Sex and the climate: la crisi climatica cambierà l’amore?
Le nostre vite cambieranno e stanno già cambiando (purtroppo quasi sempre in peggio) a causa della crisi climatica e dei suoi devastanti effetti, dall’aumento delle temperature all’innalzamento del livello dei mari, fino alla siccità, gli incendi, lo scioglimento dei ghiacciai. Tutti questi fenomeni ci costringeranno a cambiare abitudini, stili di vita, addirittura casa, per chi vive in luoghi troppo caldi o vicini alle coste. Quello che ancora consideriamo poco è che l’emergenza climatica potrebbe modificare le nostre relazioni amorose e sessuali, il modo in cui amiamo e ci rapportiamo agli altri. È un argomento ancora molto poco indagato, almeno lo era, fino a quando Stefano Caserini, ingegnere ambientale e titolare del corso di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, ha deciso di scrivere un libro che si intitola Sex and the climate ed è uscito all’inizio del 2022 con People. Abbiamo intervistato il professor Caserini per Centodieci.
Professore, come ha scelto l’argomento del libro?
«L’idea è nata tempo fa, un po’ per gioco. Una persona mi ha detto che se volevo parlare di clima al grande pubblico non andavano bene i libri scientifici che avevo scritto, ma dovevo puntare su due temi: o il calcio, o il sesso. Ho scelto il secondo, ho raccolto materiale per circa dieci anni e mi sono messo a scrivere».
Perché secondo lei si parla poco di questi argomenti?
«Sicuramente il cambiamento climatico è un fattore di stress, e ci sono persone che hanno problemi materiali più diretti, come mettere insieme un pasto, mandare i figli all’università, hanno bisogni a breve termine da soddisfare e non hanno tempo per focalizzarsi sull’emergenza climatica. C’è poi un senso di pudore, parlare di sesso e di amore a livello generale può essere ancora un tabù».
Tra quelli citati nel libro e non, qual è oggi, secondo lei, il più visibile effetto della crisi climatica sulle nostre relazioni sessuali e amorose?
«Dipende chiaramente da dove si vive, ma il caldo rende più difficili i contatti tra i corpi, soprattutto nei luoghi dove è meno diffuso il condizionatore. Serate come quelle vissute quest’estate rendono davvero difficile stare a contatto con altre persone. Poi la CO2 e il caldo sono fattori di stress e sicuramente una persona ansiosa e spaventata è meno propensa in generale a voler bene agli altri».
Come è cambiata lei, invece, e il suo modo di vedere e di vivere l’amore, con la crisi climatica in corso?
«Io ci lavoro a tempo pieno quasi da vent’anni, quindi sono un soggetto un po’ particolare. Quello che colpisce anche me in queste settimane è quanto sia diverso vivere sulla propria pelle le conseguenze dell’emergenza climatica. La realtà e i suoi effetti portano le persone a prendere coscienza in modo diverso dei problemi».
Pensa sia impossibile per chi, come la maggioranza, ammette l’esistenza della crisi climatica, avere una relazione con un negazionista?
«I rapporti sono sempre molto complessi, per cui non mi sento di escluderlo, ma sicuramente vuol dire che non si condividono dei punti fermi importanti».
Come si può tentare di rapportarsi con i negazionisti della crisi climatica?
«Uno che nega la crisi climatica non è disponibile a leggere i grafici, ha delle motivazioni profonde, ideologiche. Bisogna quindi andare su un piano diverso da quello scientifico, per esempio rimanere sui benefici economici oppure, se una persona è nazionalista, evidenziare i benefici per la nazione».
Ma davvero oggi è ancora sexy avere un macchinone e un lavoro con cui si guadagna molto, l’essere consumisti, ostentare il possesso di cose, o stanno finalmente cambiando le priorità nella scelta di un partner?
«Se uno pensa alle pubblicità, direi che non stiano cambiando, perché puntano ancora molto su quello. Sicuramente, se guardiamo come sono prese d’assalto le concessionarie delle auto di grandi dimensioni o i negozi di vestiti costosi, l’apparire rimane ancora un aspetto molto presente nell’essere umano. Poi non si può mai generalizzare, chiaramente. Ma gli investimenti della pubblicità sulle automobili, ripeto, mi fanno pensare che questo cambiamento non sia ancora avvenuto».
Cosa vuol dire per lei Make Love, not CO2?
«È una frase che ricalca un famoso slogan antimilitarista, Fate l’amore non la guerra. Significa dare un contributo ad affrontare la crisi climatica dedicando più tempo alle relazioni, anche amicali, e meno alla corsa frenetica verso il consumo».
In futuro diventeremo ecosessuali o ci estingueremo?
«Non so rispondere a questo, ma sicuramente saremo sempre portati a un’ambiguità di fondo in cui coesiste la voglia di fare qualcosa per il prossimo e per il Pianeta ma allo stesso tempo di utilizzare le sue risorse».