Ucraina, cosa sta facendo il mondo hi-tech
La mobilitazione contro l’invasione russa dell’Ucraina è stata massiccia, compatta e ben rappresentata dall’esito del voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2 marzo: la risoluzione in cui si “deplora con la massima fermezza l’aggressione della Russia contro l’Ucraina” e si chiede che Mosca di cessare immediatamente “l’uso della forza” e di astenersi “da ogni ulteriore minaccia illegale o uso della forza contro qualsiasi Stato membro” ha raccolto 141 voti a favore, 5 contrari (fra cui la stessa russia) e 35 astensioni. Anche nel mondo tecnologico la reazione è stata rapida e corposa. Fra l’altro, aspetto non secondario, centinaia di migliaia di imprese piccole, medie e grandi in tutto il mondo hanno rapporti stretti con Kyiv e dintorni: sono decine di migliaia i lavoratori del comparto IT in Ucraina. Molti collaborano a distanza con colossi, startup e pmi, molti sono dipendenti diretti di società di ogni nazionalità e il paese conta anche quattro “unicorni”, cioè startup con una valutazione superiore al miliardo di dollari.
Social
Le prime a partire con provvedimenti e sanzioni sono state le piattaforme social come Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger), Twitter e YouTube. Nel complesso, le misure che hanno assunto sono piuttosto simili. Questi colossi hanno sospeso le funzionalità di monetizzazione dagli account di stato russi, salvo poi eliminarne definitivamente gli account qualche giorno dopo – è il caso di Rt News o Sputnik – anche in virtù dei provvedimenti assunti dall’Unione Europea. In secondo luogo hanno rafforzato i loro team dedicati al fact checking, cioè al controllo delle notizie. Infine, tramite la calibrazione degli algoritmi, l’etichettatura dei post e degli account stanno tentando di contenere disinformazione e propaganda che si snodano tramite profili, pagine e gruppi controllati dalle “fabbriche russe” dei falsi come la famigerata Internet Research Agency di San Pietroburgo.
Nel dettaglio, poi, ciascuno di ha messo del suo: Facebook consentendo per esempio agli utenti di “blindare” facilmente il proprio account e Twitter sospendendo tout court la pubblicità in Ucraina e Russia. TikTok ha un ruolo particolarmente sensibile nel contesto di questo conflitto: è la piattaforma su cui si sta snodando gran parte del racconto dell’invasione con contenuti davvero di ogni tipo pubblicati a ritmo incessante, spesso recuperandoli da gruppi e canali Telegram (c’è perfino il tutorial per guidare i blindati sottratti ai russi). Sul social cinese gestito da una controllata californiana, d’altronde, vengono pubblicati ogni minuto circa 5 milioni di clip (dati di due anni fa). Eppure rispetto alle piattaforme concorrenti sta incontrando più difficoltà a limitare la circolazione di contenuti falsi, vecchi e fuori contesto, basti pensare alle finte dirette o agli estratti dei videogiochi spacciati per momenti di guerra. Fra l’altro, è anche la piattaforma che ha fornito il minor numero di informazioni su come stia gestendo il conflitto. Probabilmente perché, stante la sua natura fortemente emotiva e costituita da un flusso incessante di video, sta ancora capendo come farlo con efficacia.
Hi-tech
La storia fra quelle più note è l’invio, da parte del miliardario Elon Musk (fondatore di PayPal, Tesla e SpaceX) di antenne, router e dispositivi in tempi record per consentire a quante più persone possibile in Ucraina di rimanere connesse a internet. Ovviamente tramite il suo sistema di collegamento satellitare ultraveloce Starlink. L’aspetto curioso è che tutto questo si è sviluppato, almeno per quel che se ne sa, su Twitter in un dialogo col ministro della Trasformazione digitale ucraina Mykhailo Fedorov e l’uomo più ricco del mondo. Fedorov continua incessantemente a stimolare aziende, gruppi internazionali, colossi della tecnologia e dell’innovazione a dare una mano, inviare materiali, attivare o sospendere servizi, ottenendo spesso dei risultati.
