Fragile consapevolezza o consapevolezza di fragilità? Il Global Risk Report racconta le nostre paure
Surriscaldamento globale, inquinamento, specie animali in via d’estinzione, diseguaglianze sociali e pandemia. Cosa preoccupa il mondo? Secondo il Global Risk Report 2022 presentato in occasione del World Economic Forum di Davos, la vera grande sfida globale risiede nella collaborazione proattiva tra i leader mondiali chiamati ad affrontare le questioni legate alla crisi climatica, all’aumento delle divisioni sociali, all’impennata dei rischi informatici e a una ripresa globale irregolare.
Il Global Risk Report e le grandi paure…
Entriamo nel terzo anno pandemico: il Covid-19 ha portato con sé gravi conseguenze sul piano sanitario ed economico finanziario, eppure nella classifica stilata dal Global Risk Report il virus occupa appena la sesta posizione delle preoccupazioni internazionali. Il sondaggio è stato condotto fra il 2021 e il 2022 e somministrato a un pubblico di accademici, economisti e leader politici: la fascia d’età principale include adulti dai 40 ai 59 anni e circa il 44% proveniente dall’Unione Europea. In aggiunta, il 61% degli intervistati si dichiara “preoccupato” delle condizioni globali attuali, il 23% “spaventato”; decisamente minoritaria la fazione dei “positivi” (12%) e degli “ottimisti” (meno del 4%). Il report evidenzia come, dall’inizio della pandemia, siano aumentati i rischi sociali e ambientali, che accompagnano un ulteriore inasprimento della situazione debitoria globale, il fallimento dei sistemi di cybersicurezza e la perdita di fiducia nella scienza. Sono, dunque, queste le vere preoccupazioni messe sul tavolo del “gotha” dei leader mondiali. In particolare: 5 dei 10 maggiori rischi per il Pianeta riguardano l’ambiente e il clima, la più grande minaccia a lungo termine per l’umanità. Al primo posto la mancata azione climatica, seguita da catastrofi naturali e dalla perdita di biodiversità; il quarto posto è occupato dall’erosione della coesione sociale e le crisi umanitarie legate al sostentamento. Siamo più spaventati dalla natura che dal virus? Ebbene sì, d’altronde “la natura non è crudele, è solo spietatamente indifferente. Questa è una delle più dure lezioni che un essere umano debba imparare” (Richard Dawkins). E questa crudele e silenziosa indifferenza è solo la conseguenza più evidente di un procrastinare continuo su azioni concrete per salvare il nostro Pianeta che è fonte di vita.
E il World Economic Forum risponde…
Apre il World Economic Forum Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo con queste parole: “Tutti sperano che nel 2022 la pandemia di Covid-19, e le crisi che l’hanno accompagnata, inizino finalmente a recedere. Ma ci aspettano grandi sfide globali, dal clima al cambiamento per ricostruire la fiducia e la coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in modo sistematico.” L’Organizzazione Internazionale per la Cooperazione Pubblico-Privato, che ogni anno coinvolge i principali leader politici, imprenditoriali e della società per definire le agende globali, regionali e industriali con l’obiettivo di migliorare lo stato del mondo, assume quest’anno la forma di un appello: un appello alla cooperazione, alla collaborazione, al senso di comunità e di responsabilità sociale. Il timore è quello di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Agenda 2030: così i leader aprono i lavori con una nuova road map che integri soluzioni e azioni concrete. I governi sono chiamati ad attivare politiche climatiche più ambiziose, le imprese sono invitate a investire sulle aree legate alla sostenibilità e alla transizione ecologica, consci che si tratta di un impegno globale dove anche il minimo sforzo può fare la differenza.
Cosa fare? Agire
Da una parte il “bla bla bla” di Greta Thunberg, dall’altra importanti iniziative nazionali e internazionali hanno dato una piccola spinta e svegliato i leader mondiali e i singoli cittadini sui rischi reali rappresentati dal cambiamento climatico e dalla perdita delle biodiversità. Continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi è sempre più di fondamentale importanza: parlare di crisi climatica non per spaventare, ma per spronare all’azione. Sono tante le opere di sensibilizzazione perché questa crisi non è più un’opinione: incendi, fusione dei ghiacciai, inondazioni, desertificazioni sono solo alcuni degli effetti. L’iniziativa di Flowe in partnership con il team Wooding è senz’altro d’ispirazione, un grido che inciti ogni singolo cittadino ad aprire gli occhi: it’s time to wake up. Sono numerosi gli speaker che hanno avvalorato la campagna: 5 talk in cui imprenditori, esperti, cariche istituzionali, ricercatori, sportivi e content creator non solo fanno luce sulle conseguenze della crisi climatica, ma condividendo le loro esperienze e proponendo soluzioni, possono realmente dare un input importante a una presa di coscienza sempre più forte. A smettere di avere una fragile consapevolezza dei rischi incombenti sul nostro Pianeta, ma ad essere consapevoli della fragilità di questa situazione e agire.