I software possono conoscerci meglio di noi stessi?
[et_pb_section fb_built=”1″ admin_label=”section” _builder_version=”3.22″][et_pb_row admin_label=”row” _builder_version=”3.25″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.25″ custom_padding=”|||” custom_padding__hover=”|||”][et_pb_text _builder_version=”4.3.1″ hover_enabled=”0″]
Il linguista è una figura professionale molto ricercata da colossi aziendali quali Google, Facebook o Amazon. La loro ricerca diventa fondamentale per sviluppare quello che è definito il “sentiment analysis”, ovvero lo studio delle reti sociali (Facebook, Twitter o anche blog) da un punto di vista non solo contenutistico ma anche formale. Esistono software che sono in grado di analizzare una gran mole di giudizi espressi nel web che sono poi analizzati ed elaborati per strutturare una politica commerciale, sviluppare un prodotto o indirizzare la campagna elettorale di un politico.
Il software, programmato dai linguisti, non solo deve capire la semantica ma anche la sintassi e da queste informazioni definire se un giudizio è positivo o negativo, in parole povere, deve capire anche il “non detto” della nostra comunicazione. «Se su Trip Advisor relativamente a un ristorante viene scritto -ristorante piccolo ma carino- anziché -ristorante carino ma piccolo-, comunico due cose differenti, nel primo caso un giudizio positivo nel secondo uno negativo. Questi software devono capire quale giudizio sia stato espresso anche in maniera inconscia», afferma Nicola Grandi, professore di Linguistica presso l’Università di Bologna.
Prima dell’avvento di internet l’unico modo per rilevare il sentiment analysis, era frequentare il mondo offline, i bar, i locali, o effettuare sondaggi telefonici per capire cosa le persone pensavano riguardo un argomento. Il “vantaggio” del web consiste nel fatto che, nascosti dietro l’anonimato di un monitor, diamo sfogo a qualsiasi emozione e giudizio, senza remore, e tutto questo diventa un bacino di informazioni utilissime per aziende o politici.
Amazon e Facebook dispongono di centri linguistici computazionali utilizzati per intercettare i gusti dell’utente e fornire suggerimenti d’acquisto. Per mappare il profilo di un utente non ci si limita ad analizzare le ricerche effettuate su Google e proporre acquisti connessi, con il sentiment analysis si può andare oltre.
Se ho scritto una recensione su quanto sia fredda Parigi a gennaio, sarà possibile ricevere offerte di viaggi ai Caraibi senza che io abbia mai espresso una volontà o ricerca in tal senso.
I software possono conoscerci meglio di noi stessi?
«Esistono dei limiti ai quali ancora non siamo riusciti a trovare una soluzione – afferma il Prof. Grandi – istruire i software al sarcasmo». Se un’azienda lancia una crema che inaspettatamente genera degli sfoghi cutanei e sui social network vengono postate foto della propria pelle con annessi commenti del tipo «wow, una crema davvero fantastica», il software non sarà mai in grado di rilevare questo commento come negativo. In questo caso l’intervento umano è fondamentale per correggere il tiro. Il linguaggio umano è fatto di impliciti che nessun software è in grado di decifrare al momento.
Il sentiment analysis offre potenziali enormi in ambito commerciale o politico. Un’azienda prima di lanciare un prodotto può capire che percezione hanno gli utenti del brand e indirizzare determinate scelte commerciali. Allo stesso modo la politica. Obama nel 2008 è stato il primo ad utilizzare queste tecnologie per andare ad intercettare le emozioni, le problematiche da affrontare per parlare alla pancia degli elettori.
Come tutti gli strumenti il sentiment analysis può essere usato in modo positivo o negativo, a volte viene anche utilizzato per mistificare la realtà e alimentare le fake news. «In questo settore non ci sono filtri, l’unico metro è la coscienza delle persone che devono essere in grado di distinguere i fatti dalle opinioni» afferma il prof. Grandi. «A volte faccio dei test in Università e mostro due testi, uno scritto in un italiano impeccabile ma con contenuti non veritieri, l’altro un testo sgrammaticato ma contenente la verità; il testo scritto correttamente è sempre associato al testo che presenta verità». Riuscire a districarsi e mantenere la lucidità nel mondo del web è alquanto complicato e richiede una grande capacità di ragionamento.
[/et_pb_text][slider_article _builder_version=”4.3.1″ max=”10″ hover_enabled=”0″][/slider_article][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]