Here After, l’Alexa che permette di parlare con i defunti
Possono le tecnologie aiutarci a sconfiggere la morte? È quello che si prefigge di fare Here After, la startup americana che consente di stabilire un dialogo con i defunti utilizzando l’intelligenza artificiale.
C’è un episodio di Black Mirror dove una persona, sconvolta dalla perdita del proprio caro, crea un suo avatar per farlo rivivere. Non contento crea poi un chatbot e, infine, un vero e proprio robot. Per il protagonista è l’unico modo di affrontare il dolore della perdita. Ebbene, questo futuro distopico non è così lontano da quando, alla fine del 2019, l’imprenditore californiano James Vlahos ha creato Here After, un’app che permette di interagire con i defunti.
“Tutto iniziò quando mio padre si ammalò di un tumore ai polmoni” ricorda James. “Non aveva molto tempo da vivere e mi resi conto che c’erano tante cose di lui che non sapevo e così iniziai a registrare le nostre conversazioni”. All’epoca il signor Vlhaos si occupava di intelligenza artificiale, stava anche lavorando a un libro su questo argomento. “Pensai che sarebbe stato fantastico se un’intelligenza artificiale avesse potuto elaborare tutte le informazioni di mio padre e trasformarlo in un avatar con cui avrei potuto parlare in ogni momento, anche quando non sarebbe più stato con me”.
Come funziona Here After
Quello che era fantascienza è diventato oggi realtà. Here After funziona come una normale app. Una volta iscritti, un intervistatore virtuale aiuta a registrare i contenuti che vengono poi archiviati e categorizzati dall’intelligenza artificiale. Una volta esistevano i diari segreti, quelli che si ritrovavano nei vecchi scatoloni dei nonni e attraverso quelle pagine si scoprivano dettagli di vita che ignoravamo. Le tecnologie di oggi sostituiscono i vecchi diari con un avatar del defunto che può essere interrogato. “È un po’ come avere Alexa in casa solo che, invece di una voce metallica standard, ascolti la voce del proprio caro che ti racconta aneddoti, storie, curiosità del proprio vissuto”.
Here After è una delle pochissime startup tecnologiche del dolore. “Nessuno vuole parlare della morte, ma credo sia utile affrontare l’argomento quando si è ancora in vita e credo sia bello poter consegnare le proprie memorie a qualcuno”.
Quali applicazioni per Here After
Pensiamo a tutte quelle persone che hanno difficoltà di comunicazione con i propri familiari, fratelli e sorelle che non si parlano per tutta la vita e che si ritrovano vicini solo alla morte, oppure persone che scompaiono prematuramente, in tutti questi casi Here After diventa una sorta di testamento multimediale. È così possibile chiedere a Here After, “come hai conosciuto la mamma?”, “che musica ascoltavi quando eri piccolo?”, “come ti sentivi il tuo primo giorno di scuola?”, “cosa ti piaceva fare quando eri triste?”. L’avatar, con la voce del defunto, risponderà a tutte queste domande in una sorta di continuum temporale come se la vita non si fosse mai fermata. Parlare di morte oggi è un tabù, anche Facebook consente di nominare un “tutore” in caso di morte che possa prendere in consegna le nostre memorie digitali. Here After va oltre. Non è come registrare un video da consegnare ai posteri dopo la propria morte, il progetto della startup californiana, cerca di rendere l’esperienza con il defunto più vicina possibile alla realtà. “Questa è stata la sfida più grande, creare un’esperienza intima ed emozionale con l’avatar non è la stessa cosa che avere una conversazione con Chat GPT”.
L’applicazione è gratuita, si paga un abbonamento solo nel momento in cui viene interrogato Here After. “Al momento abbiamo un migliaio di utenti, soprattutto negli Stati Uniti. Non è un servizio facile da proporre perché le persone preferiscono non parlare di morte” racconta James Vlahos. “Una volta mi scrisse una donna dicendo che grazie ad Here After aveva scoperto dei dettagli della propria madre che ignorava”.
Cosa dice l’esperto
Se da una parte servizi come quello offerto da Here After potrebbero aiutare a tramandare i ricordi del defunto, dall’altra c’è da considerare le ripercussioni psicologiche. “Capisco che strumenti come Here After permettano di aggirare le regole della vita come la morte, ma è come sabotare la regia di questo gioco chiamato vita e raggirare la perdita. Viviamo in una società dove siamo sempre meno disposti a fare i conti con le perdite. Quale sarà il prossimo passo? Provare a sfidare la morte?” afferma Chiara Satanassi, psicologa e psicoterapeuta. “Credo anche che Here After faccia luce su un tema importante, le perdite sono imprevedibili e dietro l’angolo e per questo dovremmo vivere i rapporti con i nostri cari nel modo più intenso o profondo possibile”.