Sei pronto per mettere al centro la felicità?
Il modello economico basato solo sulla ricerca del profitto è obsoleto, superato dall’ingresso nell’equazione di fattori fondamentali per il nostro futuro come la sostenibilità (ambientale, sociale, economica anche, chiaramente) e il benessere di tutti gli stakeholder, non solo dei pochi shareholder: «La felicità è il driver economico e politico dei prossimi anni, vogliamo e dobbiamo metterla in cima alla lista degli obiettivi socio-economici in agenda» ha detto Jeffrey Sachs, presidente del Solution network sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, durante Regeneration2030, un evento, a cui ha preso parte anche Banca Mediolanum e Flowe, che lo scorso 15 e 16 ottobre ha riunito a Parma (in presenza e da remoto) speaker italiani e internazionali di aziende, istituzioni e organizzazioni. Una grande alleanza basata su tre parole chiave: climate, economy e happiness.
Il mondo del business deve perseguire la felicità, perché se le persone sono felici, sono anche più motivate e produttive. Come farlo, quindi? Innanzitutto consentendo a tutti di realizzarsi attraverso il lavoro e sviluppare il proprio potenziale, ma anche eliminando le diseguaglianze: «Oggi le persone stanno male se percepiscono che c’è iniquità sul loro posto di lavoro, anche se l’ingiustizia non li vede direttamente coinvolti. L’equità è una componente cruciale della felicità», secondo Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia di scienze sociali. È il modello di sviluppo che sta cambiando: una buona paga e un lavoro sicuro sono due condizioni sì fondamentali per un lavoratore, ma non sufficienti, così come il guadagno non è più l’unico obiettivo che deve guidare una compagnia. Ci sono strumenti regolatori per questo nuovo paradigma, come la certificazione “B Corp” o lo status di società benefit, che identificano quelle aziende unite in un movimento globale e guidate da un’idea business incentrato sulla massimizzazione dei risultati positivi per i dipendenti, la comunità, l’ambiente.
Jan-Emmanuel De Neve, direttore del Centro di ricerca sul benessere alla University of Oxford, ha presentato a Regeneration2030 uno studio che mette a sistema la felicità delle persone di un determinato paese con il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile di quello stato. Ne emerge in maniera semplice, ma allo stesso tempo potente, la correlazione forte ed esponenziale tra le due cose: una società più sostenibile (a tutti i livelli) è una società più felice, e più sono alti i livelli di benessere economico, più è uno sviluppo equo a rendere felici. Per questo, come molti hanno capito e stanno facendo, soprattutto nelle società più avanzate l’unica via per migliorare il livello di benessere e di felicità è inseguire la crescita non del Pil, ma della sostenibilità.
Stiamo, per dirla con le parole Oscar Di Montigny, Chief innovation, sustainability and value strategy officer di Banca Mediolanum e presidente del consiglio di amministrazione di Flowe, «entrando in un cambiamento epocale. Oggi non parliamo di prodotti e vendite, ma di valori, contenuti e soprattutto di persone. La felicità porterà dei risultati e io stesso sono felice di entrare in questa nuova era». Un’epoca in cui tutti gli attori sociali ed economici devono remare nella stessa direzione per raggiungere il benessere e l’equità sociale, climatica ed economica, e del quale il mondo aziendale può porsi alla guida seguendo i principi dell’economia rigenerativa e della corporate civil responsibility e ponendosi come primo obiettivo la felicità, del pianeta e delle persone.