Costruire la città green: il caso San Francisco
La sostenibilità urbana
Le parole ecosostenibilità e smart cities, come cito anche nel mio libro Il viaggio nell’innovazione, sono entrate a pieno titolo nel vocabolario dei governi, delle istituzioni e dei cittadini e il fine ultimo è quello di richiamare uno stile di vita urbano intelligente, vale a dire fare attenzione all’uso delle risorse disponibili nella vita quotidiana e nelle proprio abitudini. Le città sostenibili sono città resilienti, che si adeguano cioè al cambiamento cercando soluzioni economiche e sociali nuove per resistere alle sollecitazioni ambientali e storiche. Negli ultimi anni, innumerevoli sono state le soluzioni innovative volte alla sostenibilità e all’efficienza energetica che hanno portato, con l’impegno di tutte le forze economico, politiche e sociali, alla realizzazione di case, quartieri, villaggi, città sostenibili.
«Il concetto di sostenibilità urbana è retto, spesso, dall’idea che la tecnologia possa e debba essere utilizzata per proteggere la natura», si legge sulla rivista Oxygen in un’intervista a Robert Beauregard, professore di Pianificazione urbana alla Graduate School della Columbia University1.
L’impronta ecologica
Questo perché si parte dall’errato presupposto che la città e la natura siano mondi separati. Non è così. Come non sono disgiunti tecnologia e natura: sarebbe come dividere l’acqua di una cisterna dal sistema di distribuzione dell’acquedotto. Per sviluppare davvero una crescita sostenibile è necessario iniziare a pensare al mondo come a un composto ibrido fra esseri umani, natura e tecnologia2.
E Beauregard continua sottolineando che «per comprendere quando sia sostenibile una città è necessario misurarne l’ecological footprint, cioè l’impronta ecologica»3. L’inversione di tendenza secondo il professor Beauregard è quella di «iniziare a ragionare anche in termini ‘slow’, secondo una logica di vita capace di […] cambiare il nostro modo di vivere e consumare la città»4.
Il caso San Francisco
Sicuramente la città di San Francisco è una città dall’ecologica footprint, un vero è proprio incubatore di start up a cielo aperto votata al cento per cento alla sostenibilità. Nel 2021 la rivista Time Out ha stilato la classifica delle migliori città del mondo che hanno saputo rispondere alla pandemia mondiale che ci ha colpito e proprio San Francisco è risultata prima “grazie ai suoi numerosi spazi verdi e alle sue politiche progressiste”.
A partire dalla gestione dei rifiuti per arrivare alla conservazione delle acque, argomento attuale per noi in Italia in questo periodo, gli esempi di gestione green della città tra le più popolose d’America sono tanti.
L’obiettivo prefissato da San Francisco è il 100% dei rifiuti fuori dalle discariche che vengono riciclati o trasformati in compost, anche attraverso campagne di informazioni come “zero waste” che coinvolgono in maniera attiva e diretta i cittadini. I mezzi di trasporto sono quasi per la totalità elettrici e una novità importante è il Water-go-round, un catamarano a idrogeno a zero emissioni, lungo 21 metri, in grado di trasportare 84 passeggeri fino a 22 nodi di velocità e con un’autonomia di due giorni. quanto alla conservazione delle acque i cittadini di San Francisco sono stati educati e sensibilizzati su questo tempo e hanno a disposizione dispositivi di risparmio idrico gratuiti che sicuramente facilitano il rispetto del consumo di questo bene prezioso che è l’acqua.
Le nuove comunità
Non sappiamo se nuove forme di comunità sostituiranno l’attuale modello socio-economico. Indirettamente, questo sta già avvenendo in modo per lo più inconsapevole, ma sta avvenendo. Vuoi per le crisi attuali che innescano fenomeni solidali, vuoi per la tecnologia che oggi è sempre più molecolare e cambia il nostro modo di essere. Quello che è sicuro è che abbiamo bisogno di un grande cambiamento culturale che dal punto di vista professionale significa un processo educativo che non riguardi solo le competenze, ma “l’attitudine al nuovo modo di lavorare”. Dal punto di vista del modello sociale dobbiamo completamente ridisegnare la scala dei nostri valori in termini diversi da quelli attuali. Diceva Illich “la moneta svaluta tutto ciò che non può misurare.” Suggerisco di cambiare l’unità di misura.
- M.C. Voci, «Città del futuro? Città slow», Oxygen, 22, febbraio 2014, p. 41.
- Ibidem.
- Ibid., p. 42
- Ibid., p. 43.