La fusione nucleare e la pace (possibile) nel mondo
Il successo dell’esperimento americano apre scenari economici e sociali impensati per il futuro dell’umanità. Anche in Italia si sta lavorando a questa via, così come racconta il Professor Piero Martin, impegnato nel consorzio DTT di Frascati.
Se è vero che la Terra gira intorno al Sole, è altrettanto chiaro ormai che, nello stesso senso, girerà anche il nostro futuro. La notizia del successo ottenuto al Lawrence Livermore National Laboratory in California nell’esperimento sulla fusione nucleare, annunciata in pompa magna dal governo degli Stati Uniti, apre scenari impensabili, visto che era da oltre 30 anni che gli scienziati tentavano di raggiungere la Terra Promessa dell’energia. Ma soprattutto rappresenta davvero il momento che può cambiare appunto il futuro dell’Uomo, dal punto di vista economico, ma anche politico e sociale. Ecco perché.
L’altra faccia del nucleare (quella buona)
Innanzitutto, per chi ancora non ne fosse al corrente, bisogna fare chiarezza sul nucleare. “Una parola che fa ancora paura a tutti”, spiega il Professor Piero Martin, docente di Fisica Sperimentale all’Università di Padova e protagonista del progetto del consorzio DTT a Frascati (ne parleremo più avanti). In realtà esiste un nucleare “cattivo” (la fissione) e uno “buono” (la fusione, appunto): nel primo caso con il calore generato da un bombardamento di neutroni si divide un elemento chimico pesante (per esempio l’uranio-235) in nuclei di atomi di minore massa con emissione di una grande quantità di energia e radioattività; nel secondo invece attraverso l’uso di onde elettromagnetiche si provoca la fusione di un atomo di idrogeno generando, grazie a un nucleo di deuterio e uno trizio, un nucleo di elio e un neutrone. Liberando così – senza alcuna dispersione pericolosa, una grande quantità di energia, così come infatti avviene sul Sole.
Che cos’è il DTT di Frascati
A questo punto, trovata la soluzione, c’è da portarla nelle case delle persone e qui sta il punto. Innanzitutto, perché il successo dell’esperimento americano, ovvero produrre una grande quantità di energia che fosse superiore a quella impiegata per riuscirci, è durato pochi secondi. E poi perché, per farlo, servono impianti che ancora non ci sono. Ma ci saranno.
Qui entra in campo il DTT di Frascati, ovvero il Divertor Tokamak Test facility, un impianto in cui hanno investito Enea, Eni, Università e Enti italiani che è in costruzione e conta appunto il Professor Martin tra gli studiosi impegnati per l’avvio delle sue attività. In una sorta di galleria del vento piccola e flessibile che sarà il banco di prova di ciò che poi si farà nel complesso ITER in Francia, dove la fusione nucleare europea dovrebbe nascere nel prossimo decennio.
Le due strade della fusione nucleare
“In realtà ci sono due modi per raggiungere la fusione – spiega il Professore: negli Usa sono stati utilizzati 192 laser per comprimere la materia a una densità tale da provocare la fusione, una tecnica molto utilizzata dove esistono strutture enormi. Qui da noi le temperature altissime, pari a quelle che ci sono sul Sole, vengono provocate da onde elettromagnetiche e acceleratori di particelle per poi contenere tutto in una gabbia magnetica a forma di ciambella in modo da poter sfruttare l’energia rilasciata”. Con il risultato di avere una notevole amplificazione dell’effetto energetico.
L’Italia in questo è in prima fila: a Padova, infatti, il consorzio RFX sta costruendo un acceleratore di particelle. Mentre appunto, a Frascati, nascerà l’impianto che nei primi Anni 30 parteciperà alla ricerca finale per la fusione.
Un grande passo per l’Umanità
Che la fusione nucleare commerciale sia la grande soluzione ai problemi del Pianeta, a questo punto sembra essere chiaro. Non è invece ancora certo quanto servirà per raggiungerla, anche se l’obiettivo “seconda parte del secolo” sta avendo un’accelerazione grazie alle ingenti somme di denaro che stanno arrivando da società private (negli Stati Uniti si parla di 5 miliardi di dollari già raggiunti).
Di sicuro, il fatto che nel consorzio ITER lavorino insieme, ancora adesso, Europa, Usa, Cina, Russia, India, Corea del Sud e Giappone – impegnati in un pezzettino a testa del puzzle – fa sperare in un futuro in cui l’energia non sia più tema di contrasto e di guerre come quelle a cui stiamo assistendo. Se esisterà energia pulita e a costo zero per tutti, il mondo non avrà più bisogno di litigare per averla.
Cambieranno i bisogni delle persone e quelli degli Stati, probabilmente ci sarà davvero una nuova società non più fondata sul guadagno. Potrebbe insomma essere davvero una nuova era di pace, sempreché l’Uomo sia capace di non mettere nel corso del cambiamento la sua storica variabile: “Per questo si deve essere capaci di dominare lo sviluppo scientifico e sociale – conclude Martin -, fare insomma una riflessione su come il beneficio possa essere per tutti. Per la fusione nucleare ci vorrà tempo, ma bisogna cominciare a pensarci ora”.