Scienziati e gente comune insieme in un public engagement creativo. Succede al Festival della Scienza di Genova
Oggi si apre il dodicesimo Festival della Scienza di Genova, in programma fino al 2 novembre 2014 con la Francia come Paese ospite. Da lì viene il Premio Nobel per la Fisica Serge Haroche che inaugurerà la manifestazione dedicando la sua lectio magistralis al Tempo.
Dopo la Bellezza della passata edizione, il Tempo ci consente oggi di spaziare dalla misura fisica al calcolo matematico, alla geografia, alla filosofia, alle scienze antropologiche, ai cambiamenti climatici, all’evoluzione della tecnologia, alla storia, alla musica, all’arte e alla poesia.
Una parola chiave quindi molto ricca in un momento molto povero come quello che il nostro Paese sta attraversando.
Nonostante questo e nonostante il budget della manifestazione, ridotto più del 50% dal 2007 in poi, il Festival ha un programma ampio, di alto profilo e come sempre coinvolgente.
Questo grazie al fatto che in questi 11 anni di lavoro le cose sono profondamente cambiate e le grandi reti di ricerca associate nel Festival della Scienza (oltre a CNR, INFN e INAF sono entrati di recente IIT e INRIM) sono diventate inesauribili produttrici di iniziative mirate a rendere fruibile la nuova conoscenza prodotta nei laboratori.
Mentre in passato infatti la comunità scientifica considerava la divulgazione come una cosa da fare a tempo perso e pratica per chi in realtà non era molto bravo a fare scienza, oggi finalmente a tutti i livelli, soprattutto in Europa, il rapporto del mondo scientifico con la società è diventato una priorità strategica.
Dal concetto di Public awareness, che mirava di fatto solo a informare, si è passati al tema Science in Society, con l’obiettivo di restituire alla scienza il suo ruolo di componente fondamentale della cultura moderna, elemento particolarmente importante in Italia dopo la riforma di Croce e Gentile che separò la scienza dalle materie umanistiche relegandola al ruolo di materia per appassionati.
Oggi a fronte di tante discussioni pubbliche – dagli OGM alla sperimentazione sugli animali, dalla sostenibilità ambientale ai cambiamenti climatici, ai temi che coinvolgono considerazioni etiche toccando diverse sensibilità religiose – e a fronte di una indubbia evoluzione culturale nel mondo occidentale, si è finalmente giunti a parlare di Public engagement, ovvero delle attività di condivisione della cultura tra studiosi e pubblico. Una cittadinanza quindi non solo interessata a conoscere o utilizzare i risultati della ricerca scientifica, ma addirittura protagonista della scelta degli argomenti su cui la scienza è invitata a indagare.
Al primo posto ovviamente la ricerca medica, le tecnologie “abilitanti” (quelle cioè che consentono di operare in modo nuovo e fare più cose), la qualità della vita, i trasporti, il cibo, terra, mare e cielo.
Lo stile di vita del mondo occidentale sta cambiando, la Millennium generation (18-35 anni) da consumatrice sta diventando produttrice, il modello competitivo è surclassato da quello cooperativo dell’open source, il lavoro diventa sempre più autonomo e artigianale, il movimento dei makers sta rivoluzionando la produzione e siamo sempre più indipendenti nelle nostre scelte.
La vita per gli innovatori continua a essere dura, ma quella finestra sul mondo che è il web consente effettivamente oggi di allacciare rapporti con persone di cui non avremmo mai nemmeno immaginato l’esistenza.
Tempi moderni, quindi, tempi incerti e diversi di cui vogliamo seguire l’evoluzione usando tutta la cultura e l’intelligenza di cui riusciamo a disporre. E al Festival cultura e intelligenza se ne trovano a iosa.
Il Festival della Scienza è a Genova fino al 2 novembre 2014 con mostre, laboratori, conferenze ed eventi speciali.