No alle barriere tra manager e lavoratori – Cosa imparare da Jack Welch
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Un manager fuori dal comune, un gigante venuto dopo generazioni di dirigenti che rimanevano in ombra rispetto al brand aziendale. Una figura, quella di Jack Welch, che ha segnato un prima e un dopo di lui all’interno di General Electric. Ingegnere chimico con un dottorato, Welch è stato uno dei ceo più giovani della storia della multinazionale americana all’età di soli 46 anni, nel 1981. Nei suoi vent’anni alla guida di GE, il valore dell’azienda salì da 12 miliardi di dollari a 410 miliardi. Scomparso lo scorso primo marzo, anche dopo la pensione nel 2001 Welch divenne un super consulente, scrisse libri per migliorare il management delle aziende togliendo diverse rigidità burocratiche nei rapporti tra dirigenza e dipendenti, non mancando di criticare aspramente quelle aziende colpite dalla crisi economica del 2008. Ecco quindi gli insegnamenti che, anche oggi, possiamo trarre dalla vita di Jack Welch.
1–Togliere le barriere tra manager e lavoratori. Far circolare liberamente le idee.
La General Electric che trova Welch è un’azienda estremamente gerarchizzata e a compartimenti stagni, spesso in competizione tra di loro in ossequio a una filosofia aziendale ultraliberista che però impediva un proficuo scambio di idee non solo tra i dirigenti, ma anche tra i dipendenti. Così ha introdotto l’approccio “boundaryless”, ovvero senza limiti tra l’ultimo dei dipendenti e l’amministratore delegato. Ma non solo. Anche le buone idee fuori dall’azienda, se efficaci, vanno prese e condivise. Senza problemi. Solo così il business può crescere sfruttando il suo pieno potenziale.
2-Lasciar perdere il valore delle azioni. Focalizzarsi sul benessere dei dipendenti e sulla vendibilità dei prodotti.
Mettere come unico obiettivo aziendale le rendite per gli azionisti è l’idea “più stupida del mondo”. Così Welch dichiarò in un’intervista al Financial Times il 12 marzo 2009 in seguito alla crisi economica dei mutui subprime che aveva messo in difficoltà molti colossi. Al contrario, per ottenere la piena soddisfazione degli azionisti, spiegò nella stessa occasione. “Ci sono tre target da soddisfare: i dipendenti, le vendite e i prodotti. Perché il valore azionario è un obiettivo, non una strategia”.
3–Concentrarsi sul proprio core business.
Quando si fa bene una cosa, è meglio essere i migliori. E lasciar perdere altre avventure. Anche se questo, in termini di posti di lavoro, può essere doloroso, tanto da essere paragonato per questa sua politica “Neutron Bomb Jack”. Nel corso degli anni ’80 eliminò progetti di ricerca ritenuti inutili e settori sottoperformanti. Così il numero dei dipendenti scese da 411mila nel 1980 a 299mila nel 1985. E la capitalizzazione però esplose nell’altro senso. Contrariamente al comune buon senso.
4-Rimanere attivi anche durante la pensione.
Le capacità di leadership vanno coltivate appieno anche nei giovani. Per quello Welch costituì un programma personalizzato in Master of Business Administration presso la Sacred Heart University in Connecticut., una volta abbandonata la GE con una buonuscita di 417 milioni di dollari. Per coltivare le ambizioni dirigenziali di 30 giovani da lui scelti personalmente.
5-Essere visibili, molto. E rumorosi.
Welch non ha mai fatto mistero delle sue idee liberal-conservatrice. Ha sempre votato per il Partito Repubblicano e ha fortemente criticato la politica economica del democratico Barack Obama, tanto da accusarlo di aver “manipolato” i numeri della disoccupazione nel 2012 per farli andare sotto la fatidica soglia del 8% e farsi così rieleggere presidente. Ma non solo questo. Scrivere libri dal titolo inequivocabile: “Vincere”, pubblicato nel 2010 insieme con la terza moglie Suzy Welch e “Vincere sul Campo”, uscito nel 2015. Mettendoci la faccia. Ce lo si può permettere, quando si ottengono simili risultati.
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