La natura forte dell’occidente: progettare, costruire, esplorare e creare
Provate a immaginare cosa avreste pensato se qualcuno durante il Rinascimento avesse puntato il dito accusatore contro il potere e la ricchezza nelle mani di pochi e avesse denunciato le misere condizioni di vita del popolo. Difficile dargli torto, naturalmente.
Però avreste fortemente dubitato dell’intelligenza – o dell’equilibrio, o della buona fede – di chi vivendo nel Rinascimento non avesse visto il Rinascimento, vero?
Ecco, la stessa cosa sta accadendo oggi: stiamo vivendo in un’epoca di evoluzione senza precedenti e tanti nemmeno se ne accorgono, tutti presi a incolpare delle peggiori nefandezze quel mondo, quello dell’occidente, che questa evoluzione la sta producendo.
Quelle nefandezze ci sta che siano anche vere, alcune lo sono certamente. Ma chi non ha occhi che per le schifezze, gli errori, le disfunzioni, ha evidentemente una visione estremamente parziale e distorta della realtà.
Perché non si può non vedere che in questa nostra epoca e in questo nostro mondo abbiamo possibilità di scelta impensabili soltanto pochi anni fa. Che non c’è mai stata nell’intera storia umana una così evidente valorizzazione del femminile. Che centinaia di milioni di umani hanno a disposizione un’abbondanza di idee, conoscenze, informazioni, superiore a quella di cui appena vent’anni fa godevano i potenti della terra. Che la ricerca scientifica e tecnologica migliora ogni giorno la nostra esistenza.
Anzi, fatemi ancora per un attimo tornare al Rinascimento: perché allora – e ancora dopo, per molti secoli – i benefici delle grandi invenzioni e scoperte impiegavano inevitabilmente decenni per estendersi al resto del pianeta, mentre oggi l’evoluzione arriva con grande rapidità pressoché ovunque.
È in questo senso che l’ideologica accusa secondo cui l’evoluzione dell’Occidente non fa che aumentare la distanza dai paesi più poveri è sempre più lontana dalla realtà.
Un dato per tutti (fornito dall’Unesco): nel 1990 ogni anno morivano sul pianeta dodici milioni di bambini al di sotto dei cinque anni, oggi sono cinque milioni e novecentomila, una cifra ancora tragica ma dimezzata nel giro di pochi anni (superfluo aggiungere che si tratta in stragrande maggioranza di bambini dei paesi più disagiati). Che la notizia, pochi giorni fa, che Craig Venter ha creato in laboratorio il primo batterio sintetico che contiene il DNA essenziale della vita non abbia suscitato la stessa attenzione dedicata alle vicende spesso drammatiche dell’attualità è assolutamente normale.
Ma è così, attraverso questa sperimentazione continua, questa spinta ad allargare le frontiere, che la vita evolve.
E tutto questo – ricerca, invenzioni, innovazioni – viene prodotto qui dove noi viviamo, e viene prodotto anche grazie alla capacità dell’Occidente, Stati Uniti in primo luogo, di accogliere quanti da qualunque parte del pianeta vogliono ricercare, inventare, innovare.
Perché questo è il metabolismo stesso dell’evoluzione: siamo capaci di combinare il peggio e però siamo sempre almeno tanto così migliori del peggio che combiniamo. Anche ammesso, e concesso solo in parte, che i poteri politici e finanziari siano malvagi, non dovremmo mai dimenticarci che esiste un potere inestimabile, quello di chi progetta, costruisce, esplora, crea qualcosa che prima non c’era o migliora quello che c’era già. Credo che questo sia il nostro posto dentro l’evoluzione: se in qualche modo contribuiamo a valorizzarlo, ditemi voi se non vi sembra un gran bel posto.