Generation Mute: l’eclissi delle suonerie nell’era della messaggistica
Nel 2004, cioè 17 anni fa, la suoneria passata alla storia come “crazy frog” faceva incassare alla casa di produzione svedese Jamba qualcosa come 46 milioni di euro. Una sola suoneria. Si scaricavano attraverso numeri telefonici dedicati, da siti che le offrivano gratuitamente o a pagamento, si caricavano sul telefono e spesso se ne aveva più d’una. Non che la dinamica sia cambiata: oggi ci sono le applicazioni da cui scaricarle e si possono comunque ottenere tagliando un contenuto multimediale e usandolo appunto come notifica o suoneria. Peccato che la Generazione Z sia cresciuta col silenzioso innestato: lo smartphone si usa sempre meno per telefonare, è ormai una macchina di creatività puntellata dalle infinite funzionalità di messaggistica. In più, si usa senza soluzione di continuità (anche dove non si dovrebbe, come in aula a scuola) per cui la dimensione standard è diventata quella silenziosa. E le suonerie hanno cominciato a calare a picco. Perderci troppo tempo è roba da boomer.
Nel Regno Unito crollano le app per le suonerie
Alcune indagini recenti nel Regno Unito, per esempio, hanno rivelato come i download delle applicazioni che servono a scaricare e gestire le suonerie per i telefoni siano crollati del 25% negli ultimi anni. Non solo: Ofcom, l’autorità di regolamentazione britannica, ha battezzato i 16-24enni di oggi “Generation Mute”, la generazione in muto, nel senso che gli atteggiamenti e le abitudini d’uso dei telefoni sono così profondamente cambiati da non prevedere più la centralità della suoneria. Elementi che pure, basti pensare al mitico Nokia Tune, l’estratto dal Gran Vals del compositore spagnolo Francisco Tárrega, erano una volta tanto distintivi quanto oggi le cover o gli altri accessori che ruotano intorno allo smartphone. Anche se con Nokia, a onor del vero, si parla soprattutto degli anni Novanta. Basti pensare che nel 2008 il giro d’affari in Italia era di 800 milioni di euro.
Secondo una breve indagine svolta dal quotidiano britannico Telegraph, i giovani sono d’altronde costantemente incollati al telefono. E se non sono incollati, le notifiche arrivano loro ad esempio tramite gli smartwatch. Semplicemente, se una chiamata è in ingresso è più probabile accorgersene perché si sta facendo qualcosa (qualsiasi cosa) sul telefono che per la suoneria, di cui c’è dunque sempre meno bisogno. Tanto che, consolidando una tendenza ormai molto profonda, far suonare una suoneria in pubblico – specie in certi luoghi – non è solo considerato un gesto di maleducazione ma proprio di arretratezza in termini di abitudini d’uso.
Silenzioso è discreto e privato
C’è poi un altro aspetto, forse meno lampante ma altrettanto potente, che sta alimentando la Generation Mute: tenere il telefono in silenzioso per evitare controlli e intromissioni nelle conversazioni vocali e negli scambi di messaggi. Oppure non essere scoperti in classe o a casa e così via. Il silenzioso conviene di più. Non è un caso che secondo Sensor Tower nel Regno Unito le applicazioni di suonerie sono crollate del 20% fra 2016 e 2020. Per Jenny Ehren, direttrice associata della ricerca per l’azienda Childwise, molti adolescenti “portano i cellulari a scuola quando non sarebbero in realtà destinati ad averli e quel comportamento diventa più un’abitudine. Quando invecchiano, la privacy è ancora un fattore importante per loro. È più facile inviare messaggi a qualcuno in modo silenzioso che parlare con loro al telefono, soprattutto a casa”. Fitbit, Samsung Watch, Apple Watch e gli smartwatch di altri produttori, come Oppo – ma anche i dispositivi da pochi euro – fanno il resto elencando le notifiche.
In Italia il 75% pensa a messaggiare e videochiamare
Un’altra indagine, realizzata di recente da da mUp Research e Norstat per Facile.it, conferma che gli utenti più giovani con lo smartphone ci fanno soprattutto videochiamate, chattano e inviano messaggi in diverse modalità e canali. Queste sono le funzionalità più sfruttate (74,5%), mentre ha ormai quasi pari importanza l’uso dei social network; il 62% dei rispondenti ha dichiarato di usare per svago e in modo ricorrente app come Facebook, Twitter, Instagram, Tik Tok e così via. A proposito, sapete quando gli italiani hanno ricevuto il telefono per la prima volta in vita loro? Nel 37% dei casi proprio in età scolare. Tutto si tiene.