Mangiare insetti in Italia e in Europa: ora si può. 7 cose da sapere
Si scrive Novel Food si legge… Insetti da mangiare. Il 3 maggio il Comitato permanente per piante, animali, alimenti e mangimi della UE ha espresso parare favorevole all’immissione sul mercato di insetti ad uso alimentare. Una piccola rivoluzione alimentare di cui (forse) vedremo gli effetti negli anni a venire. Ma cosa significa davvero mangiare insetti in italia?
Niente mosche nel piatto
“Cameriere, c’è una mosca nel piatto…”. Chi pensa che ci ritroveremo a degustare mosche come in una vecchia barzelletta, sbaglia. Sebbene in alcuni paesi la dieta a base di insetti si spinga oltre l’immaginabile, in Europa per i primi tempi dovremo accontentarci (si fa per dire) del Tenebrio Molitor, la tarma della farina. A seguire potrebbero spuntare nel menù anche grilli e qualche altra specie: attualmente ci sono “solo” 11 domande per insetti commestibili soggette a una valutazione della sicurezza da parte dell’EFSA (European Food Safety Authority). Dunque è difficile che inforcheremo spiedini di scorpione.
Gli alimenti a base di insetti
Il Novel Food europeo a base di insetti non dovrebbe rappresentare una sfida eccessiva al gusto corrente. È vero, qualcuno non vede l’ora di proporre piccoli insetti da sgranocchiare. Ma chi opera nel settore da anni preferisce utilizzare gli insetti come ingrediente invisibile per preparazioni alimentari come hamburger, barrette energetiche, snack e pasta. Per capire quali prodotti potrebbero arrivare sugli scaffali del supermercato basta guardare ciò che già è reperibile nei vari paesi europei, che finora hanno agito a livello locale. Tra i “big”, la spagnola Entogourmet (Spagna), per esempio, punta su pasta e farina a base di grilli. La Protifarm (Paesi Bassi) propone proteine il polvere e un tofu a base di insetti. La Micronutris è famosa per barrette energetiche e, in onore alle origini francesi, anche per i Macarones al sapore di grillo. Solo la svizzera Essento per ora osa e propone insetti interi in forma di snack (da aperitivo).
Più insetti (da mangiare) per tutti
Si stima che tra Asia, Sud America e Africa vengano consumate abitualmente circa 2000 specie di insetti. Nei mercatini tailandesi non è difficile ritrovarsi davanti a vassoi colmi di cavallette fritte croccanti e in Giappone le larve di vespa (mangiate vive) sono una prelibatezza. In Europa non siamo così avanti anzi, secondo un sondaggio dell’Organizzazione europea dei consumatori, solo il 10% delle persone sarebbe disposto a sostituire la carne con gli insetti. Ma dopo il 3 maggio qualcosa potrebbe cambiare, al punto che secondo alcune previsioni entro il 2027 il mercato degli insetti potrebbe raggiungere i 4,6 miliardi di dollari. Ad agevolare il cambiamento sarebbero la disponibilità di novel food negozi e il marketing. Ma, avverte Peter Alexander, ricercatore in sicurezza alimentare presso l’Università di Edimburgo, ci potrebbe volere un po’ di tempo per introdurre il consumo di insetti. “La percezione del cibo da parte delle persone cambia, ma lentamente”. E fa l’esempio dell’aragosta, che per molti anni era considerata un alimento indesiderabile al punto da venire servita nelle carceri, prima di diventare un cibo gourmand. “Ce n’era così tanta che c’era una legge che vietava alle persone di dare da mangiare aragoste ai prigionieri più di due volte a settimana”.
I benefici alimentari degli insetti
L’idea di mangiare insetti trova sostenitori anche nel mondo scientifico. “Gli insetti sono altamente proteici” – spiega il nutrizionista Marco Ceriani, che in occasione dell’EXPO creò un panettone a base di farina di baco da seta: il Panseta. “Si tratta di proteine nobili, ricche di aminoacidi che generano meno intolleranze di quelle del latte. Usate come farine base di altri cibi non hanno un sapore sgradevole. Tarme e grilli, per esempio, sanno di vaniglia e nocciola”.
Un’alternativa sostenibile alla carne
Oltre a essere un cibo nutriente con un alto contenuto di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali, gli insetti sono visti con favore da organizzazioni come la FAO per la loro sostenibilità. Allevare insetti richiede solo una piccola parte della terra, dell’energia e dell’acqua necessarie all’agricoltura tradizionale: questo potrebbe liberare vasti tratti di terra che sono attualmente utilizzati per allevare animali e produrre mangimi per il bestiame, con un’impronta di carbonio significativamente inferiore. Secondo uno studio dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, i grilli producono fino all’80% in meno di metano rispetto alle mucche e 8-12 volte meno ammoniaca rispetto ai maiali. Il metano è un gas serra che, sebbene di breve durata nell’atmosfera, ha un impatto sul riscaldamento globale 84 volte superiore alla CO2 (in un periodo di 20 anni). L’ammoniaca è un inquinante atmosferico che causa acidificazione del suolo, inquinamento delle acque sotterranee e danni all’ecosistema.
Inoltre gli insetti crescono, raggiungendo la maturità in pochi giorni, piuttosto che in mesi o anni come il bestiame, e sono da 12 a 25 volte più efficienti nel convertire il loro cibo in proteine. I grilli, sempre loro, hanno per esempio bisogno di 6 volte meno mangime dei bovini, 4 volte meno delle pecore e 2 volte meno dei maiali. Tale efficienza nasce dal fatto che sono a sangue freddo e quindi consumano meno energia per mantenere il calore corporeo.
Mangiare insetti è sicuro?
In Europa l’arrivo del novel food non avrà il carattere di una liberalizzazione. Prima che un prodotto possa essere immesso sul mercato comune, è infatti necessaria una rigorosa valutazione scientifica da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Gli insetti non fanno eccezione: verranno fatti controlli per verificare che siano allevati in modo sicuro per i consumatori e adeguatamente etichettati, in modo che non finiscano nel piatto a nostra insaputa (come la mosca della barzelletta, ndr).
Il fattore disgusto
Tutti i possibili vantaggi del mangiare insetti però si scontrano col fattore disgusto. Secondo Giovanni Sogari, ricercatore dell’Università di Parma: “Ci sono ragioni cognitive derivate dalle nostre esperienze sociali e culturali, il cosiddetto ‘fattore schifo’, che rendono il pensiero di mangiare insetti repellente per molti europei. Con il tempo e l’esposizione tali atteggiamenti possono cambiare”. Secondo Sagari la migliore proposta commerciale resta quella di macinare gli insetti in polvere e includerli negli alimenti trasformati, piuttosto che servirli interi come spuntino. Diversi chef, anche famosi, concordano con questa valutazione. Del resto tutto sta nel superare la diffidenza iniziale. Lo ha ammesso anche l’attrice Angelina Jolie, sorpresa qualche anno fa a sgranocchiare insetti insieme ai figli in Cambogia. “Si inizia con i grilli e poi si finisce… a mangiare tarantole”, ha spiegato agli increduli giornalisti della BBC.