Menguzzato, fondatrice di GasGas: “L’impresa è come una birra bionda: serve tenacia e limpidezza”
Due volte imprenditrice: nel settore della ricarica dei veicoli elettrici grazie a un doppio crowdfunding e della birra artigianale 620 passi. Due volte appassionata nel cambiare il business in direzione della sostenibilità. E sempre pronta al confronto: anche con i falsi miti della mobilità elettrica.
Stefania Menguzzato ha grinta e una passione straordinarie. Ha messo in piedi due imprese davvero innovative: GasGas, community di ricarica per le auto elettriche, e il birrificio artigianale 620 passi in provincia di Udine, rilevato assieme a un gruppo di amici. L’abbiamo incontrata per parlare in esclusiva su Centodieci dell’oggi e del domani.
Stefania, decarbonizzazione se ne parla tanto. Perché hai deciso di co-fondare GasGas e che cos’è?
«GasGas è una PMI innovativa attiva dal 2021, con sedi a Milano e Udine. È stata fondata insieme a me da Alessandro (Vigilanti, ndr.) e Francesco (Zorgno, ndr.), imprenditori e professionisti che hanno lungamente operato nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. GasGas è un operatore indipendente che si inserisce nella filiera dei servizi di ricarica per veicoli elettrici come CPO (Charging Point Operator, ndr.), ovvero un soggetto che eroga il servizio di ricarica agli utenti finali (guidatori di vetture elettriche) e che investe, installa e gestisce la propria infrastruttura di ricarica. Abbiamo fondato questa società perché crediamo che la mobilità elettrica sia un asset strategico per gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2050 e perché noi stessi, essendo EV driver (electric vehicle, ndr.), vogliamo fare la nostra parte per la lotta al cambiamento climatico».
Tra i temi di cui si discute c’è quello dell’infrastruttura di ricarica: a che punto siamo in Italia, siamo messi bene o male?
«Seguendo con attenzione l’andamento del mercato della mobilità elettrica, posso dare qualche numero. Secondo fonti dell’associazioni MOTUS-E, le auto elettriche circolanti in Italia al 31 marzo 2023 sono oltre 180 mila, con le immatricolazioni full electric nel mese di marzo che stanno facendo registrare il record storico di immatricolazioni BEV (battery electric vehicle, ndr.) del primo trimestre dell’anno. Anche le infrastrutture di ricarica sono in netto aumento, con un nuovo record di punti di ricarica installati, che ormai hanno un ritmo superiore ai 300 a settimana e il totale nazionale che vola oltre quota 41 mila. Il trend è in aumento e si stima che al 2030 saranno necessari almeno 70 mila punti di riconsegna installati per soddisfare l’esigenza di mobilità elettrica. GasGas è in corsa proprio per raggiungere questi obiettivi: siamo fra i pochi operatori indipendenti che operano attraverso i capitali raccolti con i due crowdfunding di successo che abbiamo lanciato nel 2021 e nel 2022. Di strada da fare ce n’è ancora molta, ma oggi possiamo dire che la nostra expertise ci condurrà sicuramente ai nostri traguardi, magari aprendo le porte a nuove partnership che potranno aiutarci a crescere finanziariamente e strutturalmente per rimanere saldamente sul mercato, in cui siamo oggi molto ben posizionati».
Sul fronte dei falsi miti sulla mobilità elettrica, quali sono quelli relativi alle batterie?
«Purtroppo, posso confermare che sul mondo della mobilità elettrica c’è davvero poca conoscenza e tanta disinformazione. Ci sono molti falsi miti che girano, in particolare relativamente alla convenienza economica, alle esigenze di spostamento, alla carenza di infrastrutture di ricarica, all’inefficienza della rete elettrica, per esempio. Sono falsi miti che attanagliano e distorcono la percezione di questo settore, che invece rappresenta, al momento, quello più sostenibile per l’abbattimento della C02 nell’ambito dell’automotive. Il tema delle batterie è uno di quelli più delicati, ma posso senza dubbio affermare che la batteria di un’auto elettrica ha una durata molto lunga nel tempo e che la sua sostituzione non avverrà prima di una decina di anni e saprà garantire tanti chilometri di viaggio. Non dimentichiamo che le batterie al giorno d’oggi sono già in un circuito di riutilizzo e di rigenerazione e, pertanto, l’uso di materie prime per la loro costruzione sarà sempre minore. Inoltre, voglio sottolineare che il quantitativo di batterie stilo, ministilo o di altro tipo che si portano in ecopiazzola (o peggio si abbandonano sul territorio) è enormemente più alto e impattante».
Hai dato vita, assieme ad altri imprenditori che si occupano di economia circolare, alla birra “a passi zero”, 620 passi… Qual è la visione di questa splendida iniziativa nata in provincia di Udine?
«Beh, questa è davvero un’iniziativa nata dalla passione per la birra. Ci siamo ritrovati, insieme a un team di colleghi a rilevare un piccolo brew pub, proprietario di alcune ricette di ottima birra artigianale denominata “620 passi”: 620 passi erano un tempo necessari a percorrere le antiche mura di notte di Marano Lagunare. Ora questo brew pub è stato ceduto perché ci siamo concentrati sulla costruzione, sull’avviamento e sulla gestione di uno stabilimento produttivo a Gorgo di Latisana in provincia di Udine, dov’è collocata l’intera catena di produzione e di imbottigliamento. Produciamo diverse tipologie di birra: una bionda, una ipa (India Pale Ale, ndr.), una rossa, una blanche e una scura, prodotte artigianalmente con ingredienti acquistati rigorosamente in Italia».
Come 620 passi sta scalando il mercato?
«Ora il birrificio ha cinque dipendenti e un management esperto che guida il team operativo. Il fatturato è stato triplicato e sono stati messi a portafoglio diversi grossi clienti nella grande distribuzione e nel settore dell’Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café, ndr.). Presto dovrebbero arrivare nuove buone notizie, perché abbiamo fatto l’application con un grosso nome della grande distribuzione. Questo ci permetterà di scalare ancora e portare la nostra buonissima birra negli scaffali di molti supermercati in Italia, non dimenticando che comunque si può facilmente comprare sul nostro sito Internet».
Da ultimo, se fare impresa nel 2023 fosse una birra, quale sarebbe?
«Fare impresa nel 2023 sarebbe per me “una birra bionda”, un’Arsura come la chiamiamo noi. Perché ci vuole tenacia e limpidezza anche negli affari, non dimenticando di mantenere alti i valori della tradizione e dell’innovazione caratteristici della nostra italianità».