Emergenza idrica e lavastoviglie quasi vuote: quanto pesano le nostre distrazioni?
Quanta acqua c’è sulla Terra? Di quanta ne abbiamo bisogno per vivere? Ma soprattutto quanta acqua siamo in grado di sprecare? Se guardassimo il nostro pianeta da un punto indefinito dell’universo, ci accorgeremmo che di terra ce n’è davvero poca, non per niente è definito il Pianeta Azzurro. Circa il 71% della superficie della Terra è composto da acqua, di cui il 97,5% è salata e occupa un volume pari a un miliardo e mezzo di chilometri cubi. Un dato incredibile questo che fa sorgere immediatamente una domanda: e le acque dolci?
La scarsità delle acque dolci – fiumi, laghi, stagni, paludi – sul nostro pianeta è un dato spaventoso e molto spesso è causata dalle stesse attività umane: nel settore agricolo, ad esempio, si utilizza quasi il 70% delle acque dolci, per passare poi a poco più del 20% per tutte le attività industriali e il restante per usi alimentari e domestici. I dati sullo spreco di acqua sono raccapriccianti: gli ecosistemi di acqua dolce, infatti, pur ricoprendo una piccola parte della superficie terrestre, ospitano il 7% (126.000 specie) delle 1,8 milioni di specie a oggi descritte. Solo in Europa, negli ultimi 50-100 anni circa il 60% di queste zone è andato perso a causa dell’uomo. Da non dimenticare che gli ecosistemi d’acqua dolce non solo sono l’habitat di numerose specie animali, ma consentono la fornitura di acqua potabile per soddisfare i nostri bisogni fondamentali. Insomma, il consumo, soprattutto, lo spreco di acqua dolce è aumentato in maniera esponenziale e circa un terzo della popolazione mondiale già vive in Paesi considerati ad emergenza idrica. Emergenza idrica.
Uno scenario, questo, amplificato anche dalla crisi pandemica che ormai sta atterrendo il globo: il lockdown e tutte le conseguenze della crisi hanno portato ad assistere a un incremento importante dei consumi, superiori anche del 30-40% rispetto alla media. Questi consumi sono chiaramente legati a un maggior utilizzo dell’acqua per fini igienici e a un cambiamento delle abitudini quotidiane che vede le persone trascorrere più tempo a casa.
Infine, gli effetti del cambiamento climatico continuano a intensificarsi a causa della riduzione delle precipitazioni e dell’innalzamento delle temperature, accelerando lo scioglimento dei ghiacciai, alterando le riserve idriche e causando anche maggiore siccità. Non solo, l’aumento dell’inquinamento colpisce fortemente le acque dolci e salate andando a distruggere anche gli ecosistemi acquatici costieri. Secondo un’analisi del World Resources Institute, l’Italia nel 2040 sarà in una situazione veramente critica di stress idrico, ma già oggi più di un miliardo di persone vive in regioni con scarsità d’acqua e fino a 3,5 miliardi potrebbero soffrirne entro il 2025, in pratica la metà della popolazione mondiale.
A fronte di questi dati, non stupisce la scelta delle Nazioni Unite di istituire nel 1992 il World Water Day: la Giornata Internazionale dell’acqua serve a ricordarci ogni giorno che le risorse non sono illimitate e se anche una piccola azione può cambiare il corso delle cose, come chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti, perché non farla?
Aziende e singoli cittadini, dunque, possono fare la differenza: un’interessante ricerca di Ipsos mostra infatti che, in realtà, seppur 1 italiano su 4 dichiara di aver prestato attenzione ai consumi d’acqua nel corso dell’ultimo anno, il 68% degli intervistati è convinto che il ruolo principale per cambiare le cose lo debbano avere i singoli cittadini. Sono quindi i singoli individui che devono provare, per primi, a fare la loro parte. Come? Adottando o modificando leggermente abitudini e comportamenti che possano contribuire alla salvaguardia delle acque del nostro Pianeta: per esempio chiudere il rubinetto quando non serve, fare docce più brevi ed essere sicuri di usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico. A volte anche il gesto più semplice, se fatto con attenzione, può avere enormi benefici sul proprio benessere e su quello collettivo.