Houston: ecco come la città americana sta risolvendo il problema dei senzatetto
La città di Houston negli Stati Uniti sta diventando il riferimento dell’innovazione sociale mondiale per come sta affrontando il problema dei senza tetto. Housing First è un progetto di lungo periodo, visione e continuità.
Secondo l’ultimo rapporto dell’United Nations Commission of Human Rights, al mondo sono stimati circa cento milioni di senzatetto. Se scorriamo la lista troviamo Manila, nelle Filippine, con una popolazione di oltre un milione senzatetto, seguita da New York e Los Angeles con cifre che vanno oltre le 50.000 persone. La pandemia non ha certo aiutato, nemmeno in Italia. Dal 2020 al 2022 la popolazione dei senzatetto in Italia è raddoppiata arrivando quasi a centomila persone.
C’è una città nel mondo che sta registrando un’inversione di tendenza grazie a una politica che nel corso degli anni è andata controcorrente e che ora produce i suoi frutti. È la città di Houston, in Texas, che ha adottato la politica Housing First teorizzata e sperimentata negli anni ’90 dallo psicologo Sam Tsemberis. Fino a quel momento i senzatetto venivano spostati nei dormitori e l’assegnazione dell’alloggio avveniva solo a seguito di un percorso riabilitativo che dimostrava la volontà del senzatetto di uscire da quella situazione. “Curavo le persone con problemi psichici al Belleveu Psychiatric Hospital di New York e la sera vedevo quelle stesse persone dormire per strada mentre tornavo a casa, qualcosa non funzionava”. Tsemberis decise di invertire il paradigma e nacque così la strategia “housing first” ovvero fornire la casa a tutti come condizione di partenza e solo dopo avviare i percorsi di recupero o reinserimento nella società. Non si chiede di trovare prima un lavoro, disintossicarsi o cambiare stile di vita: l’idea, confortata dai numeri e dalle risorse risparmiate negli anni per le spese sanitarie e giudiziarie, è che ottenuto un alloggio stabile, le persone saranno più motivate a cercare l’aiuto necessario per migliorare la propria condizione
La città di Houston diventa un caso di studio
Nel 2011 la città di Houston in Texas, aveva la sesta comunità più grande di senzatetto in tutti gli Stati Uniti, circa ottomilacinquecento persone. In dieci anni dall’avvio del progetto Housing First è stato trovato un alloggio a ventottomila persone. “I rifugi temporanei, i dormitori, non sono case e non sono la soluzione” sottolinea Marc Eichenbaum collaboratore del sindaco Sylvester Turner che ha seguito il progetto Housing First. A suffragare questa tesi, i numeri. Mentre i senzatetto entrano ed escono dai dormitori, il 90% di chi usufruisce dell’alloggio non torna a vivere per strada. “Non solo stiamo aiutando i senzatetto, ma ci assicuriamo che rimangano stabili in una casa e non tornino a rivivere l’esperienza di strada” afferma il sindaco Turner.
Come ha funzionato Housing Fist nella città di Houston
Trovare alloggi non è facile. Il sindaco ha deciso di convogliare tutte le risorse e gli attori privati nella risoluzione del problema senza disperdere energie. “Se una ONG viene da noi chiedendo fondi, ci assicuriamo che il loro lavoro serva alla risoluzione del problema dei senzatetto” afferma Eichenbaum. Se non ci sono immobili disponibili, la città convince hotel e proprietari di immobili ad aderire al progetto per fornire alloggi a chi ne ha bisogno. “Siamo riusciti a ridurre i senzatetto attraverso la collaborazione dell’intera comunità. Il governo, il settore privato, le agenzie sociali, la filantropia e la comunità ecumenica devono essere tutti sulla stessa barca, remando insieme nella stessa direzione per ottenere un impatto considerevole” dice il sindaco.
Chi sono i senzatetto
Il 39% di chi accede a Housing First non riesce a percepire almeno 400 dollari al mese, non ha un conto bancario o non ha la possibilità di chiedere aiuto a familiari. Di solito chi si trova in queste situazioni è chi ha perso il lavoro o ha vissuto vicissitudini personali complesse. In questi casi gli alloggi vengono utilizzati per un periodo che va dai sei ai ventiquattro mesi perché poi la persona riesce a risollevarsi e riprendere in mano la propria vita. L’accordo prevede che l’inquilino paghi il 30% del costo di locazione nel momento in cui riesce a percepire un reddito. Poi esiste un 25% della popolazione di senzatetto che assorbe gran parte delle risorse e sono quelle persone con malattie mentali o problemi fisici invalidanti. “Abbiamo comunque visto che anche in questi casi, è più efficiente gestire le persone in abitazioni piuttosto che pagare assistenti sociali a ricorrere i senzatetto nelle strade, distribuire medicine e buoni pasto perché così non si aiutano le persone a uscire dalla precarietà” afferma Marc. Assegnare una casa a un senzatetto vuol dire che tutta la società crede nell’individuo. La risposta della città, al contrario di quanto si possa pensare, è stata positiva. Nel corso degli anni è stato ridotto del 63% questo problema il che ha significato riqualificare le zone della città. Nessuna tenda o baracca per strada, ha aumentato il valore delle case per i proprietari. É aumentata la percezione di sicurezza in città e soprattutto si sono abbassati i costi sanitari. La città di Houston ha dimostrato come amministrazioni diverse, nel corso degli anni, possono lavorare su comuni obiettivi senza demolire quello che è stato fatto dal sindaco precedente. Oggi la città texana riscuote i benefici di una politica di visione e lungo respiro.