Instagram, via libera al riconoscimento facciale per “scovare” i minori
Instagram sta lanciando, per ora negli Stati Uniti ma presto anche in altri mercati, un sistema automatizzato per cercare di comprendere l’età effettiva dei suoi utenti più giovani. Il problema, e il punto di partenza, è sempre lo stesso: i social sono pieni di minori di 13 anni (14 in Italia) che non dovrebbero starci e usarne i servizi. Milioni di utenti che hanno superato i 13 anni ma comunque sono ancora sotto i 18, rischiano di essere contattati dagli adulti nella messaggistica interna e vivere un’esperienza sostanzialmente diversa e meno confortevole dell’applicazione.
L’analisi del volto in partnership con Yoti
La novità è che il sistema messo a punto dalla piattaforma guidata da Adam Mosseri – che da qualche mese ha lanciato una serrata campagna di verifica delle età, non senza incappare in qualche surreale errore – si basa anche sull’analisi del dato biometrico per eccellenza, cioè del volto. Un check, effettuato a partire da un video selfie che gli utenti possono caricare per verificare la loro età, per arginare un fenomeno finora piuttosto difficile da contenere. Curiosamente, a occuparsi di quest’analisi facciale non sarà direttamente il colosso di Menlo Park, ma un’azienda partner esterna, Yoti, già accreditata per questo genere di attività presso alcuni governi occidentali, come quello tedesco e britannico, e come fornitrice di altre società private.
Gli altri sistemi di verifica
L’obiettivo di Instagram è fare in modo che “i teenager e gli adulti vivano l’esperienza più giusta per la loro età” come ha spiegato il gruppo in una nota. Il processo di verifica scatterà non tanto nella fase d’iscrizione, piuttosto quando un utente tenterà di modificare la sua età portandola a 18 o più anni, partendo ovviamente da soglie inferiori. Ovviamente restano validi anche altri metodi per certificare la propria età reale: caricare un documento d’identità scelto in una lista di quelli approvati o certificarsi attraverso la propria comunità. L’utente che il sistema ritiene minore di 13 anni – ma che non lo sia, ovviamente – o di 18 potrà infatti domandare a tre suoi follower maggiorenni di confermare la sua età reale e di farlo entro tre giorni dalla sua richiesta.
I grattacapi sull’analisi del volto
L’elemento centrale di questo pacchetto di novità è chiaramente il ricorso al riconoscimento facciale – passaggio sempre controverso – tramite il video selfie richiesto agli utenti. Le tecnologie di Yoti sono in grado di “stimare l’età in base alle caratteristiche facciali e di condividere questa stima con noi” spiega un post sul blog ufficiale del social. Un intervento nel quale viene anche garantito che “queste tecnologie non possono collegare l’identità dell’utente, ma solo l’età”. Yoti, dal canto suo, sostiene che il margine di errore si muova all’interno di una forchetta di 2 anni e mezzo. Alcuni osservatori hanno sollevato in realtà qualche perplessità, specialmente rispetto al reale funzionamento dell’algoritmo che interviene nell’analisi, di cui non si conoscono i parametri presi in considerazione per il check delle fattezze degli utenti. In modo d’altronde non dissimile dalla stragrande maggioranza di tool del genere implementati dalle piattaforme digitali, che ne custodiscono la “formula” in gran segreto e che prima o poi dovranno dichiarare il modo in cui segmentano e orientano le esperienze degli utenti sui loro servizi.
Come è stato allenato l’algoritmo di Yoti
L’intelligenza artificiale di Yoti, ora a disposizione di Instagram, è stata allenata sulla base di centinaia di migliaia di immagini di volti, raccolte con il consenso degli interessati che possono richiederne, in ogni momento, l’eliminazione. Il database dei bambini, sul quale pure l’AI è stata addestrata, è stato invece compilato col via libera dei genitori. Servirà anche a escludere gli utenti più piccoli, con oltre 13 anni ma minorenni, da servizi pensati per gli adulti come Facebook Dating o da contenuti a loro sconsigliati. Bisognerà solo capire se l’impiego del riconoscimento facciale, bandito in UE, riuscirà a muoversi nelle maglie strette della privacy continentale e a poter essere lanciato anche nei mercati dei 27 paesi membri.