Nella nostra piccola grande Italia, curiamo i dettagli ma coltiviamo la libertà
Un obiettivo che guida tutta la mia vita è quello di creare luoghi di armonia. L’armonia è il massimo del benessere, l’armonia si trova a un passaggio in più dalla sintonia. Mentre la felicità è una forma di benessere egoista l‘armonia è una forma di benessere proattiva, è la felicità insieme agli altri, è bellezza. La bellezza che è patrimonio del nostro paese, una bellezza visibile, che si tocca e che comincia dalla biodiversità, dall’immensa varietà di organismi vegetali e animali. Ogni diversità ci mette in una condizione psicologica di meraviglia, perché ci permette di meravigliarci di ciò a cui assistiamo. La meraviglia è il dubbio, il contrario della certezza. Ci mette di fronte alla nostra umanità, ci ridimensiona e ci fa sentire piccoli, al cospetto di qualcosa di tanto grande. Bellezza e armonia che, per esempio, fanno rima con vino, vino che è pura poesia perché unico prodotto che unisce la terra al cielo.
La grandezza di un vino dipende dal terreno e dal lavoro dei contadini, ma anche dal cielo, ovvero dal clima e dalle stagioni; è il risultato supremo di amore, speranze, paure, entusiasmo e creatività, errori, successi, godimenti e sacrifici, fisica e metafisica, filosofia e azione, fraternità e orgoglio. Ma la bellezza è anche diventare grandi. La bellezza sta nel sapere replicare le atmosfere, atmosfere che necessitano di armonia, armonia che può arrivare solo dal dubbio. Il dubbio, tipico di chi è disposto a mettere in discussione i suoi pensieri e le sue idee, riporta all’armonia. Chi non ha disponibilità a cambiare idee vive una piccola vita. Mi capita spesso di pensare al fatto che noi italiani siamo l’uno per cento del pianeta, ma per una serie di circostanze siamo considerati i più “fighi”. Siamo disistimati come senso civico, ma adorati per la nostra qualità della vita; dobbiamo esportare bellezza: agroalimentare, moda e design, industria manifatturiera di precisione, arte e cultura ritrovando la semplicità.
Purtroppo molti italiani hanno perfezionato la narrazione della lamentela e la amplificano, questo non fa bene e ritarderà lo sviluppo ma la crescita sarà obbligata, senza dubbio. Bisogna tornare a curare i dettagli senza lasciare nulla all’improvvisazione ma lasciando libertà di movimento al genio che è proprio della nostra cultura e della nostra popolazione. La bellezza salverà l’Italia, ne sono convinto.