Il frigo parla con la sveglia che accende il bollitore. Non è fantascienza, è l’Internet of Things, ed esiste già!
Sono passati quasi 20 anni dall’esordio della rete Internet nelle nostre vite e in questi quattro lustri i cambiamenti innescati dalla terza rivoluzione industriale, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno subito una brusca accelerazione. La curva del progresso, per dirla con Raymond Kurzweil, è passata da lineare, come sino ad allora si era manifestata, ad esponenziale. Da una storia fatta di Giulio Cesare e Napoleone a cavallo, con vestiti e armamenti diversi ma quasi con gli stessi mezzi e con le stesse opportunità a distanza di quasi due millenni, siamo giunti a un secolo in cui si è passati dal telegrafo (figlio dei due secoli precedenti) al telefono cellulare e da questo a computer portatili che si travestono da telefoni, per arrivare nelle mani di tutti senza incutere troppo timore.
La rivoluzione rappresentata da internet sembra già poca cosa se confrontata con l’avvento del web mobile, che sta trasformando il mondo sotto i nostri occhi, connettendo le persone in tempo reale e su scala globale, 24 ore su 24, abbattendo le barriere dello spazio e del tempo. E rendendoci perennemente reperibili e (rin)tracciabili.
Siamo solamente all’inizio. I prossimi cinque/dieci anni rappresenteranno un vero punto di rottura rispetto al passato, catapultandoci in un futuro che fino a pochi anni fa sembrava lontanissimo. Un futuro in cui realtà come IoT, Internet of Things, daranno al nostro mondo e alla nostra civiltà un volto nuovo.
Siete pronti per Internet degli Oggetti? Se non ne avete ancora sentito parlare, si tratta dell’evoluzione della rete e della sua estensione al mondo degli oggetti, che da passivi e inanimati quali erano “prendono vita”, si rendono riconoscibili e dialogano: tra loro, con il loro proprietario, con la rete. Parliamo di oggetti di uso comune, elettrodomestici, orologi, televisori, ma anche di capi di abbigliamento, di alimenti e di farmaci e di qualunque cosa che, dotata di apposita tecnologia, possa comunicare informazioni utili. Ma anche acquisirne e interagire in funzione di esse. Qualche esempio? La sveglia che suona prima, al mattino, perché c’è traffico e si rischia di far tardi sul lavoro. Il frigorifero che comunica la mancanza di uno o più ingredienti della ricetta che si vuole preparare, o che c’è qualcosa di scaduto che non può essere mangiato. Le nostre medicine che ricordano a noi o a un nostro parente che è l’ora della somministrazione. La caldaia che ci avvisa del tagliando annuale o che serve manutenzione.
Non c’è limite alle possibili applicazioni di IoT, che si manifesterà attraverso App dedicate e che ci permetterà di vivere meglio, di sprecare meno, di essere cittadini migliori di quelle Smart cities che sono sempre più realtà. Perché non soltanto gli oggetti di casa saranno connessi tra loro e in rete. Tutti gli oggetti delle nostre città lo saranno, proiettandoci verso un mondo di informazioni sempre più abbondanti, sempre più in tempo reale e sempre più fruibili. Sembra lontanissimo il tempo della domotica di prima generazione, in cui programmazione e centraline di controllo ci davano l’illusione di automatismi che, ben lungi dall’essere frutto di vera intelligenza artificiale, si limitavano a eseguire protocolli o a mettere in atto scenari predeterminati, a comando o previa temporizzazione.
Quel passato lascerà il posto a un futuro molto più complesso, ma incredibilmente semplice da gestire, lato utente. Un futuro che è già pronto, perché ci hanno messo mano i più importanti produttori del mondo, perché permetterà enormi risparmi e miglioramenti e perché per metterlo in atto servono pochissime cose: connessione internet, sensori, processori. Niente che non esista già oggi.
Si tratterà di un cambiamento epocale, perché IoT renderà le nostre vite più semplici e, soprattutto, ci restituirà lo status di cittadini, negli ultimi decenni usurpato da quello di consumatori. Cittadini attivi, smart, attenti all’ambiente e agli sprechi, anziché consumatori stupidi e voraci, che hanno contribuito a una crisi globale che sembra sempre più irreversibile.
Vivremo meglio nelle nostre case, sia quando ci siamo che quando siamo lontani e vivremo meglio nelle nostre città, integrando la nostra individualità e le nostre necessità personali con quelle di milioni di altri individui, sinora incapaci di interagire tra loro in modo costruttivo e sinergico, come addirittura la maggior parte degli animali sa fare da sempre. Oggi le nostre città esplodono di gente che sa solamente consumare, inquinare, generare traffico, rumore, criticità e violenza. La percezione del bene comune è ai minimi storici e la solidarietà si manifesta soltanto durante catastrofi ed emergenze e nella maggior parte dei casi in modo debole, confuso, contraddittorio e inefficiente.
IoT ribalterà la situazione, migliorando le vite di tutti grazie alla sua integrazione con altre tecnologie che ne garantiranno l’efficacia. Molti i campi di applicazione: domotica, robotica, avionica, industria automobilistica, biomedicale, monitoraggio in ambito industriale, telemetria, reti wireless di sensori, sorveglianza, rilevazione eventi avversi, Smart grid e Smart city, telematica. Grazie a IoT faremo qualcosa in meno, avremo più tempo libero e non rappresenteremo più un ostacolo alla sostenibilità e al (vero) progresso, ma ne saremo gli artefici insieme alle nostre macchine, sempre più efficaci, sempre più pulite e sempre più capaci ed efficienti.
Henry Ford sosteneva che c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti, ma la storia ci ha insegnato che quel “tutti” deve essere tradotto in “tutte le generazioni, presenti e future”, su tutto il pianeta e senza distruggere l’ambiente e la natura. Un obiettivo che sembra irrealizzabile oggi, a un passo dalla catastrofe ambientale e nel pieno di una crisi senza precedenti, ma che IoT e poche altre tecnologie di grande impatto sono già pronte a perseguire, dandoci qualche paletto in più ma regalandoci una qualità della vita che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare.