Over Screen time, quando la tecnologia fa male ai bambini
Sempre più studi stanno dimostrando che l'utilizzo precoce e assiduo dei dispositivi dotati di schermi creano danni importanti nello sviluppo dei bambini.
Sono ormai diventati succedanei di genitori, baby sitter e amichetti, stiamo parlando degli smartphone, dei tablet e più genericamente degli schermi digitali. I bambini passano sempre più tempo in “compagnia” di un dispositivo elettronico piuttosto che interagire con il mondo esterno e purtroppo questa abitudine genera non pochi problemi.
Sono sempre più le ricerche che evidenziano proprio come l’eccessivo utilizzo di questi dispositivi abbia una diretta conseguenza sulla salute dei più piccoli. Uno studio su larga scala dall’University of Queensland, in Australia, e dalle Queen’s University e University of Ottawa in Canada ha dimostrato che bastano solo due ore di utilizzo degli schermi per sviluppare conseguenze tutt’altro che banali. PC e telefoni cellulari, usati anche solo per vedere contenuti multimediali, aumentano il rischio di disturbi psicosomatici dell’84% nei ragazzi e del 108% in più nelle ragazze.
A confermare questi risultati c’è anche la ricerca dell’Università Shanghai Jiao Tong, pubblicata sulla rivista scientifica Jama Pediatrics, che ha riscontrato un legame diretto tra il tempo passato davanti a uno schermo e la riduzione delle attività cognitive dei più piccoli. Il team di esperti ha monitorato 152 bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni di età divisi in tre gruppi esposti agli schermi in modo differente.
I risultati lasciano pochi dubbi sulle conseguenze: i gruppi di bambini con un uso intensivo dei display mostrano un deficit di abilità cognitive fino all’8% in più rispetto a ragazzini più moderati. L’impatto maggiore si registra nella memoria di lavoro, la velocità di ragionamento e la comprensione verbale.
Non è quindi un caso che le insegnanti delle scuole elementari riscontrino un crescente numero di bambini con problemi di dislessia, di apprendimento e con una scarsa capacità a mantenere l’attenzione in classe. In particolare sembra che la mancanza di concentrazione possa essere legata proprio all’utilizzo dei dispositivi touch.
Questo fenomeno, noto come “over screen time”, colpisce in modo particolare i bambini. Gli esperti del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center hanno constatato una evidente modifica del cervello dei più piccoli, in particolare una riduzione della materia bianca che rappresenta la rete di comunicazione interna dell’organo.
L’eccessiva esposizione agli schermi potrebbe essere responsabile inoltre di altre alterazioni non del tutto confermate da evidenze scientifiche, ma riscontrate comunque nei casi di over screen time come: problemi legati alla qualità del sonno, all’aumento di peso e disturbi alla vista. In alcuni casi si registrano anche questioni comportamentali, soprattutto il rischio di isolamento dei più piccoli dalla vita reale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità detta alcune importanti linee guida: niente tablet, smartphone e TV sotto i due anni, dopo i 24 mesi di età al massimo 1 ora di esposizione ai display fino ai 4 anni. Ma è bene considerare anche un altro interessante elemento come sottolinea il pediatra Michael Rich.
“Non è per quanto tempo utilizziamo gli schermi che conta davvero; è come li stiamo usando e cosa sta accadendo nel nostro cervello in risposta”, dice il medico direttore del Center on Media and Child Health presso il Boston Children’s Hospital, professore associato di pediatria presso HMS e professore associato di scienze sociali e comportamentali presso la Harvard TH Chan School of Public Health.
Il cervello umano in crescita costruisce costantemente connessioni neurali mentre elimina quelle meno utilizzate, e secondo Rich, l’uso dei media digitali gioca un ruolo attivo in questo processo. Gran parte di ciò che accade sullo schermo fornisce una stimolazione “impoverita” del cervello in via di sviluppo rispetto alla realtà. I bambini hanno bisogno di un gamma diversificata di esperienze online e offline, inclusa la possibilità di far vagare la mente.
“La noia è lo spazio in cui si manifestano creatività e immaginazione”, afferma il professor Michael Rich. Tocca a noi cogliere queste indicazioni e proteggere in primis i nostri bambini, ma anche noi stessi, gli adulti non sono infatti indenni dalle conseguenze dell’over screen time.