Nell’emergenza si impara a essere creativi
La creatività nasce dalla necessità, lo ripeto da tempo. Ogni “invenzione creativa” nell’ambito tecnologico, scientifico, ma anche artistico o sociale, è nata da un bisogno, da un’esigenza che, ad un certo punto, è diventata improcrastinabile. “Niente è più forte di un’idea – diceva Victor Hugo – il cui tempo sia venuto”.
In questi mesi di emergenza sanitaria, sono emersi diversi problemi che, in alcuni casi, hanno mostrato tutta la loro drammaticità. Ciò che caratterizza le persone creative è la capacità di affrontare le sfide quotidiane con curiosità, immaginazione e determinazione (ne parlo nel podcast “Creatività al lavoro”). Di fronte a problemi urgenti e gravi, queste persone si domandano: “Che cosa posso fare, con ciò che ho a disposizione, per risolvere questa situazione?”.
Molte persone creative hanno dato vita, nelle scorse settimane, a innovazioni che hanno risolto problemi importanti, in modo efficiente e creativo.
Una maschera respiratoria (da una maschera per snorkeling)
Una delle storie di innovazione più note è quella di Cristian Fracassi che, con il suo team Isinnova, ha trasformato una maschera da snorkeling in una maschera respiratoria. Anche questa idea è nata da una necessità: un ospedale lombardo aveva difficoltà a reperire le valvole per la miscelazione dell’ossigeno, perché il fornitore abituale non era più in grado di consegnarle (a causa dell’incremento delle richieste). L’ospedale, allora, si è rivolto ad Isinnova, una società di consulenza che, tra i vari servizi, fornisce anche la realizzazione di prototipi in 3D. La società ha accolto la richiesta dell’ospedale e ha stampato in 3D circa 100 di queste valvole “Venturi”. Questa operazione le ha dato una certa notorietà e, poco dopo, è stata contattata dal dott. Renato Favero, un medico in pensione, che ha individuato un altro fattore critico nei caschi della ventilazione assistita. Il dott. Favero ha incontrato i ragazzi di Isinnova, gli fa fatto una “lezione” su come il virus Covid19 attacca i polmoni, sulle problematiche della polmonite bilaterale, e poi ha chiesto loro di aiutarlo a creare delle maschere per la respirazione da usare nella terapia sub-intensiva.
Visto che non c’era il tempo per creare (e per testare) un prototipo da zero, hanno cercato un prodotto esistente da cui partire. Nell’innovazione, così come nell’ideazione creativa, non è necessario inventare tutto da zero, ma è possibile “sfruttare” delle idee già esistenti.
Dopo una veloce analisi, i ragazzi di Isinnova hanno deciso di utilizzare una maschera da sub, la “Easybreath” prodotta da Decathlon, e di modificarla per trasformarla in una maschera per la respirazione. Hanno disegnato e stampato in 3D un nuova valvola, chiamata “Charlotte”, che consente di collegare la maschera ai ventilatori polmonari e al distributore di ossigeno dell’ospedale. La valvola (se te lo stai chiedendo) è stata chiamata “Charlotte” in onore di Carlotta, la moglie Cristian Fracassi.
La storia della maschera “EASY COVID19” è apparsa su diversi giornali e tv, e le istruzioni per stampare in 3D queste valvole sono stati diffusi gratuitamente on line e nella rete dei FabLab. La cosa più interessante, però, è che questa idea sta avendo un’evoluzione molto più ampia.
I ragazzi di Isinnova hanno avviato un nuovo progetto che si chiama “3D CONTRO L’EMERGENZA” (3D AGAINST THE EMERGENCY). L’ispirazione nasce da un famoso proverbio cinese, che dice: “Se dai ad un uomo un pesce lo nutrirai una volta, se gli insegni a pescare lo nutrirai per tutta la vita”.
L’obiettivo del progetto è raccogliere fondi per mandare un kit completo nei Paesi in via di sviluppo, in modo da renderli autonomi nella produzione di valvole e di altri oggetti. Ogni kit è composto da una stampante 3D, bobine di PLA (che è il materiale usato per stampare), set di pezzi di ricambio per la stampante, un manuale d’istruzioni, i file con i prototipi pronti da stampare e materiale sanitario (come mascherine, guanti, ecc.).
