Donne e Finanza, un legame all’insegna dell’ambiente
Donne, di età compresa tra i 25 ed i 55 anni, geneticamente ed emotivamente preparate a fare scelte orientate alla preservazione del valore. Sono nella maggior parte giovani professioniste, donne in carriera e madri di famiglia. La loro capacità di investimento è molto più alta di quella degli uomini, sia per questioni di elevata indipendenza finanziaria sia perché influenti sul direzionamento del risparmio familiare. È questo il profilo che si sta sempre più affermando in quella che è stata definita la “climate finance”, ovvero tutto il settore degli investimenti finanziari dedicati alla sostenibilità ambientale. La finanza è un settore imprescindibile per portare ad un vero sviluppo dell’economia sostenibile. In particolar modo, la climate finance si concentra sulla lotta al cambiamento climatico e comprende una gamma di possibili prodotti dalle azioni ai bond, agli investimenti pubblici e privati, in differenti settori: dagli impianti di rinnovabili alla conversione edilizia, dal risparmio di risorse alla protezione della biodiversità fino alla gestione dei rifiuti.
La necessità di accelerare lo sviluppo della finanza green per raggiungere l’obiettivo di una crescita sostenibile è stata certificata anche dall’Ocse con l’istituzione del Centre on Green Finance and Investment, un punto d’incontro tra settore pubblico e privato creato con lo scopo di “sostenere la transizione verso un’economia verde, a basse emissioni e resiliente ai cambiamenti climatici attraverso lo sviluppo di politiche, istituzioni e strumenti efficaci” anche da un punto di vista finanziario. Nasce da qui il Global Green Finance Index, una graduatoria che indica quali sono le città europee più aperte alla finanza verde e che non vede alcun nome italiano. Per diffusione del settore, infatti, primeggiano Londra, Lussemburgo, Copenaghen, Amsterdam e Parigi, mentre per qualità dell’offerta ancora Londra, Amsterdam, Bruxelles, Amburgo e Parigi. Ma una speranza arriva dalle donne. L’investitore sostenibile radicale, quello che davvero ci crede e ci mette impegno e denaro, è rappresentato principalmente da donne. Una vera sorpresa in un mondo ad alta predominanza maschile e un ritratto di investitrici e consumatrici altamente responsabili che, nonostante vivano prevalentemente in città, hanno una fortissima attenzione per i temi ambientali, scelgono accuratamente i prodotti finanziari in base all’impatto che hanno sull’ecosistema
Un dato che non stupisce e che si lega anche al ruolo che le donne stanno avendo nel guidare le aziende verso strategie di governance che mettano al primo posto l’impatto ambientale. Compagnie elettriche, produttori di petrolio e imprese in generale che abbiano il 30% o più di ruoli apicali ricoperti da donne tendono a stabilire strategie chiare di governance ambientale e mostrano più trasparenza nel rilascio dei relativi dati, compresi quelli sulle emissioni di gas serra. È quanto emerge dallo lo studio pubblicato a fine 2020 da Bloomberg New Energy Finance e Sasakawa Peace Foundation. Secondo l’indagine, la maggiore diversità di genere nei board e nei consigli di amministrazione garantisce prestazioni migliori nello sviluppo di politiche e metodi per affrontare i rischi del cambiamento climatico. Il rapporto, infatti, ha analizzato il comportamento di 11.700 multinazionali e ha rilevato che la crescita delle emissioni nelle aziende con un terzo di direttori al femminile è stata dello 0,6% rispetto al 3,5% di quelle con consigli di amministrazione solo maschili. Se la finanza e le imprese riusciranno veramente ad imprimere un impatto importante verso la sostenibilità ambientale sarà quindi principalmente dovuto al ruolo delle donne e al loro impegno per garantire un mondo migliore alle future generazioni.