Scegliere gli strumenti giusti per il lavoro con un budget sostenibile
Se avessimo un budget illimitato potremmo lavorare con i migliori strumenti che il mercato mette a disposizione per la nostra professione e per svolgere i lavori che essa ci porta a fare. Con il meglio del meglio della tecnologia sarebbe molto più facile tenere il mercato, ma essere bravi sul lavoro significa soprattutto saper coniugare esigenze, budget e prospettive, investendo il giusto nell’acquisto delle attrezzature e dei software senza mettere a rischio l’azienda spendendo più di quel che serve e che possiamo permetterci.
Giorno dopo giorno, lavoro dopo lavoro dobbiamo dunque fare delle scelte. Si tratta di un lavoro difficile e tutt’altro che scontato. Qualunque sia l’ambito in cui svolgiamo la nostra attività, infatti, il mercato ci proporrà una gamma di proposte vastissima ed estremamente articolata, che ci porterà inevitabilmente ad arrovellarci il cervello nel tentativo, spesso vano, di capire quale sia la scelta più giusta e conveniente da fare.
Prendiamo ad esempio la fotografia, che riguarda trasversalmente tutti i settori e tutti gli ambiti lavorativi e che presenta un’offerta talmente ampia da rappresentare, sotto molti aspetti, un vero e proprio caso di studio.
Chi può affermare di non aver bisogno di documentare con la fotografia il proprio lavoro? Nell’era dei social media e della comunicazione / marketing fai da te, nessuna azienda, organizzazione, professionista o realtà di qualsiasi natura può fare a meno di qualche scatto, ma assai di rado il budget a disposizione è sufficiente per rivolgersi ad un fotografo professionista. Di certo lo faremo nelle occasioni più importanti e non sbaglieremo ad investire la somma necessaria per avvalerci dei suoi servizi. Ma nella quotidianità del lavoro potremo mai fare lo stesso?
La risposta è quasi per tutti negativa e, del resto, gli strumenti moderni consentono a tutti di scattare foto sufficientemente qualitative per tenere il mare dei social media senza affogare nel ridicolo. Ma tra l’affogamento, il dignitoso galleggiamento e l’aria pura d’alta quota ci sono comunque differenze abissali.
Cosa compreremo, dunque, se vorremo dotare la nostra azienda di una strumentazione fotografica all’altezza della situazione e delle aspettative e che il nostro personale sia in grado di usare? Diamo un’occhiata alle possibilità di scelta e ai relativi costi medi:
- smartphone di fascia medio/alta (400-1.000 Euro);
- macchine fotografiche compatte (150-750 Euro);
- macchine fotografiche bridge (300-1.000 Euro);
- macchine fotografiche reflex o mirrorless (400-5.000 Euro);
- altro / professionali (da qualche migliaio fino a molte decine di migliaia di Euro).
Da poche centinaia a parecchie decine di migliaia di Euro è un range troppo ampio per scegliere a cuor leggero. Se ci orientiamo sul mercato delle reflex e delle mirrorless, inoltre, al costo del corpo macchina dovremo aggiungere quello degli obiettivi, ma probabilmente avremo anche bisogno di un cavalletto, di un flash o di un illuminatore e di qualche altro irrinunciabile accessorio. Ne vale la pena? Scegliamo con il portafogli o con il cervello? Oppure restiamo fermi ad aspettare, come fanno in molti?
Quello delle foto è soltanto un esempio, ma in tutti i casi e in tutti i lavori l’alchimia che dobbiamo realizzare inizia sempre dal mix di 3 fattori:
- risorse umane / qualifica / formazione / aggiornamento;
- attrezzature / macchine;
- software e/o servizi accessori.
Poco importa se dobbiamo fare dei carotaggi nel terreno o se stipuliamo polizze assicurative; non c’è molta differenza tra un lavoro e l’altro, quando si tratta di definire gli investimenti necessari per svolgere al meglio il nostro lavoro.
L’alchimia che dobbiamo trovare è sempre e comunque basata su quei tre fattori fondamentali ed è un mix che comprende una quantità di fattori molto più elevata di quanto si possa immaginare.
Per utilizzare al meglio le tecnologie più sofisticate, infatti, servono persone capaci, preparate e aggiornate. Non è scontato che si tratti di lavoratori esperti, perché le tecnologie più moderne sono spesso più semplici da gestire per ragazzi giovani e con poca esperienza. Ma in moltissimi casi servono invece anni di lavoro e di formazione, per poter sfruttare a dovere macchinari e tecnologie d’alta gamma.
Come fare per non sbagliare? Vale ancora il vecchio detto “chi più spende meno spende”? Ma soprattutto: siamo ancora in grado di scegliere in autonomia tra centinaia di tecnologie e proposte in continua e rapidissima evoluzione?
Se la Rivoluzione Digitale e le infinite rivoluzioni a catena che essa ha innescato ci hanno insegnato qualcosa, questo è che non basta più investire in tecnologia per tenere il passo. Serve molto di più. Serve visione, serve un approccio olistico che non guardi più alle singole parti ma all’insieme. Ecco perché molte grande aziende multinazionali stanno inserendo in azienda la figura del “disruption manager”, una sorta di “pilota di porto” che conosce a fondo il contesto ed è in grado di guidare l’azienda verso scelte in grado di non farla incagliare nelle rade di un mercato sempre più complesso, navigando nella trasformazione digitale a vele spiegate.
Scegliere bene significa dunque oggi sviluppare una visione d’insieme che ci guidi verso gli obiettivi che dobbiamo di volta in volta raggiungere. A volte con la bicicletta, altre con l’elicottero, altre ancora a piedi, per non rischiare di utilizzare macchinari costosissimi e sofisticati per svolgere lavori banali e trovarci in difficoltà quando questi servono davvero. Ecco perché l’opzione del noleggio è sempre più praticata, così come quella dell’ingaggio temporaneo di personale super qualificato in occasione di lavori saltuari e particolari. La parola d’ordine è dunque flessibilità. Le migliori aziende sono oggi quelle che sanno trasformarsi rapidamente e rispondere alle richieste del mercato in tempo reale, senza tenere fermi capitali e risorse in attesa che arrivi il lavoro giusto.
Fare la scelta giusta significa dunque non soltanto valutare le caratteristiche tecniche dei singoli strumenti, come si faceva finora, ma inserire la scelta in un contesto molto più ampio ed articolato, che metta gli strumenti in secondo piano e che parta dalla vision, dagli obiettivi, dalla strategia.