Vuoi innovare? Studia il tuo contesto a partire dai dati, e vedrai quel che gli altri non vedono
Che relazione c’è tra un lungimirante imprenditore, un grande scienziato e gli algoritmi decisionali delle più moderne intelligenze artificiali? Che relazione c’è tra le intuizioni di Steve Jobs o Elon Musk, le previsioni scientifiche di Einstein e le indicazioni stradali di Google Maps? Vi è una sola parola che riesce a tenere insieme tutte queste cose: i dati.
Oggi si sente parlare sempre più spesso di “data driven” e probabilmente avrete sentito parlare di “data driven marketing”, di “data driven innovation” o ancora di “data driven design”. Insomma, sempre di più, nel prossimo futuro, molte discipline e molti professionisti saranno guidati dai dati. Manager, marketer e progettisti dovranno saper leggere e analizzare i dati per poi fare previsioni e prendere delle decisioni.
Sembra tutto così nuovo, e forse un po’ lo è davvero, ma qui mi sembra giusto ricordare che questo “amore” per i dati è nato nel XVII Secolo con la scienza moderna e in particolare con Galileo Galilei e il suo celeberrimo metodo scientifico. E a ben guardare, anche nel mondo dell’imprenditoria, soprattutto in quella più lungimirante, nonostante si sia sempre parlato di “intuizione” dell’imprenditore o di “sesto senso” dei capitani dell’industria, in realtà, se ben osservate, le grandi scelte imprenditoriali sono sempre state figlie dell’analisi dei dati, anche se “raccolti” in modo meno sistematico rispetto a quello che ci dicono oggi le più moderne discipline. Eccoci, dunque, a guardare i dati da un punto di vista più generale, un punto di vista che ci permetterà di ripensare a parole come intuizione, previsione, decisione.
Un punto di vista che ci permetterà di legare imprenditori, scienziati e data analyst.
Recentemente davanti a circa cento studenti di un liceo classico di La Spezia ho provato a dimostrare che la scienza, la fisica in particolare, è una disciplina speciale, l’unica a regalarci il potere della previsione. Riuscire a sintetizzare in una formula matematica una legge fisica di un moto di un corpo in caduta libera o di una nuvola che si sposta in atmosfera ci permette di sapere tutto sul futuro di quel dato corpo o di quella nuvola. Sapere tutto su un fenomeno significa sapere fare delle previsioni a breve o a lungo termine. Non è cosa da poco, anzi, quello che ci insegna la fisica va ben oltre la dinamica, la cinematica, l’ottica o la termodinamica: forse in pochi ci abbiamo pensato sui banchi di scuola durante le ore di fisica, ma molte scelte nella nostra vita sono basate su previsioni. Quando scegliamo una strada piuttosto che un’altra immaginiamo dove potrebbe portarci dopo 1 ora, 2 ore, 3 giorni, 8 mesi o 6 anni. Scegliamo perché immaginiamo e immaginiamo facendo previsioni: prevediamo, “vediamo” prima.
E ora torniamo ai dati. Galileo, Newton e gli scienziati che ancora oggi applicano il loro metodo, fondano la scrittura delle leggi matematiche dei fenomeni fisici sulla raccolta di dati e sugli esperimenti. Raccolgono dati, fanno delle misure, e poi scrivono equazioni matematiche che devono fittare con la campagna di raccolta dati successiva, svolta anche da altri.
Solo superata questa fase, la formula matematica diventa una legge, legge capace di prevedere in ogni tempo t il comportamento di quel fenomeno. I dati, solo questi, sono alla base del metodo scientifico e di tutta la scienza moderna.
Mi sembra di poter dire che i grandi scienziati sono quelli che riescono, prima degli altri, a tirar fuori una formula generale osservando un insieme di numeri, raccolti in laboratorio, che per altri non hanno (ancora) senso.
Ora permettetemi un volo pindarico e uno spill over che poi mi impegnerò a giustificare: i grandi imprenditori sono quelli che riescono, prima degli altri, a tirar fuori un prodotto osservando un insieme di numeri, raccolti dal mercato, che per altri non hanno (ancora) senso. Insomma, anche gli imprenditori, come gli scienziati, sono dei data analyst. In un mio libro dedicato all’innovazione scrivevo che i grandi innovatori e gli imprenditori lungimiranti sono persone che vivono profondamente il contesto. In quelle pagine cercavo di negare il mito del genio isolato, dell’illuminazione improvvisa e dell’Eureka. Qui lo ribadisco e allargo questo concetto, vivere il contesto significa raccogliere dati da esso, non dati in senso stretto ma umori, gesti, mode, comportamenti, prassi, punti di forza e criticità di una società o di un’organizzazione. Da lì, e solo da lì, parte quel virtuoso percorso che porta all’innovazione, ai nuovi prodotti e alla buona imprenditoria e, quello che a tutti sembra solo intuizione o sesto senso di un uomo geniale, in realtà è la restituzione (la sintesi) di un’analisi profonda di dati ambientali. Non voglio togliere la magia e il fascino delle scelte e delle azioni che cambiano la storia, dei grandi talenti imprenditoriali della storia, ma mi piacerebbe iniziare a trovare delle regole condivise per produrre anche nel nostro paese una nuova classe di imprenditori illuminati che utilizzino i dati per costruire il loro e il nostro futuro.
Raccogliere dati, sempre più dati, imparare a ordinarli e ad analizzarli, per poi provare a far sintesi in una formula, in una visione imprenditoriale o manageriale è l’unico modo per vivere e lavorare meglio nel futuro.