Le lezioni di San Francisco per il nostro self-improvement
Con questo secondo articolo della serie dedicata alle città e ai loro caratteri specifici da cui trarre ispirazione per la vita personale e professionale ci spostiamo a San Francisco.
Frisco, città che per prima ha iniziato a identificare i propri quartieri con gli acronimi. SoMa ad esempio, il nuovo cuore della tecnologia South of Market, dove ogni giorno nasce un nuovo club alla moda, apre un nuovo showroom di design e dove nei giorni di campionato si riuniscono i tifosi dei Giants, il cui stadio è proprio in questo quartiere. Da qui ai newyorkesi SoHo (South of Houston Street), NoHo (North of Houston Street), TriBeCa (Triangle Below Canal Street) il passo è breve.
Qual è una delle maggiori attrazioni turistiche di San Francisco? Un parco divertimenti? Una splendida spiaggia? No. Un carcere. Anzi, “il” carcere. Per visitare Alcatraz è necessario prenotarsi con molto anticipo, la lista d’attesa è quasi infinita. Ogni anno più di 1,3 milioni di visitatori approdano sull’isola per visitare il carcere di massima sicurezza da cui Clint Eastwood, nei panni di Frank Morris, evade in Fuga da Alcatraz. Chiuso nel 1963 a causa dell’eccessivo costo di mantenimento, il carcere fu aperto al pubblico dieci anni dopo ed è attualmente gestito dalla National Park Service.
Altro luogo oggi turistico ma che ha visto in passato tempi movimentati è il quartiere più antico della città, Mission. Teatro di proteste politiche, distretto povero e multiculturale, oggi Mission District offre ai visitatori negozietti e botteghe caratteristici. Ma offre soprattutto una gran quantità di opere d’arte a cielo aperto. A partire infatti dal muralista Diego Rivera che nel 1940 regalò alla città il celebre affresco Pan American Unity, una schiera di artisti ha reso Mission uno dei quartieri a più alta concentrazione di graffiti e murales al mondo. Un linguaggio efficace per veicolare temi sociali e critica politica, con radici strettamente intrecciate all’origine “chicana” di buona parte dei suoi abitanti e alle iniziative artistiche a questi connessi, promotrici di forme di attivismo politico e sociale attraverso la pratica muralista (vedi appunto il movimento del muralismo nato in Messico e poi diffusosi negli Stati Uniti).
Cosa ci insegnano questi elementi?
– Innanzitutto che occorre a volte cambiare il nome delle cose per trovare nuovi stimoli. Creare acronimi fantasiosi che suscitino curiosità. Puoi cominciare dal dare nuovi nomi alle attività di ogni giorno, alla tua stessa professione. Perché continuare a chiamarsi impiegato o libero professionista?
– Le vicende di Alcatraz ci insegnano che raccontare una storia paga, soprattutto se si inserisce nella Storia con la s maiuscola. In Italia sottovalutiamo il potere della storia, e ne abbiamo parecchia! Non parlo solo del prodotto-Italia, ma anche della tua azienda. Se hai un’attività commerciale in città perché non collegarla maggiormente alla storia del quartiere, dell’edificio… Magari scoprirai che è stata la bottega di barbiere dove fu rasato Garibaldi nel secolo scorso!
– A Mission l’arte è stata veicolo di temi socio-politici, ha rinvigorito il dibattito. Ed è proprio l’autenticità di questo linguaggio ad attrarre turismo ed economia in un quartiere storicamente povero. Mai sottovalutare il potere politico ed economico dell’arte!
San Francisco è un melting pot, il crocevia tra Ovest ed Est del Mondo, tra Occidente e Asia. Ma ha un carattere estremamente europeo. La comprensione delle differenze, la capacità di gestire la propria storia, il raffinato disincanto. Caratteristiche europee sempre più utili nella gestione di tematiche internazionali. Forse oggi sottovalutiamo il nostro essere europei. È una carta che dovremmo maggiormente giocare, un prezioso atout.
Alla prossima città!