Social network: sempre meno reality, sempre più talent
Sono passati 25 anni dalla creazione primo social network, SixDegrees.com, che ebbe vita breve ma aprì la strada a piattaforme come MySpace e Facebook, insieme a decine di altri siti che hanno avuto un buon successo, anche soltanto per qualche anno.
Su quelle prime piattaforme condividere, mostrarsi e apparire era pressoché l’unica possibilità per gli utenti, fino all’arrivo di Snapchat e poi di TikTok, che hanno lanciato nuovi formati e imposto un linguaggio completamente diverso.
Non si tratta però esclusivamente di una questione di forma; in questa evoluzione c’è molta sostanza e un vero e proprio cambio di paradigma, che richiede oggi agli utenti dei social un impegno diverso, più legato al talento, alla creatività, al desiderio di mettere in luce le proprie capacità, oltre che i propri gusti e opinioni.
C’erano una volta i reality show
La storia dei format televisivi che ancora oggi chiamiamo reality show non è affatto moderna e risale già agli esordi della radio e della televisione. Questa tipologia di trasmissione è basata sulla rappresentazione di situazioni di vita reale, messe in onda senza sceneggiatura e senza copione, spesso relative a persone assolutamente sconosciute.
In questa tipologia di format, nella maggior parte dei casi, i protagonisti non svolgono azioni particolari né mettono in evidenza le proprie capacità, ma semplicemente interagiscono tra loro come fanno nella vita reale, offrendo al pubblico uno spaccato (vero o verosimile) della loro quotidianità.
È esattamente questo che i primi social network consentivano di fare. Su queste piattaforme, ancora oggi, le persone condividono le loro opinioni, mostrano ciò che fanno, raccontano le loro giornate, le loro aspettative, le loro gioie e le loro delusioni. Questo e poco più, ma non abbastanza per attrarre davvero le nuove generazioni, cresciute invece guardando i molti talent show che da qualche anno invadono le tv e le piattaforme digitali. Tra queste ovviamente l’italiano “Amici”, un format che nel 2021 festeggia 20 anni.
L’invasione dei talent
Anche i talent show hanno alle spalle numerosi precedenti. In Italia i primi furono creati e lanciati alla fine degli Anni ‘50, poi nel decennio successivo e negli Anni ‘90, ma il successo vero e duraturo arrivò all’inizio degli Anni 2000, con un gran numero di trasmissioni create in Italia e riprese da fuori.
Sebbene i protagonisti di questi programmi siano spesso anch’essi degli sconosciuti o degli esordienti, in questi format non è sufficiente essere avvenenti, brillanti o in qualche modo interessanti, ma bisogna mettere in evidenza il proprio talento e il proprio impegno.
Qui non bastano le capacità affabulative e non è sufficiente lo charme, ma serve saper fare qualcosa, o almeno essere credibili nel fingere di saper fare. Snapchat prima e TikTok dopo, andando anni luce oltre gli “aiutini” forniti dai filtri Instagram, che pure avevano rivoluzionato il mondo della fotografia da smartphone, hanno saputo offrire ai loro utenti tecnologie in grado di sprigionare la creatività e di mettere in campo talenti reali o simulati.
Come cambia il panorama social
Ovviamente entrambe le tipologie di piattaforme continueranno a convivere, come fanno anche i loro omologhi televisivi, ma l’avvento di queste nuove modalità di interazione in Rete sta rapidamente cambiando lo scenario e ridefinendo il senso dei social e del loro utilizzo e se questo è vero per le persone lo è ancora di più per le aziende e per le loro strategie di marketing online.
La lunga rincorsa delle aziende verso le opportunità offerte dal Web, infatti, le ha già portate a ridefinire i loro investimenti pubblicitari, i testimonial, le collaborazioni con i cosiddetti influencer e, soprattutto, il loro approccio e il linguaggio utilizzato.
Oggi interagire sui social non significa più soltanto pubblicare contenuti e interagire con gli altri utenti, ma comprendere a fondo le dinamiche dei nuovi canali, farle proprie e creare nuove tendenze, anziché che limitarsi ad assecondare quelle esistenti.
Un campo su cui molte aziende di molti tra i settori più esposti alle nuove generazioni stanno già esplorando, in collaborazione con giovani star di TikTok, YouTube, Instagram e con i loro nuovi linguaggi e modelli.
Una piccola rivoluzione che si manifesta anche nell’esigenza sempre più evidente di abbandonare qualsiasi forma di autoreferenzialità per abbracciare un “movimento” che surfa tra trend e riti collettivi dai quali nemmeno le star e gli influencer più quotati possono del tutto esimersi e che, semmai, impone a tutti la capacità di diventare in qualche misura a loro volta trendsetter, anche in modo occasionale o saltuario.