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Oscar Farinetti è un imprenditore italiano, fondatore della catena alimentare Eataly nata nel 2007, che rappresenta un caso imprenditoriale di successo tutto made in Italy, un esempio positivo di come sia possibile fare impresa oggi, in Italia. Farinetti è, prima ancora che un imprenditore, un grande innamorato dell’Italia, della sua cultura, della sua arte, della sua biodiversità. E forse, soprattutto, un sognatore. Il suo impegno è quello di trasferire il messaggio che il cibo e la cultura italiana possono portare al mondo, dimostrando di poter coniugare attività imprenditoriale, attenzione all’ambiente ed impegno. Il suo sguardo non si ferma al cibo ma accoglie l’arte come strumento di miglioramento umano. Così ha deciso di finanziare il restauro della più importante opera d’arte in Italia: “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. I suoi interventi sono un arricchimento a 360 gradi, uniscono la biodiversità dell’Italia, alla cultura, all’umanità e alla bellezza, celebrando la nostra terra come valore per l’umanità intera. Nell’ambito di una rassegna di incontro organizzati da Centodieci insieme al Comune di Matera, Città Capitale Europea della Cultura per il 2019, presso l’Auditorium Gervasio, Farinetti ha proposto un viaggio attraverso i sentimenti umani e la loro storia. L’obiettivo è ricordarsi del futuro, provare a immaginarlo, anticiparlo, renderlo concreto e attuale. Soprattutto per quel che riguarda l’Italia, perché Farinetti è perdutamente innamorato dell’Italia, della sua bellezza e delle sue imperfezioni. La prima cosa da fare per immaginare il futuro è, secondo Farinetti, accettare e saper gestire l’imperfezione, di cui troppo spesso sembriamo dimenticare la meraviglia: e invece, per andare incontro al futuro, le imperfezioni bisognerebbe saperle gestire, amarle persino. Accettare l’imperfezione ci consente di semplificare e individuare delle priorità. Un paese piccolissimo come l’Italia, che da solo costituisce appena il 0,20% della superficie del globo, detiene però il primato di contenere circa 55 siti patrimonio dell’Unesco, e oltre il 70% dell’arte antica.
In percentuale, la maggior parte della bellezza, naturale e antropica, nonché della biodiversità del pianeta è addensata in questo piccolo puntino di una carta geografica. Dunque, il caso italiano impone di invertire i termini consueti con cui ci si approccia alle grandi questioni, pensare globale e agire locale: bisogna, piuttosto, pensare locale e agire globale.
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Partire dalle meravigliose caratteristiche del nostro Paese, e trovare strategie per dar loro voce e portarle al resto del mondo. Ma questo esigerebbe una grande capacità di narrazione, di storytelling: dovremmo, secondo Farinetti, imparare a raccontare la bellezza dell’Italia. Troppo spesso i media, il dibattito pubblico sono intenti a raccontarne i divieti, le difficoltà: ma raccontare la bellezza del nostro Paese è una cosa che crea impegno, crea lavoro, innesca un circolo virtuoso di buone pratiche. Sposta il valore del rispetto dal senso del dovere a quello del piacere e induce, con consapevolezza, a scegliere di non arr
endersi. Ma soprattutto, per Farinetti, immaginare il futuro impone di restare giovani, in un Paese che sembra “invecchiare” a ritmo accelerato: per restare giovani, dice, bisognerebbe eliminare dal vocabolario la parola “io” e aggiunge che i vecchi li si riconosce perché parlano sempre di sé, perché sono rintanati dentro loro stessi. Il futuro invece ha bisogno di quella capacità di ascolto e della disponibilità all’accoglienza che contraddistinguono chi è giovane (anagraficamente e non). Essere giovani, infatti, significa soprattutto essere pronti al cambiamento, saper cambiare. E oggi dobbiamo saper cambiare, perché siamo nel centro di una trasformazione tecnologica che sta rivoluzionando la nostra vita e che dobbiamo imparare a controllare, a domare. Tutte le grandi invenzioni hanno, secondo Farinetti, questa caratteristica: inizialmente si ha l’impressione di non essere in grado di controllarle. Ma se si è disposti a cambiare, le cose prendono una direzione diversa. Farinetti è un sognatore, prima che un imprenditore: pennarello alla mano, traccia su un diagramma cartesiano le coordinate, gli snodi salienti della magnifica storia del nostro Paese, dai tempi di Traiano al Rinascimento, passando per le infinte contaminazioni, gli scambi, le straordinarie invenzioni che hanno consentito all’Italia di essere quello che è stata. E poi dal Rinascimento al Risorgimento, e da lì agli anni del cosiddetto miracolo economico. Fino a oggi. In fondo, dice, sono stati i sentimenti umani a creare tutta la bellezza dell’Italia e forse è proprio da questi sentimenti che bisognerebbe ripartire per immaginare il futuro del Paese. Fiducia, amore per la propria terra e, soprattutto, coraggio. E quando gli si chiede del futuro, Farinetti risponde citando a memoria delle parole, un invito rivolto ai propri nipotini immaginando che leggano queste parole fra trent’anni: “Ti auguro rimorsi, vogliono dire che hai sbagliato ma che te ne sei accorto. Ti auguro rimpianti, sono cose belle che ti sei dimenticato di fare, ma lo hai capito. Ti auguro paure, perché è dalla paura che nasce il coraggio. Ti auguro speranze, saranno la fonte essenziale del tuo entusiasmo. Infine, ti auguro leggerezza. La leggerezza saprà tenere insieme i rimorsi e i rimpianti del tuo passato con le paure e le speranze del tuo futuro. Ti auguro questi sentimenti, perché se riuscirai ad accoglierli nel tuo cuore avrai una luce. Gli altri la vedranno e correranno ad abbracciarti”.
di Carmelo Benvenuto
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