Perché la sostenibilità sarà la prossima next big thing
The next big think sarà la sostenibilità. Ne è convinto Federico Marchetti, 52 anni, fondatore di Yoox Net-a-Porter, e-commerce della moda di lusso e unico unicorno italiano. Con unicorno in gergo si indicano le startup capaci di superare il miliardo di dollari di valutazione. Si chiamano così perché fino a qualche anno fa erano molto difficili da realizzare. Un mito. In Europa oggi ce ne sono una settantina, per lo più nate negli ultimi 15 anni. Yoox ha raggiunto lo status che certifica l’ingresso nel novero dei grandi nel 2015. Oggi che vale oltre 5 miliardi di euro ed è parte del gruppo Richemont (54+ miliardi di euro di capitalizzazione), Marchetti ha deciso di lasciare per dedicarsi alla sostenibilità.
“L’innovazione per un futuro sostenibile è la chiave per gli startupper per fare delle grandi aziende” ha detto Marchetti durante l’Italian Tech Week, evento dedicato all’innovazione organizzato dal gruppo GEDI. Oggi tutti parlano di sostenibilità; lui, Marchetti, ci crede dal 2008, quando ha lanciato il progetto Yooxigen, che spaziava dall’energia rinnovabile all’interno di tutti gli edifici dell’azienda alle auto ibride per i dipendenti fino a capi di moda sostenibile. “Vedo un incrocio magico fra sostenibilità e tecnologia” ha raccontato Marchetti, portando l’esempio del camerino virtuale all’interno dell’app di Yoox che consente all’utente di provarsi i vestiti, riducendo il numero di resi. E poi, una collezione di moda sostenibile basata sull’analisi dei dati delle vendite online. “Fra cinque anni spero di vedere qui un Elon Musk italiano nel campo della sostenibilità” ha detto Marchetti all’evento. L’Elon Musk vero, il fondatore di Tesla, SpaceX e diverse altre aziende innovative, alla manifestazione era presente e ha condiviso pienamente la convinzione che la sostenibilità possa essere the next big thing, rilanciando l’uso dell’energia solare (“Basterebbe un impianto da 200 chilometri quadrati per rifornire di energia tutta l’Europa”), l’eolico e perfino il nucleare, “meno pericoloso del carbone”: “Dobbiamo trovare il modo di produrre energia senza generare CO2 e senza inquinare – ha detto Musk – Anzi, magari ripulendo anche l’atmosfera”.
Elon Musk è il perfetto esempio di imprenditore che si è mosso nel magico cerchio. Come imprenditore, è considerato il successore di Steve Jobs, il fondatore di Apple e l’artefice della sua rinascita con iPod prima e iPhone poi. Dopo aver co-fondato PayPal, Musk ha deciso di colonizzare Marte fondando SpaceX. Il motivo, ha spiegato, é che se una calamità distruggesse la terra, o magari peggio ci pensassimo da soli, l’umanità avrebbe bisogno di traslocare da qualche altra parte. Venti anni dopo, i suoi razzi “economici” sono gli unici in grado di andare e venire dallo spazio. Tesla, l’azienda leader nel settore delle auto elettriche, è un progetto in cui Musk ha investito pochi mesi dopo la fondazione divenendone poi il CEO. L’ha fatto per “accelerare l’avvento dei veicoli elettrici e del trasporto sostenibile”. E così nel 2014 i brevetti di Tesla sono diventati Open Source. Nello stesso solco vanno Hyperloop, una specie di treno superveloce per sostituire l’aereo, e The Boring Company, un’azienda nata per scavare tunnel sotterranei così da liberare le città dalle auto, ridurre il traffico e di conseguenza lo smog. Dal lavoro di Tesla è nata Solar Roof, un tetto a pannelli solari che insieme a una batteria di backup (Powerball) consente di fornire energia a un’intera abitazione. Insomma, non è un forse un caso che Musk abbia preso il posto di Jobs, divenendo fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono creare imprese innovative.
A conferma del crescente interesse nella sostenibilità ci sono i dati. Dal 2015 a oggi i venture capital hanno quasi triplicato i propri investimenti in aziende del settore. La società di consulenza Alphabeta, che ha curato il report da cui abbiamo tratto questi dati, sostiene che esistano almeno 60 opportunità di crescita per le imprese con un valore collettivo stimato superiore a 12 trilioni di dollari all’anno negli anni ’30. Opportunità che potrebbero portare a circa 380 milioni di posti di lavoro entro l’inizio della prossima decade, per il 90 per cento nei paesi in via di sviluppo.
I numeri però non sono sufficienti a giustificare l’ottimismo. Lo è forse di più questa riflessione di Simone Beckerman, fondatore di Depop, una specie di Instagram al cui interno gli utenti, per lo più under 26, vendono e comprano capi vintage: “Nel 2011 ho scommesso che le nuove generazioni avrebbero voluto comprare sempre più capi vintage, usati oppure nuovi, ma prodotti da aziende che avessero a cuore la sostenibilità”. Depop, che è di base a Londra, è divenuto un unicorno pochi mesi fa in seguito all’acquisizione da parte dell’americana Etsy per 1,6 miliardi di dollari. “La nostra generazione di sostenibilità ne parla solo – dice Beckerman, 44 anni – I giovani invece la vivono già”. Ed è proprio questo che ci fa credere, e sperare, che next big thing possa essere davvero la sostenibilità. D’altra parte, come ha detto Musk nel suo intervento all’Italian Tech Week, “Meglio essere ottimisti e avere torto ogni tanto che essere pessimisti e avere ragione. Il modo migliore per prevedere il futuro è costruirlo”.