The energy transition, un cambio di rotta oggi necessario. L’esempio (da seguire) della Germania
Che cos’è la energy transition? È il passaggio completo verso la produzione di energia da fonti rinnovabili e sicure. È un cambio di rotta essenziale. Con una crescita demografica costante, i combustibili fossili in esaurimento e una domanda di fabbisogno energetico in forte crescita, tutti i Paesi dovranno presto attuare una politica di switch. Facile a dirsi.
Eppure la Germania ci sta provando (e riuscendo) con quella che chiamano Energiewende, mentre tutti gli altri la osservano come un esperimento rivoluzionario. L’obiettivo è dismettere tutte le centrali nucleari, chiudere quelle a carbone e allo stesso tempo produrre energia elettrica dai pannelli solari e dai parchi eolici su terra e offshore nei wind park al largo del Mare del Nord. Dal 1991 a oggi il Governo ha erogato più di 20 miliardi di euro di sussidi per sostenere lo sviluppo di tecnologie green, gli operatori e i grandi costruttori come Vattenfall e Siemens hanno accettato la sfida, la cultura green della popolazione è diventata proattiva, grazie anche a scelte che la cosiddetta locomotiva tedesca sta attuando dal 1974 quando venne fondata la German Federal Environmental Agency.
Un piano chiaro fin da subito, spinto poi dai disastri di Chernobyl del 1986 e di Fukushima del 2011 che hanno accelerato un impegno articolato su sei punti:
- Combattere i cambiamenti climatici
- Ridurre le importazioni di energia
- Stimolare l’innovazione tecnologica e la green economy
- Ridurre ed eliminare i rischi derivanti dalle centrali nucleari
- Gestire internamente il prezzo dei costi dell’energia
- Rafforzare le economie locali grazie alle rinnovabili
Un piano che nella pratica gode dell’appoggio di due strategie: creare un’equivalenza tra ciò che viene prodotto e ciò che viene consumato e l’Energy from the people for the people.
Per comprendere la prima basta guardare al progetto DanTysk, un parco eolico a ovest della penisola di Sylt composto da 80 turbine, che entro il 2025 ha il compito di far fronte al fabbisogno della città di Monaco. Il secondo sta tutto dentro la sua definizione: energia prodotta dalla gente per la gente stessa. L’aspetto che infatti pone in una posizione di vantaggio la Germania è proprio la filosofia go green che è stata interiorizzata dalla popolazione. Basti pensare a esempi di eccellenza come quello della provincia di Friburgo, ormai definita Solar Valley perché sono più di quattrocento le istallazioni di impianti fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici e privati. Oppure al villaggio rurale di Wildpoldsried: i residenti hanno investito in impianti eolici, solari, di biogas e biomasse producendo più del 320 per cento dell’energia di cui hanno bisogno, una percentuale che immessa nella rete energetica nazionale genera utili per circa quattro milioni di euro. I conti tornano anche dal lato competitivo, perché lo scorso anno la Germania è riuscita a produrre più del 50 per cento di energia elettrica grazie agli impianti solari. Mentre gli States non raggiungono nemmeno lo 0,2 per cento. Numeri che fanno riflettere e che suonano quasi come una call to action nei confronti di tutti, istituzioni e cittadini. Perché i tedeschi, che nell’immaginario collettivo italiano vengono spesso giudicati noiosi per il loro (più che giusto) attaccamento alle regole, in questo caso hanno avuto un atteggiamento dusruptive. Il vero driver della Energiewende sono loro.