Tesla S Future, Day 8. Venezia! Il traguardo, l’impresa, il cambiamento che tutti dovremmo inseguire
La roccia, ancora una volta, quella severa del Brennero che porta di là. Verso casa, curve e tornanti stretti che sanno di Dolomiti, fiordi e laghi e forme dolci finlandesi ormai sono a migliaia di chilometri di distanza. Davanti alla Tesla S c’è la Statale 48 e il Passo del Falzarego, ci sono le 5 Torri Giau e subito dopo Cortina che riportano verso un’italianità da cinema con quel Guido Dogui Nicheli che alla sua Ivana (Stefania Sandrelli) in Vacanze di Natale del 1983 diceva: «Amore, fai ballare l’occhio sul tic, via della Spiga-Hotel Cristallo in 2 ore, 54 minuti e 27 secondi. Alboreto is nothing!».
Anche noi abbiamo un po’ di fretta per raggiungere l’ultima tappa. Entrando in Veneto iniziamo a guardare il numero di chilometri percorsi da Roma, dall’8 luglio quando siamo partiti da via della Conciliazione davanti al Vaticano. Ne mancano 10 e ci assale un conto alla rovescia da festa di Capodanno. Meno 9, meno 8, meno 7… Fin quando arriviamo davanti a un cartello che annuncia l’uscita per Mestre. Un abbraccio, una stretta di mano, occhiate di approvazione: insieme abbiamo percorso diecimila chilometri per raggiungere il punto più estremo dell’Europa e tornare indietro. Per far vedere che la possibilità di viaggiare a emissioni zero è reale. Per far capire che ora non ci sono più scuse: né per chi può scegliere se acquistare un’auto a carburante fossile o un’auto elettrica, né per i produttori di veicoli che possono utilizzare la tecnologia Tesla disponibile in open source. Come aperti sono i file che OpenBiomedical Initiative mette a disposizione di un network che sta crescendo in tutto il mondo, per far stampare in 3D e a basso costo un’incubatrice neonatale e protesi per gli altri, gli stessi che hanno viaggiato con noi dentro il bagagliaio della Tesla.
Ancora pochi chilometri e siamo davanti allo svincolo per Venezia Porto, in via de la Scomensera 1 c’è una chiatta che ci aspetta. Saliamo in mezzo a giornalisti e blogger che documentano l’arrivo e la nuova partenza verso la laguna centrale. La Tesla è parcheggiata sopra con il freno a mano tirato e pian piano inizia a girare intorno all’Isola della Giudecca, poi San Marco e il campanile, a destra Riva degli Schiavoni. Siamo diretti lì, è il nostro palco per chi guarda al suo futuro, davanti all’auto che in questo viaggio non ci ha mai tradito, la Model S, ma soprattutto noi che l’abbiamo guidata, ascoltata, gestita. Perché se siamo arrivati fino a qui lo dobbiamo a un gruppo di piccoli-grandi esploratori contemporanei.
Non un gruppo di eroi, non un team della Nasa che sta per atterrare su un nuovo Pianeta. Ma dieci uomini con una can do attitude che dovrebbe accomunare tutti noi intesi come community, come società. È questo che spieghiamo alla gente incuriosita che passeggia in una delle città più belle del mondo. Tra «ma quanti chilometri avete fatto con un pieno?» alle domande più interessanti: «Ma chi ve lo ha fatto fare?». La nostra risposta sta dentro due caselle. Quella dei dati: 10mila chilometri, 1988,2 kolowatt consumati, nessun gas proveniente dall’auto emesso in atmosfera. E quella che incornicia un sorriso: se abbiamo fatto questo viaggio è perché crediamo nel cambiamento, nel progresso, nell’innovazione. Ma anche nella tradizione, quella ti sorprende e quando meno te l’aspetti spara il primo colpo di fuoco d’artificio in aria. È mezzanotte, è la Festa del Redentore, è la festa di Tesla S Future.