Presto avremo in tasca, o forse negli occhiali, il nostro motore di ricerca personalizzato
C’è un trend chiarissimo nel marketing del futuro. Il mantra che negli ultimi anni è rimbombato in rete, ricordandoci che “content is king”, farà sempre più i conti con un parametro fondamentale: quello del contesto, context, che già tutti concordano nel ritenere centrale, ma che sarà sempre più semplice da mettere a fuoco.
La rete sta cambiando rapidamente, infatti. Il focus non è più, e sempre meno sarà, quello della ricerca intesa in senso stretto, perché i contenuti stanno iniziando a raggiungerci prima ancora che noi li cerchiamo, in modo contestuale e in funzione dei nostri interessi.
Siamo soltanto all’inizio. Se analizziamo il percorso fatto negli anni dal web e dai suoi utenti ci rendiamo facilmente conto di come la search abbia cambiato forma e modalità, passando dai dispositivi fissi, collegati alla rete via cavo, a quelli mobili.
Già nel lontano 2010, quando in Italia c’era più o meno la metà degli iscritti a Facebook di oggi, Wired pubblicava un provocatorio articolo dal titolo Il web è morto, lunga vita a Internet, in cui indicava nelle app che oggi tutti utilizziamo i carnefici del web. In effetti quanto immaginato da Wired nel 2010 si è abbondantemente verificato, ma nel frattempo è successo anche altro. Verso la fine dello stesso anno, ad esempio, Google lanciò Instant, un nuovo sistema di ricerca in grado di suggerire agli utenti alcuni risultati in fase di digitazione della query search.
Questa scintilla ha dato il via all’escalation di Big G verso quella che oggi definiamo “predictive search”, ovvero la capacità da parte del motore di incrociare i dati in suo possesso per fornire dei suggerimenti o delle vere e proprie risposte senza che vi sia stata una domanda esplicita da parte dell’utente (queryless search).
Un altro importante fattore è rappresentato dalla geolocalizzazione. Anche su questo i motori, Google su tutti, stanno lavorando forte da diversi anni. L’avvento della rete mobile e dei dispositivi che ci consentono di navigarla ha reso possibile un livello sempre più accurato di localizzazione dell’utente, tanto che oggi Google è in grado di dare risultati di ricerca diversi a ogni minimo nostro spostamento sul territorio.
La sommatoria di questi e di altri fattori sta determinando un nuovo criterio da parte dei motori di ricerca, sempre più lanciati verso un approccio semantico che consentirà loro di comprendere il senso di quanto pubblicato in rete o di quello che gli utenti cercano, ma anche verso la dimensione sociale, a partire dai singoli individui.
A breve, ciascuno di noi avrà in tasca (o forse negli occhiali) il proprio motore di ricerca personalizzato, che fornirà risposte basate sui nostri gusti, interessi, posizione e su tutte le informazioni che avremo fornito, direttamente o attraverso la posta elettronica, il calendario, i social media, eccetera.
Di più. I motori di ricerca saranno sempre più parte integrante del sistema operativo dei nostri device, come vediamo già chiaramente sull’asse Google – Chrome – Android. Per semplificare, gli esseri umani stanno per avere accesso a un incredibile fattore di moltiplicazione delle loro capacità, della loro memoria e dei loro sensi. Un futuro che oggi è già praticamente realtà.
Ecco perché il marketing deve cambiare radicalmente e molto in fretta, comprendendo una volta per tutte che non si tratta più di spacciare prodotti e servizi, ma di mettere in moto nuove dinamiche e nuove modalità d’ingaggio e di relazione. Fare marketing sarà sempre più entrare nella vita delle singole persone e rendersi disponibili a offrire supporto, soluzioni e coinvolgimento, sfruttando l’enorme mole di dati provenienti dalla rete per essere presenti al momento giusto, nel luogo giusto e con quello che serve davvero.
Questo significa oggi principalmente una cosa: sfruttare tutti i canali e i mezzi della rete per instaurare relazioni e dotarsi di un sistema di intelligence e di social CRM in grado di incrociare in modo costante i big data con le informazioni dei singoli contatti, per anticiparne esigenze e aspettative.
Content sarà sempre king, ma senza context sarà un re senza corona e senza scettro, incapace di gestire un regno troppo complicato e vasto. Un impero in cui non tramonta mai il sole e nel quale le singole persone stanno acquisendo capacità aumentate che le mettono in grado di compiere scelte molto più accurate e sempre meno basate sul mero fattore economico.
Ecco perché le aziende devono imparare a utilizzare i canali della rete, oggi. Essi non sono altro che una palestra nella quale formarsi, instaurare e gestire relazioni e soprattutto raccogliere dati da sfruttare da subito in direzione mobile marketing, iniziando a prendere confidenza con questo nuovo modello.