Su Twitter troviamo Obama e il Papa. Allora perché non usarlo per conoscere il nostro prossimo capo?
In questi tempi di crisi i social media possono essere alleati preziosi nella fase di raccolta di informazioni sulle aziende quando si cerca un lavoro. Altrettanto importante è il loro ruolo nel creare e consolidare il proprio network di riferimento, a patto di utilizzarli correttamente.
La regola numero uno è non dimenticare che i social network non sono tutti uguali: per questo occorre conoscerli bene, per poterli sfruttare nella maniera più adeguata nella costruzione della propria rete di contatti. Procedendo per generalizzazioni, possiamo dire che Facebook rappresenta la piattaforma ludica per eccellenza, dove raccontare (e leggere) la dimensione più privata della vita degli utenti, che non a caso si definiscono “amici”. Difficile quindi utilizzarla per entrare in contatto con direttori delle risorse umane o amministratori delegati. Questo non significa però che non possa avere una sua utilità, dato che sono spesso i cosiddetti legami deboli a rivelarsi più vantaggiosi nella ricerca di un impiego. Ciò accade perché molto verosimilmente le persone a noi più vicine (familiari e amici stretti, i legami forti) sapranno le stesse cose che già sappiamo noi: è raro quindi che possano accedere a informazioni diverse dalle nostre, anche in ambito lavorativo.
Invece chi frequentiamo meno potrebbe essere a conoscenza di opportunità fuori dal nostro raggio d’azione: potenzialmente ogni nuova persona che incontriamo è una porta verso nuovi orizzonti professionali. Facebook, grazie alla sua enorme diffusione e alla sua utenza particolarmente trasversale e indifferenziata, può pertanto essere un buon punto di partenza per iniziare a spargere la voce.
Altri social network, come ad esempio Twitter, ci permettono invece di entrare in contatto senza alcun tipo di mediazione con chiunque sia iscritto. Se si può dunque scrivere al Presidente degli Stati Uniti o al Papa, a maggior ragione è possibile relazionarsi con le aziende, sia attraverso i loro account di brand sia attraverso gli account personali dei top manager: a volte è addirittura lo stesso capo del personale a rispondere. Un esempio è @ABBItaliaJobs, account gestito direttamente dall’ufficio delle risorse umane dell’omonima multinazionale. Se siete interessati a lavorare nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, potrebbe essere una buona idea iniziare a seguirlo, capire come operano e comunicano, verificare le posizioni aperte e – solo dopo – iniziare a interagire in maniera pertinente.
Lo stesso vale naturalmente per gli altri account, di imprese o dirigenti d’azienda: bisogna prima ascoltare, comprendere lo stile e i contenuti più opportuni rispetto a quella singola organizzazione/persona e solo successivamente passare all’azione. Twitter può inoltre essere un’eccezionale fonte d’informazione sul mercato del lavoro, sui singoli settori e sulle offerte. Ma attenzione, all’inizio, crearsi una lista di account da seguire non sarà affatto banale.
La funzione Cerca di Twitter può sicuramente fare al caso nostro, basterà inserire parole chiave come “lavoro” o “carriera” per visualizzare i primi risultati interessanti. Aggiungere troppi following può risultare dispersivo, specie se non si consulta la timeline con regolarità: ognuno deve trovare il proprio equilibrio rispetto alla quantità di news e dati che può digerire. Organizzare il flusso attraverso liste suddivise per argomento è un’altra buona tattica per orientarsi, così come sfruttare gli hashtag per aggregare i tweet più rilevanti.
Esistono infine piattaforme social pensate specificamente per il networking professionale: la più nota è di certo LinkedIn, con i suoi 300 milioni di iscritti nel mondo (di cui sette in Italia). Di nuovo, ci sono alcune regole da seguire per utilizzarla a proprio vantaggio nella costruzione di una rete. La prima, la più importante, è dare un tocco personale alla relazione. Assolutamente vietato, perciò, inviare inviti standardizzati, tanto più a persone che non si conoscono direttamente: è sufficiente richiamare il motivo per cui si sta chiedendo una connessione, ad esempio menzionando un incontro precedente o un contenuto condiviso da entrambi. Altrettanto importante non fissarsi sul numero di connessioni: non è detto che una rete più limitata, ma focalizzata, non sia ancora più efficace.
Non limitarsi ai colleghi d’ufficio: di nuovo, è bene approfittare delle potenzialità dello strumento per raggiungere legami deboli. Creare valore, generando, commentando o condividendo contenuti che possano essere d’interesse per il network è il modo migliore per consolidare i rapporti con gli altri professionisti. Confermare una competenza (endorsement) va bene nella misura in cui crediamo veramente nelle doti di chi vogliamo raccomandare: non dimentichiamoci che si tratta di un sostegno pubblico e che ci stiamo giocando anche la nostra reputazione e credibilità. Va da sé che gli endorsement reciproci (io raccomando te e tu raccomandi me subito dopo) destano più di qualche sospetto. Se volete chiedere a qualcuno che riconosca pubblicamente il vostro valore professionale fatelo con la stessa logica delle referenze classiche: domandatelo a poche persone, che vi stimano davvero, che hanno lavorato con voi per un periodo ragionevole e che pensate possano spendere volentieri una buona parola perché siete veramente stati dei buoni colleghi o responsabili di progetto.
Costruire rapporti di lungo periodo, rendersi utili agli altri ed evitare di chiedere aiuto solo last minute sono tutte mosse utili per sfruttare i social media a fini lavorativi, su LinkedIn e altrove. Offline come online, disporre di una rete di contatti ampia e differenziata può essere davvero di supporto quando si è alla ricerca di un impiego: più estesa e varia è la propria rete di conoscenze, maggiori sono le possibilità di accedere a informazioni utili per la propria carriera.