Mascherine trasparenti per non udenti
Un’altra storia interessante è quella di Ashley Lawrence, una ragazza di ventun’anni, che studia “Education for the Deaf and Hard of Hearing” (Formazione per non udenti e ipoudenti) alla Eastern Kentucky University.
Lavorare con persone non udenti rende Ashley particolarmente sensibile alle loro esigenze e si rende subito conto che, per chi ha problemi di udito, la mascherina diventa un vero e proprio ostacolo per interagire con il mondo esterno.
Molte persone raccontano ad Ashley le loro difficoltà nel fare la spesa o nell’acquistare le medicine senza riuscire a leggere le labbra dell’interlocutore. Negli ospedali, poi, la situazione diventa drammatica: al Pronto Soccorso, senza un addetto che conosce il linguaggio dei gesti, i pazienti non udenti si trovano ad aspettare per ore, completamente isolati da qualsiasi comunicazione.
Il problema è che le mascherine, obbligatorie e necessarie per motivi sanitari, rendono impossibile, alle persone non udenti, leggere il labiale. Cosa fare allora?
Ashley Lawrence ha un’idea creativa: creare delle mascherine che abbiano una parte trasparente all’altezza della bocca; in questo modo, la protezione è assicurata e le persone non udenti riescono a leggere il labiale. Si è messa subito all’opera e, con l’aiuto della madre, ha cominciato a cucire e a spedire, gratuitamente, le mascherine “trasparenti” alle persone non udenti. La sua iniziativa ha fatto il giro del web e Ashley è stata intervistata in diversi Telegiornali. Visto l’aumento delle richieste, ha deciso di lanciare una raccolta fondi per acquistare altri materiali e continuare il suo progetto.
In queste settimane sta studiando un secondo modello di mascherina, pensato per chi ha apparecchi acustici e impianti cocleari. Questo modello avrà un chiusura diversa (sul collo o dietro la testa) in modo da lasciare libera la zona delle orecchie.
Un respiratore automatico (azionato da un carrello cinematografico)
Andrea Falcucci è un ingegnere e lavora alla SmartSystem, azienda di Fano (in provincia di Pesaro e Urbino, una delle province più colpite dal Coronavirus), specializzata nella produzione di sistemi di movimentazione di videocamere.
Che cosa c’entra un’azienda che lavora, con successo, nell’ambito cinematografico con l’emergenza sanitaria?
La SmartSystem ha messo a punto un dispositivo che è in grado di azionare, in modo meccanico, un pallone Ambu (acronimo di Auxiliary Manual Breathing Unit), un pallone autoespandente che viene usato per supportare l’attività respiratoria.
L’idea creativa di Andrea Falcucci è stata quella di collegare un piccolo carrello cinematografico ad un pallone Ambu, creando una specie di pinza meccanica in grado di azionare il ventilatore, lasciando completamente liberi gli operatori. “Il progetto – ha affermato Falcucci – ha l’obiettivo di aiutare il personale medico e infermieristico nel momento in cui è chiamato a intervenire su un paziente con un respiratore manuale”.
Questo dispositivo è molto utile visto che ha dimensioni ridotte, è dotato di una batteria ed è configurabile (anche da smartphone) per variare intensità e la frequenza dei cicli di ventilazione.
Che cosa possiamo imparare da queste storie di creatività “straordinaria”?
Ecco qualche suggerimento:
Comprendere il problema
può succedere che ci rendiamo conto per primi di un problema (come nel caso di Ashley Lawrence) o che ci venga presentato da altri: l’importante è avere chiara la sfida da affrontare.
Cambiare punto di vista
dimenticare, per un momento, l’utilizzo consueto che facciamo di uno strumento e domandarci: “In che modo potrei impiegare questo oggetto?”
Combinare le idee
non è necessario inventare tutto da nuovo, a volte non ne abbiamo il tempo o le risorse, ma è importante riuscire a combinare e integrare alcune buone idee già esistenti.
I periodi di crisi, come quello attuale, rappresentano, oltre a indiscusse difficoltà, anche stimolanti opportunità per attivare le nostre abilità creative. “È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie” – affermava Einstein – “Chi supera la crisi supera se stesso.”