Presto vivremo in un mondo fatto di macchine. Pensieri sul futuro tra scenari apocalittici e ruolo degli umani
Ormai ci siamo: la nostra civiltà è ad un punto di svolta epocale, che ci porterà in un mondo nuovo che ben poco avrà in comune con quello che conosciamo. Questa volta il cambiamento sarà drastico, repentino, qualcosa cui molti faranno fatica o non potranno adeguarsi, perché la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale e, probabilmente, l’accesso agli strumenti che essa ci metterà a disposizione non sarà da subito alla portata di tutti, non soltanto in termini economici.
Centinaia di milioni di persone si ritroveranno a vivere in città intelligenti, nelle quali la tecnologia, le macchine e le loro intelligenze artificiali giocheranno un ruolo molto importante, forse addirittura cruciale, rispetto alla stessa sopravvivenza di queste enormi e complesse realtà, sempre meno facili da governare e da far funzionare senza l’aiuto della tecnologia.
La rete rappresenterà una gigantesca tela su cui potranno scrivere non più soltanto le persone, ma anche (forse soprattutto) le macchine, che lavoreranno ogni giorno miliardi di dati e li elaboreranno, regolando tutti gli aspetti e le necessità delle megalopoli del futuro, garantendo il loro funzionamento e la loro capacità di sostenersi.
Gli uomini saranno “ibridati” dalla rete, dalla tecnologia e dalle macchine e sarà sempre più difficile tracciare linee di confine, distinguere le intelligenze umane da quelle artificiali, capire con chi ci stiamo relazionando e distinguere il reale dal virtuale, la natura dalla tecnologia.
Non sarà un passaggio semplice.
La maggior parte degli esseri umani subirà questa rivoluzione e faticherà a comprenderne le dinamiche e il senso stesso. Molte attività lavorative non avranno più ragione di esistere, mentre altre si affacceranno ad un mondo che non riuscirà a gestirne la regolamentazione e la normativa, come sta già accadendo e come sarà sempre più inevitabile che accada.
Avremo automobili che si guideranno da sole, case in grado di gestirsi in modo autonomo, perché programmate per produrre e risparmiare energia, per impattare sempre meno sulla collettività, per aiutarci (o forse addirittura costringerci) ad adottare stili di vita e abitudini compatibili con il corretto funzionamento della città, nel rispetto delle esigenze di tutti e perseguendo il “bene comune”.
Città intelligenti, case intelligenti, internet degli oggetti, automazione e cibernetica, nuovi materiali e nuove tecnologie che, sempre più, saranno guidati da intelligenze artificiali, programmate per aggirare i limiti degli esseri umani, per contenere i loro errori e per regolarne la convivenza, i consumi, la fruizione delle risorse e degli spazi.
L’uomo farà sempre meno, perché le macchine sbagliano poco o nulla, hanno costi di gestione più bassi, collaborano tra loro e si comprendono senza nessuna esitazione o diffidenza, hanno più energie, sono più duttili e capaci di affrontare i cambiamenti e gli imprevisti, che nella maggior parte dei casi sapranno prevenire ed evitare.
Ma il trauma subito durante la prima e la seconda rivoluzione industriale, quando abbiamo iniziato a comprendere che le macchine ci avrebbero rimpiazzati sul lavoro e superati su molti fronti, è destinato ad essere ribadito in modo ancora più radicale.
Non si tratta più soltanto di mettere in discussione la nostra capacità di compiere azioni fisiche e lavori, ma anche quella di ragionare. Le macchine ci stanno raggiungendo anche sul piano dell’intelligenza, circostanza che attaccherà molte delle nostre convinzioni, costringendoci a reinventare un senso e un ruolo per l’umanità. Le nostre creazioni stanno per diventare creature autonome, in grado di relazionarsi tra loro e con noi, di avere un proprio punto di vista e una loro capacità di elaborare la realtà e di prendere delle decisioni.
Le macchine autoguidate, ad esempio, non passeranno mai con il rosso, non supereranno i limiti di velocità, non sorpasseranno in curva o in salita, non commetteranno scorrettezze o imprudenze, non sgommeranno per il gusto di sentire lo stridio delle ruote, non parcheggeranno in divieto; sapranno sempre quale percorso fare e non causeranno traffico e disagi alla circolazione.
Non sarà semplice per gli uomini accettare questo nuovo status e non sarà facile né immediato comprendere come ci si possa relazionare con le macchine, spesso in uno stato di subalternità, forse addirittura prendendo ordini da loro. Eppure questa prospettiva è imminente e molto più realistica di quanto si possa credere.