Vincere la pigrizia si può, con l’aiuto dell’app Pact diventi più efficiente e sportivo
Quanti di noi, all’inizio di ogni anno, dichiarano al mondo il proposito di fare più esercizio fisico? Ovviamente si tratta delle classiche situazioni in cui la mancanza di auto-controllo e l’inerzia delle abitudini possono seriamente compromettere anche le migliori intenzioni.
Diversi studi sperimentali hanno mostrato, prendendo spunto dalle iscrizioni alle palestre, un fatto piuttosto curioso relativo al comportamento degli utenti: fare la tessera annuale ha come conseguenza un’inesorabile discesa agli inferi della sedentarietà. Altri tipi di abbonamenti, per esempio semestrali o quadrimestrali, generano picchi di frequenza in concomitanza con i pagamenti, mentre soltanto il pagamento mensile garantisce una certa costanza.
La motivazione di tale comportamento è presto spiegata: pagare di volta in volta ha il pregio di sottolineare la salienza della spesa. Si parla, non a caso, di pain of paying (il dolore del pagamento), il che, nell’esempio specifico della palestra, porta con sè un’evidente inefficienza della spesa.
Se è vero che attraverso l’iscrizione annuale potremmo risparmiare parecchi soldi rispetto al versamento di quote mensili, è altrettanto vero che, una volta fatto il pagamento, a mano a mano che il dolore del bonifico viene sostituito da quello dei muscoli sottoposti alla tragedia del tapis roulant, il nostro esercizio fisico rischia di essere sostituito dalla sana vecchia pigrizia da divano. Con buona pace, ovviamente, dei soldi comunque spesi.
Come risolvere, dunque, un simile paradosso?
Una app creata da due ricercatori americani ha introdotto un nudge (o spinta gentile) molto intelligente, basato sulle cosiddette tasse motivazionali. Si chiama Pact e chiede la sottoscrizione all’utente di un patto con la comunità degli altri utilizzatori della app. Si può scegliere indifferentemente se fare esercizio fisico durante la settimana (con una precisa frequenza che decide l’utente stesso) oppure ci si può impegnare a mangiare frutta e verdura con regolarità.
È un vero e proprio contratto, in virtù del quale, per ogni impegno rispettato, si ottengono 30 cent di dollaro. Allo stesso modo, per ogni giorno di mancato impegno, 5 dollari vengono addebitati sulla carta di credito o sul proprio account Paypal.
Il classico incentivo monetario, in questo caso, accompagnato a una sorta di auto-controllo monitorato dai membri della comunità, si traduce in una vera e propria tassa motivazionale, dal risultato eclatante.
Il 92% degli utenti, infatti, rispetta il patto e viene, sostanzialmente pagato dal restante 8% di “lazzaroni”.
In generale, cercare di sfruttare alcuni meccanismi comportamentali per indurre le persone a uno stile di vita più salutare è una strategia impiegata anche dalle grandi case come Nike, con la sua app per runners costruita proprio per sfruttare la socialità del mezzo (lo smartphone o lo smartwatch) come detonatore di motivazione.
È lo stesso principio che sta dietro app come Runtastic o Moves, per non fare che due esempi: qui è la nostra rete sociale a farci diventare collective trainer. Utilizzando in modo accorto la gamification, trasformando una corsa di mezz’ora in una gara con i propri amici a chi fa più km, queste app rappresentano un modo intelligente di cogliere due piccioni con una fava: da un lato, appunto, una vita più sana e la possibilità per la persona di mantenere più facilmente i buoni propositi. Dal lato business l’opportunità di ingaggiare il cliente e di fidelizzarlo facendolo sentire membro di una comunità e incentivandolo, conseguentemente, a tutta una serie di acquisti connessi quali scarpe, attrezzatura da runner, ma anche abbonamento a Spotify o altri provider di musica, per non fare che alcuni esempi.
Anche in ambito salute e benessere psico-fisico, dunque, il digitale costituisce una formidabile opportunità.