Flowe, un mondo migliore è possibile (grazie alla finanza)!
Non è un mistero che la finanza mondiale sia in grado di influenzare l’organizzazione delle nostre economie e quindi della società. Se indirizzata tenendo conto dell’interesse collettivo, questa ricchezza può contribuire a ridurre le disuguaglianze e creare le condizioni per un modello economico più inclusivo, equo e sostenibile. Al contrario, quando è la sola ricerca del profitto a definire la gestione di queste risorse, gli impatti possono essere drammatici e la crisi climatica ne è l’esempio più estremo.
Da un rapporto pubblicato da Greenpeace in concomitanza con il Forum di Davos del 2020 sappiamo ad esempio che, dalla firma dell’Accordo di Parigi nel dicembre 2015 ad oggi, le più grandi banche mondiali – presenti a Davos per parlare di sostenibilità – hanno in realtà finanziato i combustibili con oltre 1.200 miliardi di euro. Mentre nel 2019, attraverso i loro finanziamenti all’industria fossile, le principali banche ed investitori italiani hanno causato l’emissione di 90 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni annuali di tutta l’Austria. Messa a confronto con altri settori, la finanza italiana rappresenta il terzo fattore di emissioni nel Paese, avendo generato un volume di gas serra simile a quello del settore energetico e superiore a quello dell’intero comparto industriale. La scienza ci dice che dobbiamo ridurre le emissioni del 7,6 per cento ogni anno, da qui al 2030, per restare al di sotto di 1,5° centigradi di aumento della temperatura media globale. Ma per farlo occorre che anche la finanza diventi motore di un cambio di paradigma.
Non è un caso che il più grande fondo d’investimento al mondo, BlackRock, all’inizio del 2020 abbia completamente rivoluzionato il suo approccio e abbia dichiarato che i cambiamenti climatici trasformeranno per sempre la finanza mondiale. “Ogni governo, azienda e azionista deve fronteggiare il cambiamento climatico. BlackRock ha annunciato una serie di iniziative che collocano la sostenibilità al centro del nostro approccio d’investimento, fra cui: rendere la sostenibilità parte integrante della costruzione dei portafogli e del risk management; uscire da investimenti con elevati rischi legati alla sostenibilità, come nel caso di produttori di carbone termico; lanciare sul mercato nuovi prodotti finanziari che tengono in considerazione esplicitamente l’utilizzo di combustibili fossili e rafforzare il nostro impegno in favore di sostenibilità e trasparenza nelle nostre attività di gestione degli investimenti”. È quanto ha scritto Larry Fink, CEO di BlackRock, nella lettera annuale del 2020 agli azionisti, ribadendo che la finanza sta per trasformarsi e a rivoluzionarla sarà il cambiamento climatico. Posizione ribadita nella lettera di pochi giorni fa in cui sempre Fink afferma che “la pandemia che stiamo vivendo sottolinea la fragilità del mondo globalizzato e il valore dei portafogli sostenibili”, ricordando come i portafogli ESG (acronimo inglese composto dalle parole Environmental, Social e Governance, ovvero i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità e dell’impatto sociale di un investimento) stiano realizzando migliori risultati di quelli tradizionali.
Ma quello di BlackRock non è il solo caso di attivismo a favore delle restrizioni al finanziamento dei combustibili fossili. Nel novembre 2019, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha sorpreso i mercati, annunciando che dalla fine del 2021 avrebbe azzerato i propri finanziamenti ai combustibili fossili, inclusi petrolio e gas. Parliamo del più grande prestatore di denaro al mondo. A metà 2020, anche la Royal Bank of Scotland ha preso un simile impegno. Passi in avanti importanti, ma la strada da fare è ancora lunga e va percorsa in fretta.
In Italia uno dei casi di maggior successo e interesse dell’impegno bancario nella dimensione ambientale, sociale e di gestione d’impresa è rappresentato da Flowe, il nuovo istituto di moneta elettronica del Gruppo Banca Mediolanum. Già dalla sua forma giuridica si avverte il profondo senso di cambiamento, Flowe è infatti una Società Benefit con «finalità di beneficio comune operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse».
Ulteriore aspetto di discontinuità verso il passato, Flowe è anche una pending B Corp, avendo l’obiettivo di massimizzare il suo impatto verso tutti gli stakeholder, la collettività e il pianeta. A testimoniare l’impegno ambientale – oltre a quello sociale ed economico – Flowe è anche certificata carbon neutral. Il nome Flowe indica già lo scopo valoriale della neonata società: il termine flow (“flusso”) è stato introdotto in psicologia dal polacco Mihály Csíkszentmihályi per descrivere quello stato mentale di concentrazione raggiunto da una persona intenta in un compito che la gratifica. A questo hanno voluto aggiungere il “we” (“noi”) per indicare che insieme si può fare di più e meglio. Flowe nasce nel segno della Innovability, un concetto che nasce della fusione tra innovazione e sostenibilità, poiché non si può più parlare di innovazione se questa non porta benefici anche al pianeta.
Flowe è innanzitutto un conto che aiuta le persone a sviluppare il proprio potenziale prendendosi cura dell’ambiente. L’obiettivo è educare le persone a gestire in modo consapevole il proprio denaro e a generare un impatto di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Alla base di questo approccio c’è il cosiddetto “purpose”, ossia lo scopo che si è prefissa Flowe: non essere un semplice servizio o un’esperienza, ma un insieme di valori che coinvolga gli utenti in una comunità. E i risultati gli stando dando ragione. In pochissimi mesi, infatti, sono arrivati sulla piattaforma digitale ben 707.269 clienti (chiamati “Flome”) con un’età media di 28 anni e, grazie all’ecosistema di partner che Flowe ha saputo coinvolgere nel progetto, i risultati mostrano già il grande impatto generato:
Questi primi importanti risultati indicano che il cambio di paradigma verso una finanza focalizzata sull’impegno ambientale, sociale e di gestione etica non solo è possibile, ma è già cominciato e si sta trasformando in quella che in Flowe definiscono “Betterbeing Economy”, ovvero un nuovo modello economico che punta a far sì che l’economia e gli investimenti non siano in contrapposizione con l’idea di una vita sostenibile, in armonia con gli altri e di responsabilità civile.