Google Translate: le novità del 2022 e i segreti del traduttore di Google
Chiunque di noi utilizzi Google per tradurre testi, avrà sicuramente notato negli ultimi 6 anni una grande evoluzione di Google Translate, passato in un lasso di tempo breve da improbabili traduzioni letterali a essere uno dei più sofisticati strumenti a cui oggi si rivolgono anche i traduttori professionisti (anche se non tutti lo ammettono). Il merito, va da sé, e dell’intelligenza artificiale che sta dietro al traduttore e che nel tempo non ha mai smesso di apprendere e migliorare.
Google Translate: le novità del 2022
L’ultima evoluzione in ordine di tempo, annunciata qualche giorno fa al Search On, introduce un nuovo modo di tradurre non solo i testi, ma anche il contesto. “Ora siamo in grado di fondere il testo tradotto con l’immagine di sfondo grazie a una tecnologia di apprendimento automatico chiamata Generative Adversarial Networks (GAN)”, si legge in un post del blog ufficiale di Big G. “Se si punta la fotocamera su una rivista in un’altra lingua, ad esempio, il testo tradotto si sovrappone in modo realistico alle immagini sottostanti”. A impressionare sono soprattutto i tempi in cui avviene questa traduzione in tempo reale del contenuto di un libro o una rivista, che in alcuni casi può essere perfetta: 100 millisecondi. “Con i notevoli progressi nell’apprendimento automatico, ora siamo in grado di fondere il testo tradotto in immagini complesse, in modo che appaia e si senta molto più naturale. Abbiamo persino ottimizzato i nostri modelli di machine learning in modo da poter fare tutto questo in soli 100 millisecondi, in meno di un battito di ciglia”.
Google Translate: come si è evoluto nel tempo
Se siete curiosi di capire come si sia evoluto Google Translate nel tempo e come potrà farlo in futuro, il consiglio è andarsi a leggere un interessante post uscito sul blog di Google qualche anno fa dove gli sviluppatori di Google Translate rivelano la loro strategia per conquistare i nostri universi linguistici: un sistema di traduzione automatica “neurale” chiamato GNMT (Google Neural Machine Translation), il cui scopo è “colmare il divario tra traduzione umana e traduzione automatica”.
Nei suoi primi anni, Google Translate era molto meno accurato di quanto lo sia oggi. Poi, nel 2016, è passato a GNMT, che, in estrema sintesi, gli permette di tradurre le frasi invece di interpretarle pezzo per pezzo. “Alcuni anni fa abbiamo iniziato a utilizzare le reti neurali ricorrenti (RNN) per apprendere direttamente la mappatura tra una sequenza di input (ad esempio una frase in una lingua) e una sequenza di output (quella stessa frase in un’altra lingua)”, scrivono gli sviluppatori di Google Translate. “Mentre la traduzione automatica basata sulla frase (PBMT) suddivide una frase di input in parole e frasi da tradurre in modo ampiamente indipendente, la traduzione automatica neurale (NMT) considera l’intera frase di input come un’unità per la traduzione. Il vantaggio di questo approccio è che richiede meno scelte di progettazione ingegneristica rispetto ai precedenti sistemi di traduzione Phrase-Based. Quando è uscito per la prima volta, NMT ha mostrato un’accuratezza equivalente con i sistemi di traduzione Phrase-Based esistenti su set di dati di benchmark pubblici di dimensioni modeste. Da allora, i ricercatori hanno proposto molte tecniche per migliorare la NMT, incluso il lavoro sulla gestione di parole rare imitando un modello di allineamento esterno, utilizzando l’attenzione per allineare le parole di input e le parole di output e suddividendo le parole in unità più piccole per far fronte a termini più rari”.
Google Translate: il futuro e le lingue minori
Mentre in una prima fase Google Translate si è perfezionato sulle lingue europee e quelle più parlate al mondo, anche grazie all’apporto di milioni di utenti che suggeriscono traduzioni umane migliori (basta cliccare sul pulsante “contribuisci” per fare la propria parte, ndr), i suoi algoritmi oggi lavorano per rendere accessibili anche lingue meno diffuse. Gli strumenti utilizzati a questo scopo hanno nomi misteriosi come Back Translation, Modellazione M4, Modellazione del rumore e Scansione del web. Si tratta di algoritmi sofisticati alla cui realizzazione hanno partecipato diversi studiosi, come si legge sui documenti messi online dagli stessi sviluppatori di Google Translate. Chi volesse approfondire online può trovare un po’ di paper con i nomi di tutti coloro che vi hanno contribuito. I più curiosi noteranno che tra loro, sebbene si firmi per ultimo, c’è anche il mitologico Ray Kurzweil, teorico della singolarità e futurologo che dopo aver azzeccato molte previsioni sul futuro, da 10 anni è entrato a far parte parte in pianta stabile del team di Google. Tra le misteriose attività che svolge per Big G ora sappiamo che c’è anche quella di aiutarlo a diventare il più efficiente traduttore simultaneo al mondo e abbattere le Torre di Babele, che limita le comunicazioni tra le persone dalla notte dei tempi.