L'artigianato è una storia d'amore. Che oggi può continuare grazie alla rete
Chi è l’artigiano digitale? Non è un addetto del web, un programmatore o uno sviluppatore. Non è nemmeno un web designer o un social media manager, anzi è quanto più distante dalla conoscenza tecnica del linguaggio html ci sia. L’artigiano digitale è un artigiano come lo si può pensare nell’immaginario collettivo, che negli ultimi anni ha capito l’importanza del web per fare business, è venuto a conoscenza delle sue caratteristiche e potenzialità e lo sta usando per ristrutturare la sua azienda, aumentare il suo fatturato, superare questa crisi che ha dato vita a un nuovo modello di artigianalità e di fare impresa.
L’artigiano digitale differisce rispetto al suo predecessore, l’artigiano tradizionale, perché ha imparato a mettersi in mostra, a vendersi. Ma ha mantenuto il saper fare artigianato. Il predecessore era una figura schiva, chiuso nella sua bottega a eseguire il suo manufatto per evadere gli ordini – che di solito gli garantivano mesi e anni di lavoro – e poi il passaparola faceva il resto. Oggi invece si trova a non avere commesse avanti, vive quasi alla giornata e non è capace di trovarsi nuovi clienti. Allora si guarda un po’ intorno, si informa, partecipa a dibattiti sul web, che gli pare essere una possibile soluzione.
A poco a poco capisce che forse vale la pena di tentare questa strada e decide di approdare su Internet, che come dicono le ricerche è il principale canale di influenza sugli acquisti. Quindi realizza un proprio sito, apre account per la sua bottega (Facebook e Twitter innanzitutto) e pure un blog, perché ai numerosi convegni cui ha partecipato ha scoperto che un blog migliora la visibilità e quindi la competitività e avvicina la distanza fra azienda e cliente (una ricerca Nielsen dice che nove milioni di italiani leggono i blog ogni mese).
Nel blog racconta la sua storia, come nasce l’idea di un nuovo prodotto o servizio: vuole far sapere ai suoi clienti e potenziali che online intercettano i suoi prodotti quale storia c’è alle spalle e fare in modo che ci si innamori dei suoi capolavori, come lui se ne innamora giorno dopo giorno. Così inizia a ricevere le prime mail in cui chiedono informazioni sulle sue creature. Qualcuno vuole comprare, lui si entusiasma e si organizza anche per spedire all’estero i prodotti.
Vi racconto la storia di Giulia che non è un’artigiana tradizionale, ma una giornalista che dopo dieci anni si accorge che il suo mestiere stava irrimediabilmente cambiando. E non in meglio. Un giorno di giugno di qualche anno fa, decide di provare a fare quello che fino a quel momento era solo una valvola di sfogo: costruire le cose con le mani. Approfittando di un’estate in cui è costretta a staccarsi dalla routine milanese per andare a Porto d’Ascoli, a casa della nonna che si era fatta male, inizia a fare esperimenti. Compra diverse fantasie di buoni tessuti, le abbina, le cuce con la vecchia Necchi della nonna e realizza le prime borse.
Nell’autunno torna a Milano e capisce che deve fare sul serio, la cosa inizia a piacerle, vuole fare la stilista quindi adibisce una stanza di casa sua a laboratorio, compra la sua prima macchina da cucire e grazie ai consigli di parenti e amici dà vita alla sua prima vera collezione. Lei da sola pensa ai modelli, cuce e poi vende, inizialmente dando le sue borse a qualche negozio di Milano. Poi capisce che solo il web le può consentire di fare il salto, vuole che le sua creatività e il suo Made in Italy raggiungano un pubblico più ampio. Realizza quindi il suo sito e il suo e-commerce, grazie alla piattaforma Blomming.
Oggi Minimacolorata, questo il nome della sua sartoria, è una bottega artigianale a tutti gli effetti che vende i suoi pezzi unici in tutto il mondo. Giulia ha un laboratorio e uno showroom, cuce personalmente le borse ed è riuscita ad affermare il prezzo adeguato dei suoi prodotti: è felice ed è un’artigiana digitale che grazie al web trova clienti.
Sono convinta che il digitale, l’innovazione nella ricerca di nuovi materiali per realizzare prodotti e dar sfogo alla creatività e il web come vetrina sul mondo possano essere una risposta, forse la più convincente e duratura, all’attuale crisi in cui soprattutto l’artigiano si trova inghiottito. Le ricerche globali su Google di Made in Italy sono cresciute fra il 2012 e il 2013 del 12%. Al crescere del livello di maturità digitale di una micro impresa cresce il suo export, e il fatturato. Non è facile però convincere gli artigiani a “lanciarsi” online, perché è un modo tutto nuovo di porsi sul mercato, ma solo dal racconto di casi di successo, solo continuando a insistere sull’importanza del web per le micro imprese possiamo superare questa crisi e consentire al tessuto economico italiano di ripartire.