Geoetica: una sfida da raccogliere per il futuro del nostro pianeta
La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di poche persone.
Mahatma Gandhi
Mi piace e mi dà speranza parlare di umanità in movimento, in divenire. La nostra presenza sulla terra è decisamente recente rispetto alla sua nascita, pertanto siamo ancora abitanti giovani e inesperti e dobbiamo imparare molte, anzi moltissime cose riguardo l’origine della vita e la nostra relazione con il pianeta. Ho scoperto qualche anno fa, non molto per la verità, un termine che mi ha colpito e in qualche maniera definito. Mi era sconosciuto, ha attirato la mia curiosità e mi ha spinto a una ricerca. Le parole hanno una memoria, si portano dentro una storia antica fatta di conoscenza pratica e di dizione, così quella nuova e composta parola mi ha messo in movimento per ricercarne il significato, l’origine e soprattutto il suo senso profondo.
Geoetica è prima di tutto l’unione tra la geologia ed etica.
Geologia significa discorso razionale sulla terra, studio della terra intesa come scienza. Però non mi bastava un’idea scientifica: ho continuato la ricerca e geo mi ha richiamato gaia che dal greco significa proprio terra, in una modo ancor più antico e profondo. Geo-gaia derivano dal sumero ga, che significa specificatamente dimora. Il senso incomincia a rivelarsi: la terra è la nostra dimora, lo è stata per i nostri antenati, lo sarà per i nostri figli.
Etica fu introdotto dal filosofo greco Aristotele per indicare l’indagine e la riflessione sui comportamenti dell’essere umano; appunto l’azione, l’agire. Dal greco ethos significa consuetudine, famigliarità, costume, pertanto si collega alle abitudini umane sia intime personali all’interno del proprio nucleo famigliare sia a comportamenti sociali. Etica contiene in sé stessa eiotha, approfondendo la ricerca scopro una relazione semantica tra etica-eiotha che significa avere una consuetudine, essere famigliare con qualche cosa.
Vi starete domandando dove voglio portarvi, lo spiego subito. Ogni giorno riceviamo conferma dei cambiamenti climatici: siccità, uragani, terremoti, vulcani in eruzione. La terra sta cambiando, anzi lo ha sempre fatto; è come ognuno di noi, in movimento, in divenire, certamente in una scala differente dalla nostra, così una semplice variazione della temperatura media del pianeta di uno o due gradi per esempio modifica radicalmente il livello dei mari, le piogge, le siccità, lo scioglimento dei ghiacci e come un domino arriva a modificare in maniera sostanziale il nostro stile di vita, fino a costringere milioni di individui a migrazioni, a spostamenti obbligati per poter sopravvivere.
Abbiamo certamente bisogno di modificare il nostro stare sul pianeta, è una necessità evolutiva che sembra abbiamo smarrito nell’ultimo secolo.
Migliaia di scienziati studiano da decenni i cambiamenti climatici, la quotidianità ce lo conferma; al di là della responsabilità diretta dell’uomo su tali cambiamenti non possiamo più mantenere le stesse consuetudini, abitudini, stile di vita. È il tempo di fare uno sforzo enorme, sia pratico che teorico, dalla scuola alla pratica quotidiana. Esiste per nostra fortuna molta letteratura e facile accesso anche grazie alla rete della conoscenza, non abbiamo scuse e non possiamo essere pigri, ne va della nostra vita. E’ il tempo di una nuova educazione ma soprattutto è il momento che torniamo a essere esseri umani nel migliore dei modi, siamo la specie apice su questo pianeta e questo comporta una responsabilità altrettanto elevata, innanzitutto guardando aldilà del nostro piccolo orto, che significa partire dal proprio orto come se fosse un orto globale, un modello etico a cui guardare.
Ognuno di noi si educa e nello stesso tempo educa per un nuovo esistere sul pianeta terra. Le nostre scelte quotidiane, dalle più semplici al supermercato, fino alle più articolate rispetto gli spostamenti al come utilizziamo l’energia allo sfruttamento delle acque, e al mantenimento della nostra casa, diventano fondamentali nell’ottica di creare una nuova abitudine, un’etica adeguata al tempo che stiamo vivendo, cosicché il termine possa assumere il suo senso più elevato nella relazione tra io e la mia dimora, tra io e gli altri individui che dimorano, tra io e tutte le altre creature presenti sul pianeta, per diventare finalmente NOI.
Dobbiamo ristabilire l’equilibrio, dobbiamo essere capaci di specchiarci nel mondo che cambia, modificando i nostri comportamenti, per poter ritrovare il nostro senso più elevato di abitare e di coesistere, lo possiamo fare partendo da noi stessi in funzione di una comunità per tramandare ai nostri figli un’etica di connessione con il nostro pianeta, noi siamo il pianeta, non esiste separazione.
Questa è l’unica vera sfida da raccogliere altrimenti non ci sarà domani per noi sulla terra. Mi ritorna in mente il concetto di evoluzione che è antichissimo infatti noi umani, ma non solo ogni specie vivente sul pianeta ha una storia personale lunghissima e quelli che non ci sono oggi e abbiamo letto sui libri sono coloro che non ce l’hanno fatta a modificare le loro abitudini. Nell’Ottocento Darwin e Wallace ci hanno consegnato la teoria intesa come il processo attraverso cui le diverse specie di viventi siano derivati da forme di vita preesistenti, in seguito a graduali modificazioni, o variazioni geniche, trasmesse ereditariamente nel corso del tempo in base a un meccanismo determinato dalla selezione naturale: sopravvivono e si assicurano una discendenza quegli individui che presentano variazioni favorevoli, tali cioè da renderli meglio adatti a fronteggiare le condizioni ambientali. Questo lo trovo meravigliosamente interessante e rivelante alla luce del nostro momento storico: essere in un tempo nel quale possiamo contribuire alla creazione di comportamenti favorevoli alla nostra sopravvivenza ed evoluzione mi pare così bello, ed elevato, e stimolante da farmi sentire un individuo Geoetico.
A un certo punto della nostra storia umana si verificherà un salto evolutivo, che prima di tutto sarà culturale ed etico. All’interno della nostra comunità appariranno nuove abitudini, nuove consuetudini che ci permetteranno di aderire nuovamente alla terra, permettendoci di riunirci attraverso il valore del rispetto alla Grande Madre Terra.
Noi siamo ospiti, non siamo proprietari, siamo tenutari chiamati a gestire la dimora che sarà dei posteri e, come accade nei rifugi di montagna, quel che prendi lo devi restituire per permettere a coloro che verranno dopo di te di poterne godere come ne hai goduto tu stesso.