Vogliamo una svolta green per davvero?
Dobbiamo agire a vari livelli: tecnico, mercantile, culturale, poetico, empatico, spirituale. Non basta agire solo su alcuni di essi, è necessario un approccio multiforme.
Provo a spiegarmi meglio.
Innanzitutto dobbiamo agire a livello tecnico: non c’è evoluzione né progresso se riduciamo la nostra capacità logica, nel saper far di conto e soppesare ciò che è migliorativo.
Abbiamo quindi bisogno di competenze, tecnici, ingegneri, persone che siano in grado di migliorare l’efficienza delle cose e dei sistemi.
In secondo luogo dobbiamo agire a livello mercantile. Il libero mercato (ad oggi) pare essere la miglior risposta che le società umane si sono date per evolvere e migliorare le condizioni di vita. Di conseguenza occorre promuovere un modello di mercato, e intendo ovviamente imprese, commercio, lavoro, che contempla una finalità ulteriore al profitto. Su questo non mi dilungo più di tanto, abbiamo avuto un faro, Adriano Olivetti, e ora semplicemente dobbiamo studiarlo a fondo e applicare il suo modello. Sarebbe bello (e utile) vedere le università di business adottare tale riferimento per i propri insegnamenti, promuovendo l’idea di ‘imprenditore illuminato’ ed economia civile come modello vincente per il bene comune. Oltre a questo non si deve sottovalutare il ruolo che ciascun lavoratore può avere, attraverso l’impegno quotidiano, volto alla creazione di valore e all’impatto sul mondo; un tema che andrebbe promosso e insegnato nelle scuole di ogni ordine e grado.
Dobbiamo agire a livello culturale: senza cultura non c’è spessore e tutto resta in superficie, certamente funzionale ma privo di sostanza. Così come la monocoltura uccide la ricchezza alimentare e alla lunga la vita, la ‘monocultura’ uccide la ricchezza umana. Abbiamo quindi bisogno di una biodiversità culturale, in cui la diversità di vedute è valore. Necessitiamo di pensiero divergente, laterale, trasversale, in cui i nostri input neuronali si contaminano con l’altro e formano pensieri inediti. E poi dobbiamo conoscere il pensiero di chi è stato prima di noi, in questo modo scopriremmo che moltissimo di ciò che ci serve è già stato detto o pensato.
Dobbiamo agire a livello poetico. Perché la poesia, e con essa ogni forma di arte, musica, espressione, è ciò che ci riscalda l’anima, riempie di colore la grigia funzionalità. Abbiamo certamente bisogno di artisti, poeti, musicisti, spesso lasciati a ruoli marginali nella società. Ma soprattutto abbiamo bisogno di mettere poesia nella vita di tutti i giorni, nelle nostra azioni e attività. Cosa c’entra la poesia con il green? C’entra perché senza poesia stiamo replicando un modello aridamente funzionale che necessariamente tornerà ad avere conseguenze peggiorative sulle nostre vite.
Abbiamo bisogno di empatia. Perché senza di essa non riusciamo a metterci nei panni dell’altro e tendiamo a rinchiuderci nel nostro egoismo. Non c’è ricchezza di vita se non è condivisa. Dobbiamo uscire dalla logica del tornaconto personale ed entrare in una logica di condivisione, di rispetto dell’altro e di visione unitaria del genere umano.
Infine, abbiamo bisogno di una svolta spirituale. Perché solo qui si può trovare il senso delle cose, il motivo che ci spinge ad agire e a vivere a pieno la vita. Senza un sentimento profondo di sana inquietudine, legato al mistero della nostra esistenza, non possiamo riempire di significato la vita e non ci resta che cadere nell’abisso dell’angoscia e della vacuità.