L’Europa dello spazio: sfide, orizzonti e progetti da premio
Nel settore spaziale il rinnovamento parte dalle giovani generazioni: scopriamo insieme i progetti vincitori del T-Tec 2022, il concorso di Leonardo e Telespazio, premiati all’European Space Conference di Bruxelles.
L’Europa dello spazio si desti. O almeno si interroghi.
“I passeggeri che si sono imbarcati sui voli commerciali subito dopo la seconda guerra mondiale non sapevano che i viaggi aerei avrebbero cominciato a crescere vertiginosamente nel decennio successivo, né le masse che si sono connesse per la prima volta a Internet negli anni ‘90 si rendevano conto che un giorno i computer avrebbero fornito loro gran parte dell’informazione, dell’intrattenimento e della vita sociale.
Oggi, poche persone capiscono che l’economia spaziale potrebbe presto trasformare il modo in cui vivono e lavorano”.
Inizia con queste parole uno dei rapporti trimestrali di McKensey & Company, indicativamente intitolato In che modo l’economia spaziale cambierà il mondo? Domanda retorica, beninteso, visto che al World Economic Forum di Davos, lo scorso gennaio, i top manager di alcune fra le più grandi aziende del mondo invitati a un incontro riservato organizzato proprio da McKensey si sono sentiti ribadire il concetto: “Se fra i vostri ambiti di interesse strategico non c’è lo spazio, c’è qualcosa della realtà che vi sfugge”.
Non è un caso fosse presente al meeting Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (l’ESA), così impressionato dalla chiarezza del messaggio da ricordarlo nel suo intervento alla European Space Conference di Bruxelles, ospitata all’Egmont Palace due settimane dopo, il 24 e il 25 gennaio, di fronte ai più alti rappresentanti delle istituzioni e dell’industria spaziale del Vecchio continente.
Men che meno è un caso che il numero uno dell’ESA abbia citato quanto successo a Davos a mo’ di incoraggiamento per il settore spaziale, sempre più forte, ma in uno dei suoi momenti più delicati, almeno in Europa.
“La situazione è critica” ha confermato Aschbacher, “in un contesto sempre più competitivo, destinato a muovere più di mille miliardi di dollari l’anno entro un decennio, l’Europa non può più rimanere indietro rispetto a Stati Uniti, Cina, India, Arabia Saudita e Giappone, Paesi i cui investimenti spaziali crescono vistosamente. Dobbiamo fare un passo avanti”.
Anche più esplicito è stato Hervé Derrey, presidente e CEO di Thales Alenia Space, società di punta della manifattura spaziale globale. Dal palco della European Space Conference, Derrey non ha esitato a parlare di paradossi: “la manifattura spaziale europea ha più del 50% del mercato globale. La nostra industria non è mai stata così forte. Contemporaneamente, però, le giocano contro le conseguenze della guerra in Ucraina e della pandemia, l’Inflation Reducton Act statunitense – dalla spiccata impronta protezionistica, ndr – e la necessità di rivedere il Multiannual Financial Framework, il quadro finanziario pluriennale dell’Unione, approvato fino al 2027. Non possiamo aspettare così tanto. Ci servono, e subito, strumenti nuovi per essere pronti al futuro”.
Via da frasi di circostanza, a Bruxelles l’invito di Derrey a dotarsi di una “road map tecnologica condivisa” si è tradotto in diversi progetti strategici per l’Europa: anzitutto Iris², la terza costellazione satellitare della Comunità europea (dopo Copernicus e Galileo). Finanziata dall’Unione con 2,4 miliardi di euro, cui andranno aggiunti il contributo dell’ESA e altri fondi privati, il programma dovrà dotare il Continente di una propria “infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite” – a questo si riferisce l’anagramma Iris – che permetterà servizi di comunicazione sicuri entro il 2027.
Gli attacchi informatici e le catastrofi naturali possono infatti interrompere le reti di comunicazione terrestri. La creazione di Iris² consentirà di avere un’infrastruttura critica meglio collegata e servizi di comunicazione satellitare indipendenti, ad alta velocità e resilienti.
E mentre il nuovo servizio gratuito “Has” di Galileo, con una precisione del posizionamento fino a 20 centimetri, potrebbe essere la chiave di accesso a un prospero mercato di applicazioni e servizi innovativi (dall’agricoltura alla navigazione con droni, fino alla guida autonoma), per l’Europa il 2023 sarà anche l’anno delle prime immagini di Mtg-1, dell’atteso lancio del Jupiter Icy Moons Explorer (Juice) e di Euclid, la missione dell’Esa deputata a mappare la geometria dell’Universo.
