Una piccola app per una grande opportunità di lavoro e benessere in Africa
Siamo a Kampala, in Uganda. È un sabato mattina, Steve un impiegato di 27 anni si sveglia dopo aver trascorso una notte in giro per la città con gli amici. Si rende conto di avere ben due ceste di panni sporchi da lavare ma allo stesso tempo il weekend è alle porte e non ha nessuna intenzione di perdere tempo. Steve non vive in Europa dove esistono lavanderie a gettone ad ogni angolo. A poche centinaia di metri dalla casa di Steve vive Florence, una giovane mamma di ventitré anni. Il marito è morto quando Charity, la figlia, aveva due anni ed ora cerca di tirare avanti da sola. Cosa hanno in comune Steve e Florence oltre la vicinanza? Una necessità: lavare i panni da una parte, avere un introito monetario dall’altra. Ed ecco che Nicholas Kamanzi, neo laureato in ingegneria informatica, insieme al suo amico Solomon Kitumba, hanno un’illuminazione. Come mettere in contatto queste necessità in un paese dove il digital divide è notevole?
Iniziano così a lavorare al progetto Yoza, che in ugandese significa lavare, proprio per soddisfare domanda ed offerta, una sorta di Uber dedicato al servizio di lavanderia. Il concetto è molto semplice, si installa la app, si viene geolocalizzati ed il sistema individua le donne disponibili ad effettuare il servizio di lavanderia a domicilio. In Africa questa è una pratica molto diffusa che funziona attraverso una rete di conoscenze, Yoza vuole rendere il servizio più snello e creare più opportunità di lavoro visto che la disoccupazione femminile in Uganda rimane piuttosto elevata.
Yoza è stato lanciato ufficialmente il 30 maggio del 2015 ed è disponibile solo nella capitale Kampala al momento ma Nicholas ci racconta con entusiasmo che il progetto si sta diffondendo: «abbiamo più di milledownload per la app, 288 users settimanali e diamo lavoro a 130 donne. Nel 2017 debutteremo a Kigali, Nairobi e Lagos in Nigeria».
Nicholas ci parla di Yoza con particolare gioia, ricorda quanto sia difficile fare innovazione in Africa non avendo accesso ad alcun tipo di finanziamento pubblico, sussidi per start up innovative o supporto governativi, «abbiamo fatto tutto da soli ma oggi il progetto funziona e sei persone lavorano come staff fisso».
Con cinque dollari a settimana si ha diritto all’abbonamento che include un lavaggio e Yoza trattiene un dollaro di commissione per far funzionare il servizio. Il problema più grande che hanno riscontrato è abbattere il digital divide. Gran parte dei clienti di Yoza usano gli smartphone ma le donne che collaborano dispongono solamente dii normali telefoni gsm quindi stanno lavorando per ridurre questo gap per rendere il servizio efficiente. Un’idea è quella di fornire smartphone in dotazione ai loro partner garantendo la formazione adeguata.
Tutto perfetto? Viene il dubbio della “sicurezza” per le donne che aderiscono a Yoza. Quanto è rischioso mandare delle donne a casa di sconosciuti ad effettuare il servizio di lavanderia? «Al momento non abbiamo mai avuto alcun tipo di problema, comunque forniamo un’assicurazione alle donne che aderiscono ed abbiamo un sistema di feedback molto funzionale».
Nicholas e Solomon sognano di espandere il loro progetto in tutta l’Africa, vorrebbero contribuire nel loro piccolo a migliorare la società africana creando più opportunità di lavoro.