Spegnere le luci delle vetrine? Ecco perché è diventata una necessità
Si chiamano On the spot, sono un gruppo di giovani atleti e atlete e da due anni circa passano le notti a spegnere le luci delle vetrine e delle insegne di negozi, bar e boutique delle città francesi, Parigi soprattutto, con delle acrobazie di parkour. È un gesto di disobbedienza civile e ambientale per contestare gli sprechi di energia e il consumismo che impone di illuminare i prodotti anche nelle ore di chiusura, diventato particolarmente attuale in un periodo, questo, in cui risparmiare energia è diventata una priorità.
La crisi energetica
Alla crisi climatica, purtroppo spesso sottovalutata, si è aggiunta infatti quella energetica, da quando la Russia lo scorso febbraio ha deciso di invadere l’Ucraina, sconvolgendo gli equilibri internazionali e rivoluzionando quindi i flussi delle fonti di energia. A prescindere dalla nostra dipendenza dal petrolio e dal gas russo, che si è molto ridotta fortunatamente in questi mesi, evitare sprechi di energia è una questione tanto etica e ambientale (dobbiamo ridistribuire la ricchezza e abbassare le emissioni) quanto pratica (perché si risparmia). Spegnere le luci delle vetrine è un gesto trascurabile se lo fa una sola persona, un solo negozio, ma che diventa di impatto se lo facessero tutti, il che sarebbe anche corretto dal punto di vista della concorrenza (se il mio vicino ha la vetrina illuminata, faccio più fatica a spegnerla).
Il calo dei consumi con le luci delle vetrine spente
Come ha detto Tommaso Perrone, il direttore responsabile di LifeGate, in questo servizio, se tutti in Italia spegnessero le luci solo delle vetrine, risparmieremmo circa 4 Terawattora in un anno. Per dare un’idea, parliamo del fabbisogno energetico annuale di 4,5 milioni di italiani, e di un risparmio di 1 milione e 400mila tonnellate di CO2 («come se un milione di italiani non usasse l’auto tutto l’anno», nelle parole di Perrone).
Chi ha già spento le luci
Negli ultimi mesi sono sempre più i negozi che a una certa ora spengono le luci esterne, sia i piccoli esercizi, sia i grandi brand, come Valentino, che ha deciso che i suoi 95 punti vendita non saranno più illuminati di notte (sia all’esterno sia all’interno) nell’ambito dell’iniziativa Lights off campaign. A volte non è così semplice, e molti negozianti lamentano un calo di visibilità (e quindi di affari) per via delle luci spente; le vetrine illuminate, inoltre, in certe zone sono anche un sistema per aumentare la pubblica sicurezza. Resta il fatto però che vedere le luci di uffici e negozi accese di notte ci rimanda a un’idea di mondo in cui i consumi possano crescere all’infinito, diventata oggi ormai totalmente anacronistica.
L’importanza di un intervento dall’alto
Serve quindi un intervento a livello istituzionale per regolamentare gli sprechi di energia delle attività commerciali, non solo luci spente di notte, quindi, ma anche porte chiuse per non disperdere il fresco o il caldo, utilizzo delle lampadine a led e altre piccole mosse utili. C’è chi sta già procedendo in questa direzione, come la Spagna, dove la scorsa estate dalle 22 alle 6 è diventato obbligatorio spegnere le luci delle vetrine, ma anche, in Italia, l’Alto Adige, dove dal primo gennaio 2023 negozi e monumenti resteranno al buio tra le 23 e le 6. Le città e i paesi saranno un po’ più bui, certo, ma le emissioni caleranno e i portafogli degli esercenti saranno un po’ più pieni.