L’innovazione digitale sta ridisegnando l’Africa. E la Nigeria “prende” la Germania
Nel mio libro Innovazione e Business Collaboration nell’era della Globalizzazione ho dedicato un capitolo all’ Africa, in cui racconto di iniziative già interessanti ed innovative nella loro modalità di attuazione e delle prime esperienze di investimenti massicci da parte di Paesi economicamente forti per aiutare a colmare il divario digitale.
Il settore delle nuove tecnologie, insieme a quello delle telecomunicazioni è certamente uno dei più interessanti e si stanno aprendo nuove opportunità, soprattutto attraverso la creazione di istituzioni universitarie, specialmente nel campo delle scienze e delle nuove tecnologie, nella ricerca delle energie rinnovabili e dello sviluppo agricolo.
Un progetto molto importante è il Pan-Africa Network, un brillante esempio di cooperazione Sud-Sud, con investimenti notevoli dell’India che aveva creato legami significativi per la tele-educazione e tele-medicina, mettendo a disposizione le strutture e l’esperienza di alcune delle migliori università e ospedali in India per la gente d’Africa. È tutt’ora un network attivo e propositivo. Dico “tutt’ora” perché il libro è di alcuni anni fa: era il periodo di Ubuntu, uno dei sistemi operativi open source, che ha dato risalto al potere della comunità nello sviluppo di risorse e nell’offerta di risorse al mondo in via di sviluppo. Ubuntu letteralmente significa sono perché sei e rappresenta l’essere umano, la compartecipazione, la comunità o l’umanità verso gli altri.
Secondo una massima zulù, «Una persona è una persona attraverso altre persone» (umuntu ngumuntu ngabauntu) e all’inizio il cellulare in Africa era lo strumento principale di comunicazione e di alfabetizzazione digitale, forniva un fondamento per la piccola impresa, collegando le zone rurali del paese e diffondendo la conoscenza.
Oggi in Africa c’è una vera e propria esplosione di startup di notevole valore innovativo.
Ventisei milioni di finanziamenti sono stati stanziati per far nascere nuove attività nel continente africano e la Nigeria nel 2015 ha eguagliato la Germania per numero, inoltre si contano diversi hub di ricerca e innovazione, quali la Silicon Cape, in Sudafrica e la Silicon Savannah, in Kenia, con più di 20.000 ricercatori.
“La bicicletta significa libertà, autonomia e opportunità” è la descrizione della start-up Bicycle against poverty che Muyambi, ingegnere civile, ha fondato con Molly Burke nel 2013. Utilizzando la bicicletta si possono raggiungere in breve tempo i mercati cittadini, le scuole o le fonti d’acqua pulita e creare così nuove opportunità. I fondatori sottolineano che sono state distribuite più di 1.600 biciclette e le persone che aderiscono al programma, per lo più contadini, acquistando una bici per cento dollari, guadagnano in media 200 dollari in più all’anno. L’obiettivo che si sono posti è quello di distribuire 15.000 biciclette in tutto il Paese entro il 2017.
La maggioranza delle connessioni ad Internet nel continente africanp proviene dalle Università, dagli Enti Istituzionali, dalle organizzazioni non-governative, dalle imprese private e dagli uffici industriali. Per l’Africa, la disponibilità di Internet rappresenta un’opportunità più importante che altrove, perché potrebbe contribuire a mitigare alcuni dei problemi più gravi e diffusi nel continente.
Telemedicina e istruzione a distanza potrebbero giocare un ruolo determinante nel migliorare la qualità della vita nelle zone più remote. Sempre nel settore dell’istruzione, l’accesso alla rete, analogamente, può compensare la carenza di altre fonti, come le biblioteche pubbliche e universitarie.
Flying doctors ad esempio è un servizio di eliambulanze con base in Nigeria. Olamide Orekunrin, la sua fondatrice, medico, ha deciso di tornare in Nigeria e fondare questa azienda che copre le emergenze sanitarie nell’Africa dell’ovest, grazie a contratti di collaborazione con governi e aziende private.
Ma c’è anche Mitihealth, una app nata nel 2013 da un team di ricercatori, chimici e tecnici del settore, che effettua ricerche sui medicinali venduti in Kenia per verificarne la qualità e aiuta i farmacisti a tenere sotto controllo le proprie forniture sanitarie e a dare i giusti consigli ai pazienti.
Piattaforme innovative realizzate per dare un contributo alla lotta contro la mortalità infantile: Giftedmom, in Nigeria e Cameroon, e Totohealth, in Kenia, forniscono alle donne incinte e alle neomamme consigli utili per la propria salute e per quella del proprio bambino.
E dall’idea di un ex product manager londinese di Google, Timbo Drayson è nata in Kenia nel 2014, Okhi, una piattaforma che permette alle persone di indicare il luogo in cui vivono, non avendo un indirizzo fisico, indispensabile non solo per gli acquisti online o per aprire un conto corrente, ma anche per garantire l’intervento di un’ambulanza in caso di emergenza e registrarlo nel sistema tramite il proprio smartphone, inserendo le coordinate Gps e la fotografia della propria porta di ingresso.
L’innovazione dunque sta ridisegnando L’Africa, sempre più chiamata ad un’integrazione della tecnologia nella geo-information globale e nelle comunità locali per migliorare la capacità di generare, gestire, analizzare e comunicare l’informazione territoriale per un migliore processo decisionale.
Questa, al di là degli enormi problemi che sono ancora presenti nel Continente, è una buona notizia per tutti.