Sono state moltissime le realtà che, in qualche modo, hanno cercato di dare una mano. Google, ad esempio, ha sospeso alcune funzionalità dalle proprie Mappe (traffico e affollamento dei luoghi in tempo reale) per non fornire informazioni pericolose agli invasori russi. E si è anche messa al lavoro per proteggere centinaia di siti ucraini dagli attacchi DDoS di matrice russa. Stessa mossa di Apple sulle sue mappe, e Cupertino ha anche sospeso le vendite dei propri prodotti in Russia rimuovendo RT News e Sputnik dall’App Store. Anche Microsoft ha offerto la sua collaborazione in chiave di difesa dai cyberattacchi che possano mettere in crisi la rete di infrastrutture, già messa a durissima prova da razzi e missili del Cremlino. Netflix non ha incorporato nel suo servizio i canali di stato russi, come una legge locale prevedrebbe, Snap ha sospeso la pubblicità in Ucraina, Russia e Bielorussia, Spotify ha chiuso gli uffici in Russia e decine di altre sigle, app e aziende hanno preso provvedimenti di questo tenore.
Servizi e tcl
Ci sono poi aziende e piattaforme che hanno invece risposto all’aggressione di Putin con aiuti ancora più concreti. Airbnb, per esempio, ha messo a disposizione 100mila posti gratuiti nelle case e negli appartamenti dei suoi host. Seguendo uno schema già applicato in molti casi – dall’emergenza Covid all’Afghanistan – ma in dimensioni mai viste prima, se si considera che dal 2012 a oggi le persone aiutate sono state 100mila. Etsy ha annullato le tariffe degli utenti ucraini. Visa e Mastercard hanno invece sospeso le carte di credito emesse da un gran numero di istituti russi e ancora Apple e Google hanno disabilitato i propri sistemi di pagamento digitale, Apple Pay e Google Pay, anche in questo caso sospendendo gli accordi con le banche di Mosca. Per non usare le banconote e salvare parte dei servizi nella federazione non rimane che il sistema autoctono Mir. Ancora: Flixbus messo a disposizione corse gratuite per i profughi appena arrivati in Polonia e ovviamente a prescindere dalla nazionalità, con partenze dalle città di Przemyśl e Rzeszów.
Poi ci sono le società di telecomunicazioni: l’operatore statunitense Verizon già da alcuni giorni ha per esempio eliminato ogni costo per le chiamate per e dall’Ucraina, per ora fino al 10 marzo, incluse le chiamate per gli utenti nel paese. Anche in Italia, dove vivono oltre 240mila cittadini ucraini, sono state lanciate iniziative simili: Tim concede ai clienti di nazionalità ucraina in Italia giga illimitati e minuti inclusi per una settimana, WindTre minuti illimitati gratuiti verso l’operatore Ukraine Kyivstar, per i clienti consumer fino al 6 marzo e Vodafone invece ha attivato gratuitamente mille minuti di chiamate internazionali e due mesi di giga, minuti ed sms illimitati. Mentre a tutti i propri clienti che si trovino in Ucraina, a prescindere dalla nazionalità, il gruppo ha offerto traffico roaming gratuito dal 25 febbraio al 2 marzo. Provvedimenti destinati evidentemente a prolungarsi. Iliad ha invece previsto l’azzeramento dei costi di sms e chiamate dall’Italia all’Ucraina e viceversa, in Ucraina e dall’Ucraina verso Unione Europea e resto del mondo per tutti i gli utenti fino al 31 marzo e Fastweb ha eliminato per tutti i suoi clienti i costi delle chiamate da rete fissa, di sms e roaming da rete mobile, sempre da e verso l’Ucraina.
La raccolta di Fondazione Mediolanum
Anche Fondazione Mediolanum sostiene concretamente la popolazione ucraina attraverso una campagna di raccolta fondi su Retedeldono.it, i cui proventi saranno girati all’Alto commissariato Onu per i rifugiati, raggiungibile a questa pagina. Con Unhcr Italia Fondazione Mediolanum è già intervenuta in numerose emergenze, come in Nepal nel 2015 e più volte in Siria e Afghanistan dal 2016 a oggi. O ad essere presenti nei contesti a rischio, Unhcr è sempre pronta a rafforzare gli interventi in caso di necessità e ha già rafforzato le operazioni in Ucraina e nei paesi limitrofi per sostenere le popolazioni colpite. Si può contribuire con carta di credito/PayPal e, per gli importi superiori a 50 euro, anche con bonifico sulla piattaforma Rete del Dono oppure direttamente con bonifico bancario sul conto corrente di Fondazione Mediolanum (IBAN IT68C0306234210000000417750 e causale “Emergenza Ucraina”).