Nomadi digitali: inseguire la tecnologia alla ricerca della libertà
Avete mai sentito parlare dei nomadi digitali? Sono tutte quelle persone che per guadagnarsi da vivere usano le tecnologie di comunicazione e conducono una vita senza fissa dimora. Sono individui che si spostano da un paese all’altro, spesso in nazioni non di appartenenza e che usano per lavorare da remoto bar, biblioteche pubbliche, spazi di co-working e coliving. Quindi si può lavorare ovunque se si dispone di Internet, giusto? Allora, perché non sfruttare questa opportunità?
Queste sono le domande che mi sono fatto più di una volta quando sono partito per gli Stati Uniti e il Centro America a riempirmi di ispirazione per creare poi Casa Netural ed è la stessa domanda che si fanno molte persone che arrivano a Matera a vivere con la community che ho creato negli ultimi quattro anni. Oggi sempre di più si può curiosare in giro, partecipare a iniziative create da diverse comunità e generare per se stessi nuove opportunità! Spesso la vita di routine annoia, appiattisce la creatività, gli stimoli e nonostante molti abbiano un lavoro economicamente valido o con posizioni di prestigio decidono di lasciare tutto per cambiare vita e mettersi in moto, mantenendosi con lavori fondamentalmente legati al web e al digitale, da poter dunque svolgere ovunque.
Questo è il caso di Colin Wright: imprenditore, scrittore e speaker internazionale, dal 2009 viaggia a tempo pieno trasferendosi in un nuovo paese ogni quattro mesi; la sua casa è determinata dai voti dei lettori del suo blog. Pieter Levels ha addirittura creato dodici startup girando il mondo in dodici mesi e alla fine grazie alla sua esperienza e analizzando i bisogni dei nomadi digitali ha creato Nomad List, una piattaforma dove trovare le città dove meglio vivere e lavorare da remoto. Quindi dove andare a vivere? Dove trasferirsi? Quali città offrono i maggiori benefici? Città ma anche community da incontrare come quella di Impact Hub Siracusa e progetti di coliving in cui vivere come Roam e Nomad House. Ma ora sta crescendo un nuovo movimento, quello dei nomadi digitali che si spostano in camper o van. Sono quelli che cercano gli “antenna-people” (definizione di Erika Claessens, giornalista francese, per persone aperte, curiose e visionarie in luoghi fuori dal normale), quelli che combinano una vita poco costosa con una sensazione di libertà assoluta, quelli che seguono una buona connessione internet e sono alla ricerca di community accoglienti con cui condividere un pezzo di vita.
Il mondo del lavoro sta sempre più cambiando, il numero dei nomadi digitali sta crescendo (nel 2035 secondo Pieter Levels saranno un miliardo) quindi, partendo da queste esperienze, perché non immaginiamo di creare un “Erasmus on wheels”, un progetto di educazione nomade? Creare una palestra su ruote dove imparare nuovi strumenti, apprendere contenuti, sperimentare un nuovo stile di vita, incontrare community ed entrare in contatto con persone interessanti e imprese visionarie renderebbe il sistema sempre più aperto, aumenterebbe gli scambi e quindi le opportunità.