contributo forte alla relazione tra cittadini e città. Se Palermo ritrovasse un rapporto più diretto con il mare e recuperasse un nuovo equilibrio con la natura tornerebbe ad essere una delle città più belle del Mediterraneo.
Dopo un lungo applauso interviene dal pubblico il Prof. Maurizio Carta, ordinario di urbanistica dell’Università di Architettura di Palermo, stimolando Cucinella a parlare anche della sua sensibilità pedagogica attraverso la SOS School of Sustainabilty che ha fondato proprio in nome della condivisione e per allargare il significato di educazione all’architettura. Mario Cucinella conclude l’incontro dichiarando il suo piacere di parlare agli studenti, di condividere con loro l’importanza della salvaguardia ambientale nella progettazione architettonica: la sostenibilità deve essere la parola chiave per la costruzione del futuro.