La Sharing Economy conviene a istituzioni, aziende e persone. Expo è l’occasione per lanciarla in Italia
Si parla molto di Sharing Economy, ma che cos’è esattamente e quali vantaggi può portare? Una definizione univoca resta difficile da dare, essendo un fenomeno in continua evoluzione. Secondo Rachel Botsman di Collaborative Lab e Benita Matofska, founder del movimento globale The People Who Share, si può descrivere come un nuovo modello che si fonda sulla condivisione di risorse materiali e immateriali, di tutto ciò che non è utilizzato dal proprietario – beni, servizi, dati e abilità, tutto quel che può produrre benefits – con un fine monetario o non monetario. Un sistema socio-economico che presuppone quindi l’ottimizzazione delle risorse, una relazione P2P e la presenza di una piattaforma tecnologica a supporto delle relazioni digitali, come dice Ivana Pais in questo articolo sul tema.
La Sharing Economy ha un grande potenziale e porta a numerosi vantaggi per i singoli, per le imprese, per le amministrazioni, per le nostre città. Vediamoli per punti:
1. Mercati più efficienti. Le risorse sono rese più produttive in quanto sfruttate al massimo nel loro potenziale, i prezzi si abbassano data l’offerta maggiore rappresentata da oggetti già in circolazione e “sbloccata” dagli utenti, la concorrenza aumenta.
2. Impatto sul sistema e sul territorio. Riduzione del traffico grazie all’utilizzo di servizi di car sharing o ride sharing fino a una diminuzione delle auto in circolazione (quindi meno inquinamento) e attrattività maggiore in determinate località turistiche, proprio grazie alle opportunità di risparmio offerte da servizi come Airbnb. La Sharing Economy permette di creare poi un impatto sociale e socievole per le relazioni, ad esempio con servizi quali Gnammo, una piattaforma dedicata al social eating per condividere le proprie abilità culinarie e la passione per il cibo, in cui gli utenti possono organizzare pranzi, cene ed eventi a casa propria o in qualsiasi altra location.
3. Opportunità per gli imprenditori. Con la Sharing Economy ognuno può divenire imprenditore: nuove startup si sono sviluppate e continueranno a svilupparsi per offrire prodotti e servizi, le imprese tradizionali possono e devono cogliere le opportunità per ampliare il proprio business con guadagni da beni altrimenti superflui o inutilizzati, ottenendo anche ritorni di immagine per l’attivazione di campagne pro-sostenibilità e ri-uso, per innovare costantemente.
4. Impatti sul singolo cittadino. Oltre a offrire vantaggi economici i servizi di Sharing Economy permettono un risparmio temporale in quanto beni e servizi sono disponibili in modo immediato, in base a un’offerta maggiore e più variegata, garantendo l’accesso per tutti a servizi personalizzati e personalizzabili.
Secondo una ricerca svolta da Modacult-Università Cattolica del Sacro Cuore, nel 2013 si contavano più di 250 piattaforme collaborative online, delle quali circa 160 di scambio e condivisione, 40 esperienze di autoproduzione, 60 di crowdfounding (27 attive e 14 in fase di lancio). I numeri sono cresciuti ancora. Le piattaforme di Sharing Economy sono apparse fra il 2006 e il 2007, ma hanno raggiunto solo da fine 2012 e inizio 2013 la massa critica adeguata. Dal 2011 al 2013 i numeri sono più che triplicati soprattutto in ambiti quali il turismo, i trasporti, le energie, l’alimentazione e il design.
Milano nel 2015, grazie all’Expo che catalizzerà 20 milioni di visitatori in sei mesi, rappresenta il contesto ideale per introdurre una Sharing Economy condivisa da istituzioni e cittadini: un’opportunità per i milanesi di essere parte attiva dell’offerta e per i visitatori che potranno godere di servizi personalizzati capaci di rendere più indimenticabile il ricordo dell’evento, ma anche per l’amministrazione cittadina che potrà sperimentare questo nuovo modello in un contesto di effettivo bisogno e picco di domanda.
I settori maggiormente coinvolti sono svariati, primo fra tutti quello dell’accoglienza, nel quale l’offerta di questo tipo è maggiormente consolidata: per esempio, Airbnb presenta 6.000 annunci a Milano 5.700 dei quali sono stati occupati durante la Design Week.
Per quanto riguarda il settore della mobilità, i trasporti in automobile e bicicletta risultano quelli più importanti nel periodo di Expo. Milano dispone di 192 stazioni e 3.462 biciclette (la quarta città in Europa e dodicesima al mondo per numero di bici) e nel 2015 è previsto un ampliamento rispettivamente a 300 e 5.000. Gli operatori di car sharing sono cinque con un parco macchine complessivo di circa 1.500 vetture. Nonostante l’offerta in aumento è comunque presente un margine di implementazione di questi servizi, ad esempio introducendo car sharing peer-to-peer (affitto temporaneo di auto fra privati), bike sharing peer-to-peer e car pooling/ride sharing. Oggi esiste solo il servizio per lunghe distanze, BlaBlacar, mentre servizi real-time in città stentano ad affermarsi.
Altro settore coinvolto è quello del lavoro. Esistono piattaforme di coworking per chi dovesse necessitare di spazi operativi. O ancora i servizi alla persona, con piattaforme che favoriscono l’incontro fra domanda e offerta di “lavoretti” dietro compenso, oltre a piattaforme di assistenza per bambini, anziani, accudimento di animali. Il social eating è pure molto diffuso in città, con Gnammo che ha 12.000 iscritti.
Infine la Sharing Economy rappresenta un’opportunità per valorizzare le proprie competenze e conoscenze culturali, le tradizioni e i mestieri locali, mettendole a disposizione dei visitatori. Tour (per ora limitato a chi dispone di licenza) e narrazione della città come nel caso di Milano da vedere che raccoglie fotografie attraverso una pagina Facebook e organizza itinerari, poi possibilità di praticare sport di squadra incontrandosi online, noleggio e baratto per fornire ogni mezzo utile al pieno godimento del tempo libero.
Tutti questi settori possono essere implementati durante Expo 2015 rendendo l’offerta cittadina più ricca e variegata per milanesi e turisti, quest’ultimi più felici grazie alla possibilità di usufruire di servizi aggiuntivi a prezzo minore rispetto all’offerta tradizionale. Un’occasione per la città, un’occasione per il Paese per approcciarsi alla Sharing Economy facendo di Milano il pilota.
In sostanza i milanesi avranno la possibilità di mettere a disposizione i loro beni, tempo e competenze per i visitatori e gli altri cittadini offrendo:
- stanze, appartamenti o posti letto, sia dietro pagamento che scambio
- la propria abitazione per organizzare social eating
- le proprie competenze per insegnare mestieri, offrire servizi a bambini o per la cura di animali
- la macchina, la bicicletta, il posto auto
- spazi disponibili come garage o per lavorare
- alcuni dei propri beni, oggetti e accessori
Il Comune di Milano, spinto anche dall’iniziativa Sharexpo, ha mosso passi in avanti per accogliere, regolamentare e sfruttare l’opportunità offerta dall’economia collaborativa individuando delle linee guida per i servizi collaborativi per raccogliere idee e proposte dai cittadini così da rendere la città una shareable city facendo di Expo un banco di prova.
Per visualizzare tutte le piattaforme di Sharing Economy italiane è possibile visitare la piattaforma Collaboriamo.org.