Prima di tutto, però, occorrerà affrontare una delle difficoltà più evidenti: l’accesso autonomo allo spazio. La capacità dell’Europa di portare in orbita le proprie tecnologie, infatti, è al momento compromessa dall’interruzione della collaborazione con la Russia, i cui razzi Soyuz erano schierati nel parco lanciatori europeo, dal failure della prima missione commerciale di Vega C, lo scorso 20 dicembre, e dai ritardi del nuovo vettore per carichi pesanti Ariane 6, il cui debutto, pur fissato entro fine anno, non ha ancora una data precisa.
Senza la soluzione di questo nodo, parlare di futuro rischia di rimanere un esercizio velleitario.
#T-Tec 2022: progettare la frontiera
Per questo, a Bruxelles, ha entusiasmato la cerimonia di premiazione di #T-Tec 2022, il concorso di Leonardo e Telespazio per promuovere il rinnovamento nel settore spaziale tra le giovani generazioni, valorizzandone le idee e le soluzioni progettuali. Aperta a studenti e ricercatori di università e dipartimenti di tutto il mondo, la quarta edizione del premio (“T-Tec” sta per Telespazio Technology Contest) per la prima volta è diventata anche un incubatore di start-up: oltre al contributo di 10mila euro, infatti, il vincitore avrà accesso a un percorso di accelerazione attraverso la Business Innovation Factory di Leonardo (o Bif). A sfruttare l’opportunità sarà Ecosmic, il team di sei studenti della Delft University of Technology e dell’Observatoire de Paris, che ha presentato Safe (o System to Avoid Fatal Events), un software in grado di valutare le probabilità di collisione fra due oggetti orbitanti e suggerire le manovre per evitare lo scontro. In risposta alle esigenze di uno spazio dai paradigmi nuovi, Safe “riesce ad essere dieci volte più veloce dello stato dell’arte e a offrire risultati fino al 70% più precisi” spiega Benedetta Margrethe Cattani, che con Gaia Roncalli ha ritirato il primo T-Tec Award direttamente dalle mani di Samantha Cristoforetti, sul palco dell’Egmont Palace. Tradotto in soldoni, stricto sensu, Safe promette di ridurre al minimo il consumo di carburante e i tempi di inattività dei servizi satellitari.
Il secondo premio, di seimila euro, è andato a Spaice, team dell’Imperial College, del Max Planck Institute, dell’Eth Zurich, della Stanford University e della University of Oxford. Come indica il nome del gruppo e del progetto, integrando spazio e intelligenza artificiale Spaice punta a supportare l’in-orbit servicing attraverso un deciso miglioramento del fotorealismo. Grazie all’IA, Spaice potrà fornire immagini accurate, indispensabili nelle operazioni in orbita finalizzate all’avvicinamento e all’aggancio di un oggetto in movimento. L’obiettivo è migliorare operazioni come il refueling e la riparazione di un satellite, oggi impossibili da automatizzare e da effettuare senza un equipaggio per i compiti di prossimità. “Il nostro obiettivo è che Spaice faciliti il recupero dei detriti, ma anche operazioni orbitali come il rifornimento o la riparazione di un satellite. Vista la strategicità degli ambiti applicativi, siamo convinti avremo un ritorno economico rapido” spiega Matteo Cuccorese. Con la curatela dell’I3P del Politecnico di Torino, adesso il suo team sarà avviato a un percorso che potrebbe culminare con l’incubazione da parte dell’Agenzia spaziale europea.
SunCubes, progetto e team del Politecnico di Milano, si è aggiudicato il terzo premio di T-Tec (quattromila euro). Il progetto mira a creare un’alternativa al sistema di alimentazione elettrica, in modo che la manifattura satellitare possa massimizzare il proprio ritorno sugli investimenti.
Come una sorta di “caricatore orbitante”, SunCubes consiste in una rete di satelliti deputati alla produzione e all’accumulazione energetica, da distribuire ad altre infrastrutture spaziali attraverso laser. “Stiamo analizzando diversi mercati, ma crediamo SunCubes possa offrire energia durante manovre delicate e dispendiose dal punto di vista energetico”, raccontano Ester Sommariva e Alberto Chiozzi, fra i sei fondatori del team.
“Un premio come T-Tec è fondamentale per la visibilità che offre ai progetti, per le competenze che permette di apprendere e per le persone che fa incontrare” aggiunge Sommariva. “Non è un punto di arrivo, ma di partenza”.
Al momento di conferire i premi, Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali di Leonardo e ceo di Telespazio, ha parlato di “idee innovative su tecnologie di frontiera” e della loro armonizzazione con “una sostenibilità sempre più importante anche nel settore spaziale”. Ha ragione: sono state la qualità delle proposte e l’evidente attenzione alle esigenze (anche) economiche del settore la nota più positiva del contest di Telespazio.
Anche, o forse soprattutto, in un momento in cui l’Europa ha l’obbligo di fare un passo concreto nel futuro.