Un nuovo Bauhaus per la rinascita europea
Chicago, Tel Aviv, Ascona, Dessau, Kaliningrad. Paul Klee, Kandinsky, Anni Albers, László Moholy-Nagy, Iwao Yamawaki. Fondato a Weimar nel 1919 da Walter Gropius e un gruppo di amici, il Bauhaus è stato un movimento che abbracciava l’architettura, l’arte e il design e che assunse rapidamente una dimensione internazionale. Dopo oltre un secolo questa scuola di pensiero continua a plasmare il pensiero creativo, il design dei mobili e i paesaggi urbani in tutto il mondo. Combinando arte e praticità, l’ingegnosa avanguardia del Bauhaus ha inciso concretamente sulla transizione sociale ed economica verso la società industriale del XX° secolo. Il Bauhaus nasce da un ambiente culturale e dall’atmosfera dell’Europa dell’immediato post Grande Guerra. Nella pentola delle complessità bollono i fermenti negativi che partoriranno i fascismi. Un momento intriso di contraddizioni e sofferenze, di negazioni e sentimenti contrastanti. In quel contesto il Bauhaus rappresenta una utopia geniale positiva, che darà vita a idee e movimenti che hanno influenzato la produzione culturale fino ad oggi.
Oggi, dopo oltre un secolo, le condizioni di estrema difficoltà del Vecchio Continente sembrano trovare punti di contatto con quel periodo storico e non è un caso che la Presidente dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, abbia chiamato “nuovo Bauhaus europeo” il progetto di innovazione sostenibile degli spazi architettonici europei guidato dalla spinta economica del Green Deal. L’Europa si trova di fronte a delle nuove sfide globali: i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la digitalizzazione e un’esplosione demografica senza precedenti. Questi sviluppi vanno di pari passo con una crescita economica apparentemente illimitata a scapito del nostro benessere, del nostro pianeta e delle nostre limitate risorse naturali. Gli edifici e le infrastrutture sono responsabili di almeno il 40% di tutte le emissioni di gas a effetto serra. L’edilizia moderna utilizza in larga misura materiali come il cemento e l’acciaio, la cui produzione richiede immense quantità di energia e che rilasciano direttamente CO2 attraverso reazioni chimiche. “Tutti i segnali vanno nella stessa direzione: dobbiamo ripensare e riprogrammare” ha affermato la Presidente dell’Unione Europea. “In questo processo l’Europa può e deve svolgere un ruolo guida. Ecco perché abbiamo messo il Green Deal europeo al centro della nostra azione. Il Green Deal spalanca una serie di nuove opportunità e rappresenta la nostra nuova strategia di crescita. L’obiettivo primario è che l’Europa sia il primo continente a impatto climatico zero nel 2050. Questo ci richiederà ben più che una semplice riduzione delle emissioni. Serve un modello economico che restituisca al pianeta ciò che gli sottrae, basato su un’economia circolare alimentata da energie rinnovabili”.
Ma il nuovo Bauhaus europeo non vuole essere solo un progetto ambientale ed economico. Perché il Green Deal europeo deve rappresentare anche e soprattutto un nuovo progetto culturale per l’Europa. Ogni movimento ha la propria estetica e il proprio stile. Il cambiamento sistemico che ci attende deve essere caratterizzato da un’impronta estetica distintiva, che faccia convergere stile e sostenibilità.
Per questo l’Unione Europea ha voluto lanciare un nuovo movimento Bauhaus europeo, una piattaforma collaborativa del design e della creatività, in cui architetti, artisti, studenti, scienziati, ingegneri, designer e chiunque desideri contribuire possano realizzare questa visione. Il nuovo Bauhaus europeo sarà la forza trainante per connotare il Green Deal europeo in maniera innovativa e antropocentrica, rendendolo più attraente. Sarà un movimento basato sulla sostenibilità, l’inclusività e l’estetica, mirante ad avvicinare il Green Deal europeo ai cittadini e porre al centro della vita quotidiana il riciclaggio, le energie rinnovabili e la biodiversità. Secondo le intenzioni, tutti devono essere in grado di percepire, vedere e vivere il Green Deal europeo: grazie a un’industria edile che utilizzi materiali naturali come il legno o il bambù, a un’architettura che adotti forme e principi di costruzione vicine a quelle della natura, che tenga conto degli ecosistemi fin dalla progettazione, che renda possibile e pianifichi la sostenibilità e la riutilizzabilità. Il nuovo Bauhaus europeo deve saper approfittare dell’altra grande rivoluzione del nostro secolo, la digitalizzazione, che sta cambiando sempre più il nostro modo di pensare e di agire. In futuro, le case, gli insediamenti e le città funzioneranno meglio grazie al digitale. Le simulazioni tecnologiche consentiranno di migliorare le scelte progettuali in termini di efficienza delle risorse, riutilizzabilità o impatto sull’ambiente e sul clima locale. L’obiettivo è realizzare città più vivibili e a impatto climatico zero.
Come lo storico movimento Bauhaus che si diffuse in tutto il mondo partendo da Weimar, il nuovo Bauhaus europeo è immaginato per essere ben più di una semplice scuola di architettura che utilizza nuove tecnologie e tecniche. L’esplosione innovativa del Bauhaus non sarebbe infatti stata immaginabile senza il ponte gettato verso il mondo dell’arte e della cultura o verso le sfide sociali dell’epoca. Il primo Bauhaus ha dimostrato che l’industria e l’eccellenza nel design possono migliorare la vita quotidiana di milioni di persone. Il nuovo Bauhaus europeo deve innescare una dinamica analoga. Deve dimostrare che ciò che è necessario può essere anche bello, che lo stile e la sostenibilità vanno di pari passo. Dobbiamo abbandonare strade a noi familiari e cambiare la nostra prospettiva. Il nuovo Bauhaus europeo creerà le condizioni necessarie per farlo.