Grandi eventi green: dove (e come) vivere un’esperienza a impatto zero
Dal Festival LaSemo in Belgio a Wanderlust Monte Bianco, promosso da Flowe, i grandi eventi musicali green che ci insegnano a divertirci in modo sostenibile.
Il divertimento può essere compatibile con l’ecosostenibilità? Le grandi manifestazioni culturali, musicali o sportive, i concerti che valorizzano, soprattutto in estate, molte località dell’Italia, generano un importante effetto positivo sia sul turismo che sulle economie locali, ma allo stesso tempo, provocano effetti molto significativi sull’ambiente che li ospita. Sta aumentando la sensibilità attorno al tema della sostenibilità dei grandi eventi e infatti molti paesi europei stanno affrontando seriamente la questione.
Nel corso degli anni sono nati molti progetti e organizzazioni no-profit che suggeriscono soluzioni ecologiche. Zero Waste Lab è un esempio. Si tratta di un’associazione no-profit, nata in Portogallo nel 2017, al fine di mobilitare la società verso stili di vita più sostenibili, coinvolgendo attivamente le persone nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi modi di intervenire sui rifiuti. Diversi sono i festival che si sono appoggiati a organizzazioni come queste per limitare l’impatto ambientale. Vediamone qualcuno.
Il Festival “LaSemo”
È una grande manifestazione che si tiene ogni anno nel parco di Enghien, in Belgio: tre giorni di musica, giochi, laboratori e conferenze sulla sostenibilità che attira quasi 30.000 partecipanti. Un grande evento, dunque, che però non si limita a parlare di sostenibilità, ma contribuisce concretamente alla causa ambientalista cercando di rendere sostenibile dal punto di vista ambientale ogni aspetto dell’organizzazione e dello svolgimento dell’evento.
Il Festival “LaSemo” vuole dimostrare che, da un lato, è possibile divertirsi in modo diverso rispetto al solito e dall’altro vuole associare lo sviluppo sostenibile a una grande festa, riunendo le persone in modo positivo intorno ai temi e ai valori legati alla sostenibilità. La mission e gli obiettivi del Festival sono chiari: proporre alternative e dimostrare che le cose possono essere fatte in modo diverso e semplice.
L’Øyafestivalen
La prima edizione dell’Øyafestivalen si è tenuta nel 1999 sull’isola norvegese di Kalvøya e, dopo due anni, l’esponenziale crescita della manifestazione ha obbligato l’organizzazione a spostare l’evento al Tøyenparken, uno dei polmoni verdi di Oslo. In linea con le politiche, statali e locali, in fatto di ecosostenibilità e protezione, il Festival di Øya ha un impatto ambientale ridotto al minimo e ogni anno si lavora per migliorarlo. Gli organizzatori del Festival misurano e rendono pubblico l’impatto che questo ha sull’ambiente, mentre le autorità governative e cittadine verificano gli standard ambientali che l’evento è obbligato a rispettare, i quali prevedono: un piano di approvvigionamento di cibo e bevande biologici, un tasso minimo di riciclaggio dei materiali impiegati, pari al 74%, e l’utilizzo di energie rinnovabili (ad esempio, nel 2019, uno dei palchi era interamente alimentato da energia fotovoltaica ed è stata abolita da parte dell’organizzazione la distribuzione delle cerate impermeabili usa e getta).
L’esempio italiano: Wanderlust Monte Bianco powered by Flowe
Flowe, società benefit e BCorp parte del gruppo Mediolanum, sin dalla sua nascita è impegnata a promuovere uno stile di vita sostenibile. Tra le numerose iniziative che sostiene, ha deciso di collaborare con Wanderlust Vision, il progetto collaterale di Tudor Laurini, in arte Klaus, focalizzato sulla musica come veicolo di evoluzione culturale e sociale in grado di raccontare luoghi e persone.
Flowe ha reso l’ultima edizione di Wanderlust, con tappa sul Monte Bianco, a impatto zero. ZeroCO2, startup innovativa ad alto valore sociale, ha condotto uno studio calcolando tutte le emissioni di gas serra generate dall’evento e le sue attività collaterali, tra cui consumo di cibo e bevande, gadget utilizzati, mobilità. Le 2,14 tonnellate di CO2 verranno neutralizzate attraverso il sostegno di progetti nature based, come la riforestazione in Guatemala. Verranno, infatti, piantati alberi da frutto e forestali in sistemi agroforestali gestiti dalle comunità locali, che daranno supporto alle famiglie e all’economia del territorio. Inoltre, è stato supportato il progetto “Save the Glacier” di Skyway, che pianterà un ciliegio ai piedi del Monte Bianco per ogni ospite presente all’evento. Saranno piantati 20 nuovi ciliegi, che riporteranno verde e ossigeno, limitando l’effetto del riscaldamento globale sui ghiacciai.
Inoltre, la Wanderlust Experience Monte Bianco ha coinvolto un ristretto numero di ospiti selezionati attraverso un concorso che ha premiato gli utenti più attivi dell’app Flowe. I 5 vincitori hanno potuto vivere 2 giorni a Courmayer incontrando 5 mentori che hanno guidato lo svolgimento dell’esperienza.
Tudor Laurini, in arte Klaus, ha lasciato tutti a bocca aperta con il suo Dj set eseguito in esterna sulla cima di Skyway, a ben 3466 metri di altezza. Invece, Michele Freppaz, nivologo e professore di Pedologia presso l’Università di Torino, ha accompagnato gli ospiti in un’escursione alla scoperta della neve e dei suoi fiocchi, facendo un approfondimento sul significato della montagna, sia da un punto di vista di ecosistema da salvaguardare che di spazio contemplativo e rigenerante.
Il bikepacker Omar Martinello, ha analizzato il tema del tempo con una dimostrazione interattiva che dimostrava quanto longeva sia la storia della Terra e quanto sia infinitamente piccola la nostra, mentre Corrado Musmeci di Fontegrafica, azienda leader nel settore delle arti grafiche, ha guidato un workshop creativo partendo dallo sketchbook di Wanderlust Vision, che ha sensibilizzato tutti i presenti su come anche il prodotto stampato, se prodotto per durare nel tempo, può’ essere sostenibile.
Infine, Guido Cencini, Forestry Strategist di ZeroCO2, ha ribadito che la sostenibilità non è una questione solo ambientale, ma anche economica, culturale e sociale e ha incoraggiato tutti a connettersi con la natura, creando un legame in grado di portare felicità attraverso cose semplici, come toccare la neve, o la terra.
L’esperienza sostenibile sul Monte Bianco è stata dunque occasione per fare un punto sui risvolti dell’attuale crisi climatica. Un progetto che Flowe ha deciso di sposare e sostenere per contribuire alla sensibilizzazione sulla tematica e diffondere l’importanza cruciale di ogni azione, anche la più piccola, per il pianeta. Le cose possono cambiare, basta volerlo con determinazione e impegno.
Come si comportano i grandi musicisti?
Molti artisti hanno manifestato la loro preoccupazione nei confronti del cambiamento climatico, e hanno portato l’attenzione su un tema che li tocca particolarmente: fare musica inquina. Ma gli artisti per generare ricavi sono, in un certo senso, costretti ad affidarsi ai tour di concerti. I Coldplay nel 2019 avevano deciso di “risolvere” il problema decidendo di non fare più tour. Ma per i cantanti e i musicisti “minori”, eliminare il tour significa anche porre fine alla propria carriera. Per questo alcuni hanno cercato delle alternative. Per esempio Adam Gardner, chitarrista dei Guster, insieme all’ambientalista Lauren Sullivan ha fondato Reverb, cioè una no-profit che si occupa di gestire e organizzare concerti minimizzando l’impatto ambientale. Ad esempio attuando una pianificazione più intelligente, come rivolgersi a sponsor per finanziare villaggi ecologici, tagliare le bottiglie di plastica, adottare mezzi di trasporti a biocarburanti, rifornirsi da fattorie locali, obbligare i chioschi ad avere un pedigree più green e, soprattutto, incitare i fan a fare carpooling e usare i mezzi di trasporto. Anche artisti come Billie Eilish e Shawn Mendes si sono rivolti a Reverb. Occorre quindi cambiare dove si può e abbattere emissioni dove si deve, lasciando intatta la struttura ospitante.